Errori sito, uno studio svela i 9 più frequenti e come correggerli
Non è sempre “colpa di Google”: a volte il rendimento del nostro sito sul motore di ricerca è danneggiato da problemi tecnici o da errori SEO che non consentono di esprimere il suo vero potenziale e di raggiungere le posizioni desiderate. Uno studio ci svela quali sono i nove più comuni errori sui siti che emergono dalle analisi svolte sul campo e quali sono le strategie da attuare per correggerli.
Errori sito, ecco i 9 più comuni
Solo qualche settimana fa abbiamo raccontato del caso di TechTarget per dimostrare come e quanto i problemi di SEO tecnica influiscano su ranking e traffico organico, e in altre occasioni ci siamo soffermati sull’importanza strategica di fare dei controlli al sito con un SEO Audit e di comprendere quali sono le possibili aree critiche. La nuova ricerca di Zazzle Media, pubblicata su Search Engine Watch, ci permette di approfondire meglio tali difficoltà e di avere anche delle indicazioni per riprenderci.
- Link interni rotti
- Lunghezza dei meta title
- Reindirizzamenti dei link interni
- Sitemap obsolete
- Url orfani
- Velocità del sito
- Gerarchia/Struttura
- Gestione della linking interna
- Contenuti di bassa qualità
Analisi su migliaia di siti
Per questo lavoro, la content marketing agency britannica ha svolto migliaia di attività di audit per siti di vari settori e dimensioni, trovando alcuni problemi distintivi che si ripetono più e più volte: ad esempio, alcune piattaforme CMS hanno le loro cadute e causano ripetutamente gli stessi problemi tecnici, ma la maggior parte delle volte le criticità sono causate da siti gestiti da più persone, lacune nella conoscenza o semplicemente il fattore tempo.
1. Link interni rotti
Uno dei problemi più semplici, ma che può anche sfuggire se non si fa un check specifico, è quello dei broken internal link, collegamenti interrotti che possono interrompere il percorso dell’utente e impedire ai crawler di collegare contenuti. Questo errore può influire negativamente sull’autorità della pagina e interrompere il flusso di equity del collegamento.
Per scoprire se sul sito ci sono link interni che non funzionano è sufficiente fare una scansione usando uno strumento di analisi (come il nostro SEO Spider!), che restituisce tutti i casi di errore.
2. Lunghezza di titoli e meta description
Se Google ha dedicato un video guida all’ottimizzazione degli snippet di anteprima, significa che titoli e meta description sono davvero importanti! In genere, gli errori più frequenti per questi campi riguardano la gestione della lunghezza del contenuto (anche perché le analisi non possono spingersi a investigare l’effettiva qualità fornita), e nei casi peggiori possono determinare negativamente le sorti di un business.
Quando troppo brevi, i meta title possono essere spia di una mancanza di targeting, mentre al contrario quando sono troppo lunghi possono essere troncati in SERP e quindi risultare inefficaci: in entrambe le situazioni, il rischio è non conquistare il clic dell’utente e quindi avere un CTR basso.
3. Redirect link interni
Il reindirizzamento dei collegamenti interni può causare problemi all’architettura del sito, in quanto gli utenti e i motori di ricerca impiegano un po’ di tempo in più a trovare i contenuti.
Con la modifica del contenuto o l’esaurimento dei prodotti viene utilizzato in genere un redirect permanente (301) o temporaneo (302: qui la nostra guida ai codici di stato HTTP utili da conoscere): il 302 indica a un motore di ricerca di mantenere la vecchia pagina, poiché è una misura temporanea: il 301 segnala che la pagina è stata spostata in modo permanente e sarà sostituita nella nuova posizione.
I Redirection loops – cicli di reindirizzamento – si verificano quando il nostro browser dice al motore di ricerca di reindirizzare a una pagina, che a sua volta dice al nostro browser di reindirizzare a un’altra pagina e via così fino a raggiungere la destinazione finale. I loop di reindirizzamento dovrebbero essere evitati a tutti i costi, poiché aumentano il tempo di scansione e possono inviare segnali misti ai robot di ricerca.
Il problema non sta nel redirect, se completato correttamente, ma nei link che puntano al reindirizzamento dell’URL: ad esempio, l’URL “uno” reindirizza a un nuovo URL “due”, ma l’URL “tre” punta ancora all’URL “uno”. Anche in questo caso, una scansione ci permette di scoprire tutti i casi critici, su cui possiamo intervenire tramite CMS modificando la destinazione href in modo che punti al nuovo URL corretto.
4. Sitemap obsolete
Le sitemap XML non devono essere statiche e si consiglia di utilizzare una sitemap.xml dinamica, per essere sicuri che il CMS aggiorni automaticamente questa directory di file ogni qual volta aggiungiamo un contenuto o una risorsa media.
È comunque bene fare attenzione all’uso delle sitemap dinamiche, perché si rischia di aggiungere URL non desiderati.
5. Url orfani
Le pagine orfane, note anche come “pagine mobili“, sono URL indicizzati e pubblicati ma che non possono essere trovati seguendo i link interni dagli utenti né dai motori di ricerca (e quindi potenzialmente mai sottoposta a scansione). Uno scenario tipico di una pagina orfana potrebbe essere una vendita stagionale: una volta la pagina era necessaria, ma dopo il cambio di stagione è diventata obsoleta.
Fondamentalmente, dicono gli esperti, la presenza di poche pagine orfane non è dannosa, ma se aumentano possono gonfiare il sito, determinando una scarsa distribuzione della link equity, cannibalizzazione delle parole chiave e una scarsa esperienza di percorsi di link interni sia per il bot di ricerca che per l’utente.
6. Velocità del sito
Ormai dovremmo essere consapevoli del ruolo cruciale della velocità sulle performance del sito, che col Google Speed Update è diventata ufficialmente un fattore di ranking. La velocità del sito è strettamente correlata alla buona esperienza dell’utente e i siti Web lenti hanno alte frequenze di rimbalzo a causa del caricamento prolungato dei contenuti (e potenzialmente rendimenti peggiori).
7. Gerarchia e architettura del sito
La struttura gerarchica del sito Web, nota anche come architettura dell’informazione, è essenzialmente il modo in cui la navigazione del sito viene presentata a un motore di ricerca o a un utente.
Il problema fondamentale di cui soffre la maggior parte dei siti Web è la distribuzione del ranking delle pagine, stando allo studio, perché le pagine principali dei siti Web o le pagine più redditizie dovrebbero trovarsi a non più di tre clic dalla home page.
Senza una gerarchia efficace, il crawl budget può essere sprecato e le pagine nelle profondità del sito potrebbero avere un posizionamento mediocre, poiché Google non è sicuro dell’importanza della pagina e l’equità dei collegamenti potrebbe essere distribuita in modo più leggero.
8. Gestione della linking interna
I link interni sono una caratteristica importante di un sito perché consentono agli utenti di navigare all’interno delle pagine e, dal punto di vista SEO, consentono ai crawler dei motori di ricerca di comprendere le connessioni tra i contenuti.
Un’efficace strategia di collegamento interno potrebbe avere un grande impatto sulle classifiche, ma spesso – soprattutto nei siti complessi – si notano situazioni disordinate. Ad esempio, anchor text che non contengono una parola chiave, le incoerenze di collegamento degli URL per volume (ai fini della distribuzione di PageRank) e collegamenti che non puntano sempre alla versione canonica di un URL: tutto questo possono creare segnali misti per i crawler e alla fine confonderli al momento dell’indicizzazione dei contenuti.
9. Contenuti di bassa qualità
Uno dei pilastri della SEO è offrire contenuti di qualità, unici e utili per gli utenti: un lavoro che richiede tempo e costanza e che, quando non eseguito correttamente, crea quelli che sono chiamati contenuti thin o scarni. Si tratta di pagine di scarsa qualità, che non consentono di comprendere i servizi aziendali e le offerte di prodotti e sono inoltre esplicitamente contrarie alle linee guida di Google, che possono comportare nel caso peggiore uno scenario di penalità.
La lunghezza del testo è un primo parametro per capire se i contenuti sono sottili, ma sappiamo che in realtà il numero delle parole è solo un indicatore quantitativo ed è legato ad altri fattori. Ad ogni modo, concentrarsi prima sulle pagine più brevi può essere un modo per migliorare la qualità dei testi forniti.