Come analizzare il sito e le pagine con gli strumenti di SEOZoom

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Cosa significa analizzare un sito web? Dietro questa domanda che può sembrare banale o scontata c’è in realtà il lavoro quotidiano di chi lavora nell’ambito dell’analisi siti web e si destreggia tra strumenti, metodi, tecniche e soprattutto dati che arrivano da fonti differenti: gli angoli per eseguire lo studio minuzioso delle parti che compongono il sito, e ancora di più la verifica del rendimento delle singole pagine, richiede infatti tempo, pazienza e competenza, ma con alcuni tool e con le feature di SEOZoom possiamo semplificare alcuni passaggi e avere sempre a “portata di mano” gli indicatori principali per ottimizzare le nostre strategie per la visibilità organica.

Analisi siti web, la definizione

L’analisi di un sito Web è la pratica di controllare, testare e analizzare le prestazioni di un sito in relazione a vari aspetti, da quelli tecnici come la velocità e l’assenza di errori a quelli più legati alla SEO, fino alla concorrenza, al traffico e al comportamento degli utenti.

Il processo di analisi dei siti web passa attraverso l’esame e la revisione delle prestazioni delle pagine per metriche chiave – come detto, velocità, traffico, ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) ed esperienza dell’utente, tra le altre – che già singolarmente rappresentano un fattore di successo per il progetto.

È quindi un’operazione generale e, per certi versi, generica, perché serve a ottenere le informazioni di base sullo stato di un salute di un dominio, da approfondire poi con indagini più mirate, che possano portare al miglioramento di un’area che non sta funzionando a dovere: ad esempio, se notiamo problemi nel caricamento delle pagine potrebbe essere utile ridurre le dimensioni delle immagini per aumentare la velocità complessiva, mentre l’ottimizzazione di un contenuto potrebbe portare effetti positivi nelle classifiche.

A cosa serve analizzare il sito web

Condurre un’analisi del sito Web è utile e importante, perché ci permette di trovare dati e informazioni che possono servire a migliorare le pagine e le strategie per attirare più visitatori e, quindi, maggiori rendimenti; analizzare un sito ci aiuta a individuare anche quali interventi di ottimizzazione hanno successo, quali non portano i risultati attesi, dove potrebbero servire aggiornamenti e miglioramenti e così via.

Oltre a concentrarci sul nostro sito, poi, potrebbe rivelarsi una mossa furba eseguire anche un’analisi dei siti web della concorrenza, che può essere una chiave per trovare contenuti e parole chiave da scegliere come target, esplorare modi per creare una migliore esperienza di navigazione e adattare le idee giuste per migliorare il nostro sito e raggiungere più conversioni – e, d’altra parte, la concorrenza è una voce presente anche nella classica analisi SWOT, dove rappresenta classicamente una delle minacce (ma nella nostra ottica può diventare anche una opportunità!).

Avere le informazioni per rispondere a domande quali “Quanti utenti visitano il mio sito ogni giorno”, “Da che posizione geografica e con che dispositivo raggiungono le mie pagine”, “Quali sono le pagine più visitate”, “Quanto tempo impiegano le pagine a caricarsi” (solo per citare alcune delle molteplici questioni che serve investigare quotidianamente) significa avere sotto controllo le metriche del sito e le sue prestazioni, così da sapere come intervenire in ottica SEO e di promozione marketing per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Insomma, l’analisi di un sito web è un’attività ineluttabile, da non trascurare mai, ed è basilare per tenere sempre sotto controllo lo stato di salute del nostro progetto e delle sue pagine e per capire cosa serve (e dove) per ottenere il massimo delle prestazioni in termini di visibilità e conversioni.

Come fare un’analisi dei siti web

Analizzare il sito può insegnarci di più sulle funzioni del dominio, sulle sue prestazioni e anche sulle modalità con le quali gli utenti interagiscono con la sua struttura e le sue pagine.

Possiamo riconoscere almeno quattro tipi di analisi siti tradizionali:

  1. Analisi SEO, che ci serve a capire cosa cercano le persone quando incontrano il nostro sito sui motori di ricerca e se intercettiamo le persone giuste; a sua volta, si divide in analisi SEO on-page, SEO audit tecnico, analisi SEO off-page (con particolare attenzione al monitoraggio del profilo backlink), analisi keyword e monitoraggio dei rendimenti organici.
  2. Analisi prestazionale. Fino a qualche anno fa, poteva essere sufficiente concentrarsi solo sull’analisi della velocità del sito, un dato che ci aiutava a capire quanto velocemente i nostri contenuti diventano disponibili e fruibili su diversi dispositivi. La velocità è ancora importante, perché sia ​​gli utenti che i motori di ricerca continuano a preferire un sito Web a caricamento rapido rispetto a uno lento, ma ci sono tanti altri elementi e metriche che ci aiutano a comporre il complesso quadro delle effettive “prestazioni”, a cominciare dai Core Web Vitals, che indagano su diversi angoli prestazionali delle pagine e sugli effetti che eventuali ostacoli e rallentamenti hanno sull’esperienza degli utenti.
  3. Analisi del traffico. Il monitoraggio del traffico complessivo del sito ci permette di conoscere con precisione il numero di persone che visitano il sito, quando dove e come accedono ai contenuti (inclusa la loro posizione geografica e il tipo di dispositivo), quanto tempo restano sulla pagina e sul sito, che tipo di comportamento attuano rispetto alla navigazione di altre pagine e così via. Usare strumenti come Google Analytics ci permette di chiarire questi flussi e di identificare aree in cui investire al meglio le nostre risorse.
  4. Esperienza dell’utente. L’analisi standard del sito web è sicuramente utile, ma potrebbe non offrire un chiaro vantaggio competitivo perché anche i nostri concorrenti possono aver accesso agli stessi strumenti SEO e di analytics che utilizziamo. La svolta può avvenire cambiando approccio e adottando la prospettiva dei nostri utenti – in maniera più netta e specifica rispetto all’analisi del traffico – per concentrarci maggiormente nel capire cosa fa un visitatore quando arriva sul sito web, facendo focus sulle preferenze e sul comportamento umano piuttosto che strettamente su metriche e numeri. Solo così, infatti, possiamo realmente comprendere i bisogni di visitatori clienti e dare loro ciò per cui sono giunti sulle pagine (da qualsiasi punto di approdo), in modo da trasformarli in veri “utenti” affezionati, fedeli e pronti a tornare più volte. Strumenti di heatmap, registrazioni delle sessioni, ma anche feedback e analisi della voice of customer attraverso sondaggi e recensioni sono utili per scoprire come le persone navigano attraverso il sito web, quali elementi trovano più coinvolgenti e quali ostacoli percepiscono nell’interazione con le pagine e i vari elementi.

L’impostazione del processo di analisi

A prescindere dal tipo di analisi che andremo a eseguire, ci sono delle best practices “organizzative”, per così dire, che ci permettono di rendere il processo più fluido e di condurre le valutazioni in modo più efficace.

  • Impostare un obiettivo dell’analisi

Strategia significa essenzialmente “regolare e coordinare le varie operazioni in vista dello scopo finale“: possiamo eseguire un’analisi del sito Web in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo, magari per comprendere meglio i nuovi aggiornamenti dei motori di ricerca o per seguire le più recenti tendenze di ottimizzazione, ma ciò che non deve mai mancare è appunto l’obiettivo finale a cui tendiamo. Sapere perché stiamo eseguendo l’analisi è un tassello fondamentale per guidare le azioni e gli interventi durante il resto del processo, e solitamente basta concentrarci sull’elemento più critico che stiamo affrontando: ad esempio, se una pagina non raggiunge il tasso di conversione previsto, un’analisi ci servirà a capire cosa modificare per aumentare quella metrica, prendendo in considerazioni variabili come la velocità di caricamento, la mobile-friendliness o l’efficacia del contenuto.

Oltre a fissare l’obiettivo, può rivelarsi importante anche avere in mente uno scenario o un benchmark ideale con cui confrontare i risultati, per pianificare con maggior precisione ciò che speriamo di ottenere dall’analisi e gli step successivi necessari per soddisfare tale standard.

  • Raccogliere dati

L’attività di web analytics prevede la raccolta, il reporting e l’analisi dei dati dei siti web per identificare le misure in base agli obiettivi dell’utente e dell’organizzazione, ma anche per utilizzare i dati del sito Web per determinare il successo o il fallimento di tali obiettivi e guidare la strategia e migliorare l’esperienza dell’utente – questa è la definizione che arriva da usability.gov, ad esempio.

Il passaggio successivo del processo consiste nell’utilizzare gli strumenti di analytics per raccogliere i dati appropriati dal sito e da quelli dei concorrenti, in modo da comprendere le metriche delle prestazioni effettive e i modi in cui possiamo intervenire con miglioramenti e correzioni. Il tipo di dati da raccogliere, gli strumenti da usare e i test da eseguire durante la raccolta dei dati dipendono dal nostro obiettivo di analisi, ed è preferibile prendere in considerazione solo la raccolta di informazioni direttamente correlate allo scopo stesso – tutti gli altri dati e informazioni non strettamente correlati che collezioniamo durante la raccolta possono servirci per fare analisi specifiche su altri obiettivi o scopi.

  • Individuare le aree di miglioramento

Ora abbiamo l’obiettivo iniziale e i dati: dobbiamo esaminarli per capire quanto “scarto” c’è e da cosa dipende, analizzando gli elementi che possono influenzare negativamente la navigazione dell’utente o il posizionamento organico e, in generale, tutto ciò che non funziona a dovere. Ovviamente, la parte successiva è l’individuazione di come e dove apportare modifiche a vantaggio sia degli utenti del sito Web che dell’azienda nel suo complesso, facendo eventualmente anche riunioni e sessioni di brainstorming per decidere come apportare questi miglioramenti e creare un vero cambiamento.

Aspetto da non trascurare, il lavoro non si completa dopo l’implementazione delle modifiche, perché è cruciale continuare a monitorare il sito ed eseguire analisi periodiche su tutte le aree del dominio, non solo quelle già migliorate. Questo ci aiuta a comprendere innanzitutto se gli interventi hanno dato frutti effettivi o se servono ulteriori aggiustamenti, e poi ci permette di cogliere sul nascere altre situazioni critiche su cui possiamo intervenire con un simile processo di miglioramento.

Analisi di un sito web con SEOZoom

Gli strumenti di analytics sono molteplici e hanno molteplici scopi – abbiamo citato Google Analytics che è ancora il riferimento assoluto per monitorare il traffico, poi ci sono tool come Hotjar specializzati in heatmap, o la Google Search Console per il tracking dei rendimenti organici, PageSpeed ​​Insights per le prestazioni eccetera – ma ovviamente noi ci concentriamo sulle tipologie di analisi che è possibile condurre grazie a SEOZoom, e in particolare sull’analisi del sito e delle pagine in ottica SEO.

La suite ci offre due modalità per analizzare un sito: quella generale, inserendo il dominio nella barra di ricerca, e quella più profonda che otteniamo inserendo il sito stesso in un progetto. In entrambi i casi, abbiamo accesso a una miriade di informazioni molto utili nella fase di competitive intelligence, con dati precisi, aggiornati e tempestivi su keyword, backlink, competitor organici e prestazioni delle pagine.

Come analizzare un sito con SEOZoom

Partiamo proprio dalle funzionalità di Analisi Sito Web, che in pratica riassume il comportamento del dominio analizzato su Google: per lanciare l’analisi dobbiamo inserire l’indirizzo nella barra in alto e attendere il caricamento di tutti i dati di analisi scovati da SEOZoom.

Analisi sito web con SEOZoom

La prima informazione che vediamo nella dashboard iniziale è la posizione del dominio nella classifica generale dei siti italiani e nella sua categoria principale di pertinenza; se il sito analizzato riesce a competere anche sulle versioni internazionali di Google tracciate da SEOZoom, inoltre, qui possiamo leggere un rapporto sintetico delle sue prestazioni, e in particolare il volume di traffico (con freccia che indica rapidamente il trend), numero di keyword posizionate, numero di keyword presenti in TOP10 e livello di Zoom Authority, tutti basati su quella versione specifica di Google.

I quattro box colorati sintetizzano le prestazioni del sito:

  • Keyword posizionate indica appunto la quantità complessiva di parole chiave posizionate su Google e, cliccando sul box, dà accesso alla sezione Keyword Studio per approfondire l’analisi sulle parole chiave del sito in esame.
  • Traffico Mensile riporta il dato sul volume stimato di traffico mensile delle pagine del sito, approfondito anche nella tabella poco sotto, che riporta il valore del volume di traffico organico mensile del sito su base trimestrale fino all’anno precedente, con possibilità, cliccando su “previsione”, di lanciare anche un’analisi previsionale sui successivi 12 mesi (con valori aggregati e suddivisi su base mensile).
  • Valore traffico indica l’investimento che dovremmo sostenere con Google Ads per ottenere gli stessi posizionamenti che il sito ha ottenuto con il traffico organico. Il dato è su base mensile e il valore viene costruito utilizzando la somma di tutti i valori CPC di Ads delle singole parole chiave per cui il sito è posizionato in prima pagina su Google.
  • Zoom Authority mostra il valore di ZA stimato da SEOZoom. Cliccando sul box, possiamo anche verificare l’andamento di questa metrica nel tempo, e analizzare anche le variazioni per le altre metriche di Opportunity, Stability e Trust del dominio in oggetto. A proposito di autorevolezza, poi, possiamo anche controllare in dettaglio quali sono i valori di Topical Zoom Authority del sito in tutti i settori verticali per cui ha keyword posizionate, così come il singolo livello di Trust, Stability e Opportunity.

Questa parte dello strumento si chiude con il box Backlink, che sintetizza i numeri dei link ricevuti dal sito, segnalandone il totale, i domini che ospitano tali link e la quantità di Referring IPs.

Molto utile e rilevante è il grafico con l’andamento storico del sito, che segnala le oscillazioni di volume di traffico (la metrica presa in considerazione sull’asse delle ordinate) nel tempo (il valore sull’asse delle ascisse). Visualizzando i singoli “pallini” del grafico, che sono i checkpoint di scansione di SEOZoom, possiamo anche controllare con precisione la data, il volume di traffico e il numero complessivo di keyword selezionate, mentre sull’asse orizzontale compaiono dei simboli dell’icona di Google, che rappresentano le date in cui sono stati rilasciati update rilevanti all’algoritmo del motore di ricerca, fornendoci quindi una possibile chiave di lettura per l’inversione di trend.

Attivando la “Tendenza Stagionale”, inoltre, possiamo verificare sul grafico l’eventuale scostamento tra il volume di ricerca effettivamente raggiunto dal sito e quello previsto dalla stagionalità (rappresentato dalla curva riempita in azzurro). Invece, la tab “Distribuzione Keyword” attiva la visualizzazione grafica sul posizionamento di parole chiave su Google (asse verticale) nel tempo (asse orizzontale) per il sito in esame: in questo caso, SEOZoom mostra visivamente anche la distribuzione delle keyword all’interno delle prime 5 pagine del motore di ricerca, distinte cromaticamente. L’informazione sull’attuale distribuzione delle keyword su Google per il sito esaminato si trova anche in forma grafica, accanto al box che evidenzia quali sono i Settori Principali per cui il dominio ha keyword posizionate e la distribuzione del traffico in percentuale rispetto ai soli primi 5 verticali di maggior pertinenza.

Schermata di analisi sito con SEOZoom

Seguono poi tre tabelle dedicate all’analisi delle keyword del sito con diversa angolazione – keyword migliori, keyword importanti in salita e keyword importanti in discesa – che permettono di avere subito un quadro sui topic più rilevanti per il dominio e sulla tendenza in atto.

L’ultima parte della dashboard di Analisi sito web si concentra sull’analisi dei competitor del dominio inserito, ricavati automaticamente da SEOZoom: guardando il grafico, la posizione delle bolle sulla parte sinistra o destra indica il volume delle keyword posizionate, mentre la posizione in basso o in alto indica il volume di traffico rispetto al sito che abbiamo preso in analisi. In questo modo possiamo vedere velocemente come si comporta il sito analizzato in termini prestazionali rispetto ai concorrenti del settore che il software ha individuato.

Approfondire l’indagine sotto vari aspetti

L’analisi di un sito con SEOZoom non si ferma a questa sola dashbord, perché possiamo navigare anche le cinque successive tab che ci portano ad approfondire l’indagine con focus specifico su alcuni aspetti chiave per la strategia SEO: settori, keyword, pagine, competitor organici e backlink, che presentiamo rapidamente.

  • La tab Settori propone una visione d’insieme strategica sulle keyword per le quali è posizionato un determinato sito web in ogni settore individuato da Google, con una serie di dati e informazioni per approfondire lo studio.
  • La sezione Keyword disponibile da “Analisi Dominio” permette di approfondire i principali aspetti legati all’analisi delle parole chiave su cui compete il sito, e in particolare di scoprire quali sono le keyword migliori e quelle potenziali, conoscere quelle in salita, in discesa, quelle entrate o uscite dalla TOP10, fino a visualizzare tutte le keyword per le quali è posizionato il sito che stiamo studiando.
  • Con la sezione Pagine possiamo analizzare, monitorare e comprendere il livello di ottimizzazione delle pagine web del sito in esame attraverso una serie di funzioni e di “angoli” differenti – e approfondiremo a breve come SEOZoom ci aiuta specificamente per analizzare e migliorare le pagine.
  • La sezione competitor è strutturata in modo da consentirci di eseguire rapidamente controllo e confronto dei dati del sito analizzati con quelli della diretta concorrenza online, automaticamente individuata da SEOZoom sulla base del livello di keyword in comune.
  • L’area Backlink dell’Analisi Dominio di SEOZoom è suddivisa infine in diverse tab, che ci aiutano a monitorare vari aspetti legati all’acquisizione di link da altri siti online verso il sito analizzato.

Analizzare un sito a progetto: controllo totale sui dati

Come detto, SEOZoom ci offre anche un altro metodo per analizzare un sito, ovvero inserirlo a progetto: anzi, creare un progetto è il modo migliore di sfruttare SEOZoom, perché permette di conoscere tutte le informazioni riguardanti un sito web e visualizzare le statistiche più aggiornate sul suo traffico e sui suoi rendimenti. Le varie funzioni e aree ci danno la possibilità di monitorare le parole chiave in modo più tempestivo, spiare la concorrenza, ottenere informazioni importanti circa lo stato del sito web: in una sola parola, abbiamo il controllo totale sui dati e sugli insights principali per ottimizzare le strategie SEO e migliorare i rendimenti organici.

Schermata panoramica di progetto per analizzare il dominio

Rispetto all’analisi dominio generale, ad esempio, il monitoraggio a progetto ci permette di visualizzare la visione “panoramica” sul sito, con collegamento alla SEO Checklist, agli strumenti di ottimizzazione SEO tecnica, al Piano Trimestrale (per pianificare le attività del sito sulla base delle keyword che hanno tendenze di ricerca in aumento nei successivi mesi), al Miglioramento dei contenuti (analisi delle Pagine del sito in base al loro rendimento, con consigli per migliorarle) e al check sui Competitor, per avere sempre sotto mano una prima info utile sul contesto in cui opera il sito.

Ancora più interessante, da qui possiamo approfondire ancora di più la nostra analisi utilizzando le varie tab a disposizione:

  • Dalla sezione SEO possiamo svolgere diverse analisi sull’ottimizzazione del Progetto, sia OnPage che tecniche; in particolare, possiamo verificare l’ottimizzazione OnPage del sito, accedere alla checklist, che presenta un elenco di azioni e verifiche per guidarci nello sviluppo nella gestione di un progetto SEO, nonché lanciare l’analisi del SEO Spider, per poter approfondire a livello tecnico lo stato del dominio, e il test del Page Speed, basato sui dati degli strumenti di Google.
  • Navigando il sottomenù Keyword possiamo indagare i principali aspetti legati all’analisi delle parole chiave su cui compete il sito, e in particolare controllare l’andamento delle parole chiave monitorate, scoprire quali sono le keyword migliori e quelle potenziali, e ancora conoscere quelle in salita, in discesa, quelle entrate o uscite dalla TOP10, fino a visualizzare tutte le keyword per le quali è posizionato il dominio a progetto.
  • La funzionalità Sezioni permette di monitorare il rendimento di singole e specifiche parti del sito, definite da un “path” o “percorso” unico, così da creare praticamente dei singoli “micro-progetti” relativi a queste porzioni del sito.
  • La sezione Competitor è stata pensata per consentire l’analisi e il confronto dei dati del sito a progetto con quelli della diretta concorrenza online (usando come base di partenza l’elenco dei competitor aggiunti manualmente nella fase di impostazione del progetto stesso).
  • L’area Backlink ci aiuta a monitorare i molteplici aspetti legati all’acquisizione di link da altri siti online verso il sito a progetto, con vari punti di analisi e studio.

Ottimizzare le strategie: l’analisi pagine con SEOZoom

Una serie fondamentale di strumenti per le nostre strategie la troviamo nella sezione “Pagine” del monitoraggio a progetto, che ci guida all’analisi delle pagine del dominio sotto diversi angoli, così da gestire davvero tutte le informazioni chiave per migliorare i rendimenti organici.

Basta guardare anche solo la pagina iniziale di questa sezione per rendercene conto: abbiamo immediatamente una visione d’insieme del Rendimento e utilizzo del Crawl Budget, sulla base di una serie di range di traffico predeterminato. Il valore di Crawl Budget rappresenta una stima effettuata da SEOZoom delle risorse che Google deve dedicare alla scansione di queste pagine: il dato può aiutarci a capire rapidamente quali sono le sezioni del sito web che stanno impiegando maggiori risorse e quali invece quelle che stanno portando un volume di traffico stimato maggiore.

Nei tre riquadri in alto sono evidenziati i seguenti valori:

  • Crawl budget sprecato: quante sono e in che percentuale sul totale le pagine a rendimento molto basso, che quindi sprecano il crawl budget del sito.
  • Migliora le tue pagine: un’anteprima di quanti sono i contenuti “facili da ottimizzare” secondo SEOZoom, quelli che hanno già un buon potenziale di keyword posizionate in seconda pagina su Google, e della percentuale di incremento sul traffico che potrebbero apportare gli effetti miglioramenti.
  • Obiettivo raggiungibile: una sintesi dei risultati raggiungibili ottimizzando i contenuti, e in particolare il volume di visite potenziali che potremmo ottenere lavorando su pagine e keyword individuati.

Nella sezione Rendimento pagine del sito, che si aggiorna settimanalmente, accediamo all’analisi dedicata e visualizziamo, su ogni riga della tabella:

  • Il range di traffico mensile stimato.
  • Il numero di pagine che raggiungono il traffico mensile stimato nel range selezionato.
  • Il contributo di quelle pagine, ossia il volume totale di traffico stimato aggregato per le pagine del range selezionato.
  • Il numero di keyword posizionate totali che sono presenti nelle pagine del range selezionato.
  • Il rendimento, che esprime in percentuale qual è il volume di traffico che deriva da ognuno di questi gruppi di pagine web rispetto al volume totale di traffico del sito.
  • Il crawl budget, una barra che riporta la percentuale di crawl budget impegnata dal range selezionato rispetto al totale del sito.

Seguono poi altre tab per portare ancora più in profondità il nostro studio, e in particolare:

  • Pagine con potenziale, per scoprire quali sono le pagine rilevate da SEOZoom che hanno molte keyword posizionate nella seconda e terza pagina di Google (a cui quindi può servire una “spinta” per scalare le SERP e portare più traffico al sito)
  • Pagine Principali, che evidenzia le pagine web del sito in analisi che attualmente hanno un volume di traffico maggiore, utile per capire quali siano i punti di forza del sito a progetto.
  • Pagine con più keyword, che elenca le pagine web che hanno appunto il maggior numero di parole chiave posizionate nell’insieme delle prime cinque pagine del motore di ricerca, con possibilità di verificare in dettaglio tutte le informazioni.
  • Pagine con trend positivo e con trend negativo, che raggruppa le pagine che hanno avuto rispettivamente un aumento di traffico o un calo di traffico rispetto alla scansione precedente.
  • Nuove Pagine, che mette in evidenza le pagine del sito a progetto che sono entrate recentemente in SERP. Questa sezione è utilissima in vari casi, perché permette per esempio di verificare in quanto tempo i contenuti pubblicati riescono a posizionarsi su Google o anche di monitorare i progressi di un competitor (inserendo a progetto il suo sito).
  • Cannibalizzazione, che analizza le pagine del sito a progetto verificando l’eventuale presenza di più URL che competono per le stesse keyword; questo strumento mette a confronto tra loro le pagine web e indica quelle che vanno in concorrenza per la stessa parola chiave, con rischio di cannibalizzazione che potrebbe ostacolare le prestazioni del sito.

Informazioni simili a quelle di queste ultime tab, ma aggiornate con tempistiche differenti e con profondità differenti, sono presenti anche negli strumenti di analisi pagina raggiungibili con l’analisi dominio (senza inserire il sito a progetto, quindi).

Come analizzare una pagina web e migliorare una pagina che non rende

L’analisi delle pagine con SEOZoom ci aiuta quindi a fare uno studio completo per capire perché le pagine non rendono, mettendoci a disposizione informazioni precise su monitoraggio dei contenuti, pagine nuove posizionate (strategiche anche per lo studio dei competitor), pagine peggiori che non hanno keyword, pagine con potenziale o con più keyword, stagionalità delle ricerche.

È quindi un kit di strumenti perfetti per avere una panoramica generale del nostro progetto e ottimizzare la strategia online, con cui ad esempio possiamo verificare giorno per giorno l’andamento delle KW per un articolo nuovo e intervenire con le giuste modifiche quando non si raggiungono i risultati sperati, procedendo con analisi della SERP e studiando il testo e la strutturazione dei contenuti dei competitor che ci precedono.

Individuare dove intervenire con le correzioni onpage

Concentrandoci solo sulla SEO onpage, attraverso l’analisi delle pagine possiamo sapere se siamo carenti da questo punto di vista e capire anche se il nostro contenuto appare “adeguato” – oppure, al contrario, se stiamo tentando di “spingere” pagine non ottimizzate, uno sforzo e un costo che possono non solo rivelarsi vani, ma rischiano anche di essere dannosi sul lungo periodo, inficiando la percezione di “qualità” complessiva del sito che hanno Google e lettori.

Quando eseguiamo un’analisi della pagina ci possiamo concentrare in particolare su sei aspetti, che possiamo immaginare come una checklist “minima” per mettere a punto una strategia che possa portare più traffico e valore al progetto.

  1. Titolo della pagina

Per quanto possa apparire basilare e banale, sono ancora molti i siti in cui non si è badato all’ottimizzazione del title tag, che invece è fondamentale anche come “biglietto da visita”, oltre che per posizionamento e condivisione; basti pensare che la maggior parte dei siti è realizzata in WordPress e questo CMS trasforma il titolo in H1, che è un markup fondamentale per il posizionamento della pagina. Non è da trascurare poi il fatto che il titolo della pagina viene mostrato nei risultati di ricerca di Google e che può essere usato anche sui canali social se non sono presenti gli open graph tags: pertanto, per cercare di costruire un contenuto con la speranza di attrarre traffico si può iniziare da una keyword research di base, attraverso cui ottimizzare il titolo della pagina, utilizzando solo come passo successivo delle frasi secondarie (da utilizzare nei successivi tag h2 fino ad h6) ed evitando di usare parole chiave che sarebbero più precise e adatte per altre pagine e contenuti, che possono “cannibalizzare” il loro rendimento e creare confusione a motori di ricerca e utenti.

  1. Meta description

Le descrizioni della singola pagina sono un altro elemento centrale per offrire subito a Google e lettori una sintesi in SERP del contenuto che andranno a trovare sulla pagina e sul sito e migliorare il click-through rate. In questo caso, l’invito è di utilizzare la parola chiave principale e non sforare il limite di caratteri, ma in questo senso le ultime tendenze sull’ottimizzazione di questo snippet sono piuttosto “nebulose”: in passato Google ha prima alzato la soglia massima di caratteri a 320, per poi dimezzarla a 160 (che per anni è stato lo standard unico e forse resta quello consigliabile), anche se il conteggio si basa sul numero di pixel e non sulle parole.

  1. Search Intent

È in realtà l’aspetto più importante per verificare che la nostra pagina abbia il potenziale per competere con le altre che sono già posizionate, e soprattutto che possa rivelarsi utile ed efficace per gli utenti. Solo comprendendo ciò che cerca e chiede il pubblico – sintetizzato nell’espressione search intent, appunto – possiamo strutturare il contenuto in maniera appropriata, presentando le informazioni desiderate e le risposte attese. Individuare il search intent influisce anche sulla gestione del contenuto  onpage, e in particolare su immagini e testo delle pagine: ad esempio, da qualche tempo stanno trovando discreta diffusione e applicazione le infografiche, un sistema sempre più popolare per veicolare un contenuto attraverso una immagine, soprattutto in ottica social. Ma in una prospettiva SEO bisogna valutare con cura l’impiego di tale strumento, che rischia di avere poco “senso” soprattutto se le porzioni di testo sono estese e cospicue: in questo caso, sarebbe meglio creare una pagina HTML standard in cui inserire immagini e icone al posto di una singola infografica, corredandola con tutto il testo necessario e anzi cercando di fornire un contenuto lungo, ben realizzato e ottimizzato, che può avere migliori opportunità di posizionarsi e portare traffico rispetto a una immagine statica.

  1. Link interni ed esterni

Dell’importanza di inserire un link interno ad altre pagine del nostro sito abbiamo già detto, ma forse ora è bene sottolineare in maniera specifica questo aspetto: in linea di massima, esistono due tipi di collegamenti a cui pensare per l’ottimizzazione on-page del contenuto. Il primo riguarda i link alle key pages, che servono a consentire una navigazione più “lunga”, esaustiva e soddisfacente per l’utente; questa operazione si concretizza con i classici link all’interno del testo verso contenuti simili o attinenti, ma anche con l’inserimento di breadcrumb, menù di navigazione in alto alla pagina, con collegamenti alle categorie chiave del sito, o con un menù nel footer, che risulta anche meno invasivo rispetto alla modalità precedente. L’altro sistema sono i link dalle key pages, che servono a spostare un po’ di traffico dalle pagine che sono più performanti verso quelle che sono escluse dalla navigazione principale, per evitare anche di lasciare pagine orfane. Inoltre, per “impreziosire” il contenuto possiamo anche linkare a risorse esterne di approfondimento, che siano fonti usate per il reperimento di informazioni o articoli autorevoli.

  1. Aspetti tecnici

Come ci ricordano le linee guida di Google, ci sono tre elementi tecnici basilari e minimi che dobbiamo verificare per assicurarci che il motore di ricerca possa trovare, analizzare e posizionare le nostre pagine: non bloccare Googlebot, restituire codici di stato HTTP 200 e pubblicare contenuti indicizzabili. Se abbiamo le competenze per andare oltre, possiamo gestire anche segnali più avanzati quali i canonical tags, la scelta tra versione “www. vs. non-www.” (che andrebbe eseguita in partenza a seconda delle nostre esigenze), l’eventuale scelta tra “HTTP vs. HTTPS” eccetera – e per scoprire questi elementi possiamo usare lo Spider di SEOZoom.

  1. Gestione immagini

Un ultimo aspetto su cui consigliamo di concentrare l’attenzione nell’ambito di una ottimizzazione SEO on page riguarda le immagini: oltre alle informazioni come nome del file e corretto alt text per fornire a Google i dettagli giusti sulle immagini, non bisogna dimenticare di intervenire dal punto di vista tecnico per ottimizzare le immagini, memori che le prestazioni sono un un fattore di ranking e che presentare sul sito risorse multimediali troppo “pesanti” rischia di essere un elemento controproducente soprattutto per gli utenti da mobile.

L’analisi pagine di SEOZoom: dati e insights preziosi

SEOZoom ci permette anche di analizzare una pagina specifica attraverso l’inserimento manuale della sua precisa URL, ottenendo le principali informazioni strategiche per valutarla e per ottimizzarla.

Strumento di analisi URL

Oltre alle funzioni già descritte presenti nell’area del Progetto, anche le funzionalità di Analizza URL offrono scorci molto utili per migliorare i rendimenti con interventi onpage (o per studiare minuziosamente la pagina di un diretto avversario), e in particolare la prima dashboard che visualizziamo ci presenta:

  • Metriche URL, per scoprire i valori di Zoom Authority e PZA – Page Zoom Authority, le due metriche originarie di SEOZoom che presentano un valore da 0 a 100 e indicano l’autorevolezza della Pagina sulla base di un mix di elementi, tra cui le keyword posizionate in prima pagina, le keyword potenziali e il volume di traffico.
  • Rendimento traffico organico, uno specchietto che sintetizza i valori di visite mensili attuali (in verde), visite potenziali portando tutte le keyword in prima pagina (in arancione) e rendimento attuale rispetto al potenziale (rosso) della URL analizzata.
  • Rendimento Keyword, uno specchietto che sintetizza i dati relativi a numero di keyword in TOP10 (verde), keyword totali nelle prime 50 posizioni (in arancione) e percentuale di keyword posizionate in TOP10 rispetto al totale (rosso).
  • Copertura ADS, che ci aiuta a capire di quanto potrebbe migliorare il “valore traffico” della pagina se tutte le keyword posizionate arrivassero in prima pagina su Google. Il dato rappresenta lo scarto percentuale tra i due valori presentati nei box Copertura (la somma del CPC delle keyword sono in prima pagina, in blu) e Totale CPC (la somma del CPC delle keyword che attualmente non sono in prima pagina, in azzurro).
  • Analisi backlink, per controllare in modo rapido il numero totale dei link in ingresso ottenuti da quella pagina, e poi ancora distinguere la tipologia di attributo link tra Dofollow e Nofollow, il numero di link presenti su immagini e il dato relativo al numero di Referring IPs e Referring Domains.

Le varie tab ci permettono di spingere l’analisi a un maggiore livello di profondità, accompagnandoci a scandagliare ed esaminare praticamente ogni aspetto legato alla pagina a cui siamo interessato e anche al suo attuale livello di ottimizzazione.

  • Panoramica conduce alle classiche informazioni utili sul posizionamento della URL in analisi, e in particolare alla distribuzione delle keyword posizionate all’interno delle prime 5 pagine di Google, al rendimento grafico della pagina stessa nel tempo (con possibilità di attivare Abilita potenziale pagine per attivare la rappresentazione visiva nel grafico del potenziale della URL in analisi), all’elenco completo delle keyword posizionate e alle eventuali pagine dello stesso sito a rischio cannibalizzazione, perché legate allo stesso argomento o concorrenti sulle stesse keyword.
  • Competitor permette di analizzare le pagine di altri domini che competono con quella in analisi, individuate automaticamente da SEOZoom sulla base delle keyword in comune.
  • URL Intent è una funzione innovativa di SEOZoom che, grazie al suo algoritmo, riesce a identificare la keyword principale del search intent sottostante al contenuto analizzato e, in questo modo, studiare le performance della pagina andando oltre i “vecchi” sistemi di analisi. In questo modo, possiamo esaminare l’Intento di ricerca legato alla URL in analisi, con una serie di dati inerenti l’intent match, la competitività e le key legate al topic.

Url Intent tool in SEOZoom

La dashboard mostra immediatamente 5 box: il primo ti segnala la main keyword individuata da SEOZoom (e dà possibilità eventualmente di cambiarla manualmente, se pensiamo che la parola chiave principale di quella URL sia un’altra) con il suo range di volume di ricerca mensile; il Volume totale del Main Intent (ovvero il volume di ricerca totale formato da tutte le keyword afferenti al search intent individuato per l’URL); la percentuale di intent match (quanto la pagina analizzata centri il search intent); la percentuale di competitività URL (che indica quanto la pagina analizzata sia competitiva, ovvero riesca a competere su tutte le keyword che fanno riferimento al search intent); indicazione dell’URL migliore per l’intent individuato (che segnala appunto qual è la pagina che sta ottenendo il miglior rendimento e maggior traffico per il search intent identificato). Subito sotto ci sono indicazioni utili legate alle eventuali keyword secondarie che potrebbe essere utile considerare in una strategia di contenuti che voglia approfondire l’argomento, con articoli correlati o con ottimizzazione del contenuto già pubblicato. In particolare, SEOZoom ti indica quali sono gli articoli già presenti che andrebbero migliorati, quali gli articoli che incrociano solo parzialmente l’intent e quali, infine, i topic che attualmente non sono trattati in nessun articolo.

  • Analisi SEO fornisce un’analisi completa e in real time sull’ottimizzazione della Pagina in relazione alla key indicata, che può essere anche variata nel caso in cui ci interessi approfondire una parola chiave diversa rispetto a quella individuata da SEOZoom. Tra i vari dati approfonditi sul livello di ottimizzazione del contenuto troviamo, in particolare, un box che riporta la main key e i suoi valori, e poi ancora un altro box focalizzato sul Search Intent, che analizza il testo del contenuto per determinare il valore di Intent Match, Topic utilizzati e Keyword rilevanti, e un’altra sezione che ci mostra quali sono il titolo e la meta description impostati e, ancora, il livello di ottimizzazione della pagina stimato da SEOZoom per i vari parametri. Altri suggerimenti arrivano dalle tab che approfondiscono livello di ottimizzazione del contenuto della pagina in esame tra Ottimizzazioni (punti da tenere in considerazione per avere un articolo ben ottimizzato sulla base delle best practices SEO, sia tecniche che strutturali); Keyword (parole chiave potenzialmente inerenti alla keyword obiettivo individuata, suddivise in Tutte, Fondamentali, Consigliate, Opzionali, Aggiuntive, Mancanti, con indicazione sull’utilizzo fatto dai competitor posizionati in top10 in intestazioni, link, immagini e frasi); Topic (topic ricorrenti collegati alla parola chiave scelta) e FAQ (domande frequenti degli utenti riguardo l’argomento, così come individuate da Google).

Analisi URL con SEOZoom

  • Analisi del Testo offre una visione grafica della struttura del contenuto e ci permette quindi di prendere visione del modo in cui sono usate le keyword nella pagina, sia sotto forma di grafico a torta con le frasi più utilizzate, sia nella versione grafico a barre. Inoltre, la tabella ci permette di approfondire questa analisi, elencando tutte le keyword su evidenziate, distinte in base all’estensione della parola chiave (ovvero, se composta da una sola parola, da due parole e così via, fino a 6 parole).
  • Backlink, com’è facile intuire, ci aiuta a verificare se e quali backlink riceve la pagina in analisi, con dati sul tipo di attributo, sui domini linkanti, sugli anchor text e sulla tipologia di backlink (se testuale o da immagine, in particolare).

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