Azioni manuali di Google: quali sono e come correggerle

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Per chi gestisce un sito ci sono poche cose meno destabilizzanti del ricevere una notifica di azione manuale di Google. Quel messaggio in Search Console è come un campanello d’allarme improvviso che interrompe bruscamente la routine e ci avverte che qualcosa è andato storto, provocando spesso quasi contemporaneamente un’immediata conseguenza: un crollo delle posizioni in SERP, una drastica perdita di traffico e, nei casi peggiori, l’esclusione delle pagine interessate dall’indice di Google. Dobbiamo capire però cos’è esattamente un’azione manuale, perché non si tratta di un tipico calo a seguito di un aggiornamento algoritmico come i famosi Core Update né tecnicamente di una penalizzazione “come quelle di una volta”, ma di un intervento deliberato e mirato da parte del team di qualità della Ricerca di Google. Quando un revisore identifica violazioni alle Google Search Essentials – come spam, link non naturali o contenuti di scarso valore – può scegliere di penalizzare sia pagine specifiche che l’intero dominio, segnalando il problema in modo dettagliato. La buona notizia è che le azioni manuali non rappresentano una condanna definitiva, ma abbiamo l’opportunità di ripulire il sito, riallinearci agli standard di Google e potenzialmente tornare in SERP con una visibilità persino migliore di prima. In questa guida andremo passo dopo passo alla scoperta di cosa sono le azioni manuali, analizzeremo i tipi di violazioni più comuni, esploreremo gli strumenti per identificarle e correggerle e scopriremo come prevenire penalizzazioni future, perché affrontare le azioni manuali con consapevolezza è il primo passo verso un sito più forte, conforme e competitivo.

Cosa sono le azioni manuali di Google

Le azioni manuali di Google sono interventi specifici applicati dal team di qualità della Ricerca per penalizzare i siti che violano le regole stabilite nelle Google Search Essentials, le linee guida ufficiali della Ricerca Google.

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Si tratta di sanzioni deliberate che nascono da un controllo umano condotto da revisori professionisti, incaricati di rilevare pratiche manipolative o contenuti dannosi per l’esperienza degli utenti. L’obiettivo di queste azioni è ripristinare l’equilibrio nei risultati di ricerca, assicurando che solo i siti conformi e di valore possano mantenere la propria visibilità.

In pratica, un essere umano ha esaminato il nostro sito e ha deciso che merita una sanzione, in modo da superare la possibilità che ci siano troppi siti web che passano attraverso gli algoritmi anche se non soddisfano gli standard di qualità di Google.

A differenza dei cali derivanti da aggiornamenti algoritmici, che avvengono in modo automatico e senza notifiche specifiche, le azioni manuali sono infatti uno strumento mirato e specifico, progettato per affrontare situazioni in cui un sito non rispetta le regole stabilite dalle Google Search Essentials. E, soprattutto, vengono comunicate direttamente tramite la Search Console. In questo modo, Google non solo segnala la presenza di una violazione, ma ci offre anche gli strumenti e le indicazioni per correggerla con interventi mirati e avviare il processo di revisione per recuperare la visibilità perduta.

L’applicazione di un’azione manuale per pratiche scorrette o contenuti non conformi ha conseguenze che possono variare in base alla gravità della violazione. In alcuni casi potrebbero essere colpite solo singole pagine, ma in altri può essere l’intero dominio a subire una deindicizzazione totale.

In ogni scenario, l’impatto è immediato e spesso devastante: crollo di posizioni nei risultati di ricerca, perdita di traffico organico e, conseguentemente, fallimento degli obiettivi di business. Oltre alle conseguenze operative, però, c’è anche un danno reputazionale: un sito penalizzato può essere percepito come non affidabile, sia dagli utenti che dai motori di ricerca.

A cosa servono le azioni manuali e perché Google le applica

Da sempre, la missione di Google Search è fornire agli utenti risposte precise, pertinenti e utili, assicurando che i risultati di ricerca siano affidabili e rispondano effettivamente alle loro esigenze. Tuttavia, raggiungere questa promessa richiede uno sforzo costante per arginare tentativi di manipolazione del ranking e per eliminare contenuti inadatti o di scarsa qualità. È proprio in questo contesto che si inseriscono le azioni manuali.

Secondo quanto indicato nella guida ufficiale di Google, le azioni manuali sono state infatti introdotte per garantire che i siti web rispettino le linee guida del motore di ricerca, assicurare una concorrenza leale tra i siti web e per proteggere gli utenti da contenuti dannosi o ingannevoli – e per questo nella maggior parte dei casi puntano proprio a porre un freno ai tentativi di manipolare l’indice di ricerca.

Sin dalle origini della SEO, infatti, ci sono stati attori che hanno cercato di scalare le vette digitali (o semplicemente le classifiche dei motori di ricerca) utilizzando metodi fraudolenti: queste pratiche, storicamente chiamate di Black Hat SEO, non solo seppelliscono i contenuti più pertinenti sotto una montagna di risultati irrilevanti, ma rendono anche più difficile per i siti web legittimi farsi notare.

E quindi, le azioni manuali servono principalmente a raggiungere due obiettivi distinti ma complementari. Da un lato, proteggono l’esperienza dell’utente, garantendo che chi usa Google incontri contenuti autentici e utili, privi di schemi manipolativi o pratiche eticamente discutibili. Dall’altro, assicurano integrità, equità e trasparenza nel sistema, evitando che i siti che adottano comportamenti non conformi possano superare i concorrenti legittimi che seguono le regole.

Per fare ciò, Google adotta un approccio basato sui dati e ricorre al lavoro di analisti, ricercatori ed esperti di statistica, che valutano costantemente la qualità della ricerca e collaborano anche per le opportune modifiche all’algoritmo di Google, sottoposte a un rigoroso controllo di qualità prima di essere implementate per garantire, appunto, che i risultati di ricerca siano sempre il più possibile pertinenti e utili.

Quando un sito viola regole fondamentali, come l’uso di tecniche spam o la pubblicazione di contenuti fuorvianti, un membro del team di qualità di Google può intervenire direttamente per ristabilire l’equilibro delle SERP. L’applicazione di un’azione manuale rappresenta dunque una dichiarazione chiara, ma va detto che questo sistema non ha lo scopo di punire a priori, quanto piuttosto di educare chi gestisce i siti e stimolarli a migliorare il loro approccio, per allinearsi a standard capaci di offrire benefici sia per gli utenti sia per il proprio progetto digitale.

E anche se oggi gli algoritmi sono straordinariamente efficaci nel rilevare e rimuovere automaticamente lo spam dai risultati di ricerca, ci sono momenti in cui è necessario un intervento più diretto, affidato appunto a controllori umani che hanno il compito di prendere misure specifiche per rimuovere lo spam o i contenuti apertamente di bassa qualità dai risultati di ricerca, proteggendo così l’integrità dell’indice.

Perché è fondamentale affrontare le azioni manuali con urgenza

La rapidità d’azione può fare la differenza, di fronte a una notifica di azione manuale.

Ignorare il problema o rimandarne la risoluzione significa accettare un deterioramento progressivo delle performance del sito, il che può avere conseguenze irreversibili sul lungo termine. Ogni giorno in cui il sito resta penalizzato equivale a una perdita di traffico, posizione e credibilità. Considerando che il traffico organico rappresenta una delle fonti principali di visibilità per molte realtà digitali, agire con prontezza è indispensabile per contenere i danni.

Google offre strumenti chiari e messaggi dettagliati per identificare la natura della sanzione e permette di avviare interventi diretti per risolvere il problema. Questo processo, per essere efficace, richiede un’analisi approfondita delle violazioni segnalate, la loro correzione in modo metodico e la preparazione di una richiesta di riconsiderazione ben documentata. Solo attraverso un approccio proattivo e sistematico diventa possibile recuperare il terreno perduto e ripristinare la fiducia di Google nel nostro sito.

Inoltre, il processo di revisione e risoluzione delle azioni manuali diventa anche un’opportunità per rafforzare la qualità complessiva del sito e spesso porta a migliorare le pratiche SEO generali, creando un progetto più robusto e conforme agli standard di lungo termine.

Le differenze principali tra azioni manuali, penalizzazioni e cali algoritmici

Il primo passo per la rimozione positiva del problema è la consapevolezza, ed è quindi importante capire la differenza tra un’azione manuale Google, una penalizzazione e un calo algoritmico. Questi termini possono sembrare simili e si manifestano con una perdita di traffico e visibilità per il sito, ma in realtà hanno dinamiche e implicazioni molto diverse e richiedono approcci distinti per la diagnosi e la risoluzione.

Le azioni manuali vengono applicate direttamente da un revisore umano quando Google rileva una violazione specifica delle sue linee guida. Questi interventi sono esplicitamente comunicati attraverso la Search Console, dove Google descrive il tipo di problema, indicando anche esempi concreti di pagine coinvolte. Ciò significa che siamo in grado di sapere esattamente quali sono le aree critiche da correggere e possiamo agire con precisione per risolverle.

Una penalizzazione Google è un intervento algoritmico che provoca la rimozione dall’Indice del motore di ricerca per la pagina singola o, nei casi peggiori, per l’intero sito che si è reso colpevole di una violazione. Come sappiamo, gli algoritmi si basano su una serie di regole e calcoli per fornire automaticamente e rapidamente il risultato desiderato dall’utente che ha immesso una query; l’obiettivo di Google è assicurare che le risposte siano utili e pertinenti, così da soddisfare l’intento di ricerca e offrire un’esperienza positiva all’utente.

Ad esempio, nel caso dei celeberrimi aggiornamenti algoritmici Panda e Penguin, lo scopo finale di Google era far retrocedere nei risultati di ricerca i siti web che non soddisfacevano i suoi standard di qualità, come definito dalle Linee Guida per i webmaster. Oggi le penalizzazioni algoritmiche sono rare, sostituite (per così dire) dalle azioni manuali.

Un cambio algoritmico, invece, avviene automaticamente quando vengono introdotte nuove regole o aggiornati i criteri di ranking, come nel caso dei periodici core update di Google. In questi casi, Google non invia notifiche dirette e non indica specifiche violazioni. I siti colpiti da un calo algoritmico non necessariamente violano le linee guida né hanno adottato comportamenti sbagliati, ma possono perdere visibilità perché non rispondono più con efficacia alle nuove preferenze di ranking implementate da Google o perché c’è un competitor che ha lavorato meglio.

Chiariti gli aspetti teorici, resta il versante pratico: ovvero, in tutti i casi ci troviamo di fronte a un calo di traffico del sito. Qui entra in gioco la capacità di analisi, perché ovviamente ogni situazione richiede una strategia correttiva ben precisa e confondere una perdita di ranking delle pagine causata da un’azione manuale con un crollo successivo a un update può portare a intraprendere una strategia di recupero sbagliata e poco efficace.

Di base, la presenza di una notifica nella Search Console conferma un’azione manuale, mentre l’assenza di comunicazioni indica che il problema probabilmente dipende da un aggiornamento algoritmico. Inoltre, gli strumenti di SEOZoom ci aiutano a mappare le date dei core update e comprendere se esistono correlazioni temporali tra cali di traffico e modifiche al ranking generale.

Nel caso dell’algoritmo, il sito non ha “sbagliato” qualcosa, ma i suoi contenuti non sono più ritenuti da Google utili e pertinenti come in precedenza (a causa di search intent mutati e non adeguatamente soddisfatti, emergere di competitor migliori, peggioramento dei tempi di caricamento delle pagine e così via); il recupero delle posizioni, della visibilità e del traffico persi in seguito un update di Google è inoltre lento e a volte complicato, perché può chiamare in causa tantissimi fattori diversi.

Un sito web penalizzato da Google si è invece reso responsabile – più o meno consapevolmente – di una violazione esplicita delle linee guida del motore di ricerca, che viene segnalata con un messaggio nello specifico rapporto azioni manuali in Google Search Console.

In questo caso, la strategia per ripulire il sito deve seguire un percorso ben preciso, che prevede anche la necessità e l’opportunità di interagire direttamente con Google – cosa che invece non avviene con i cali algoritmici – attraverso il “processo di riconsiderazione” che possiamo attivare dopo aver risolto la violazione rilevata, con cui siamo invitati a spiegare le origini del problema e gli interventi applicati per la risoluzione.

Differenze tra il report Azioni manuali e il report Problemi di sicurezza

C’è ancora un’altra distinzione da chiarire, che riguarda però la Google Search Console, dove troviamo i report Azioni manuali e Problemi di sicurezza, che mirano entrambi a segnalare criticità relative al sito, ma differiscono per la natura e la portata dei problemi rilevati.

Il report Azioni manuali si concentra sulle violazioni delle linee guida relative al ranking, come tentativi di manipolazione dell’indice (ad esempio cloaking o link non naturali). Questi problemi non sono necessariamente dannosi per gli utenti, ma influiscono negativamente sul ranking del sito o possono portare alla sua esclusione dai risultati di ricerca.

Diversamente, il report Problemi di sicurezza segnala rischi diretti per gli utenti, come siti compromessi da malware, attacchi di phishing o software indesiderato. Questi problemi possono comportare l’aggiunta di avvisi visibili nei risultati di ricerca o il blocco dell’accesso da parte dei browser, influendo sia sulla sicurezza degli utenti che sulla reputazione del sito.

Quali sono le azioni manuali di Google: la lista completa

Le azioni manuali di Google rappresentano strumenti selettivi e precisi utilizzati per censurare comportamenti non conformi che minano l’integrità dei risultati di ricerca.

Di seguito troviamo l’elenco completo e dettagliato delle motivazioni che possono portare a una penalizzazione manuale, basandoci sulla documentazione ufficiale di Google. Ogni punto include una spiegazione approfondita per aiutare a comprendere meglio il problema, gli effetti che genera sul sito colpito e i principali passaggi per risolvere la situazione.

  1. Cloaking o comandi di redirect non consentiti

Il cloaking è la pratica di mostrare agli utenti una versione della pagina completamente diversa da quella mostrata ai crawler di Google. Questo comportamento, spesso utilizzato per ingannare il motore di ricerca con contenuti sovraottimizzati, viola gravemente le linee guida Google Search Essentials: rappresenta un serio tentativo di manipolare il ranking e può interessare solo parti del sito (corrispondenza parziale) o l’intero dominio (corrispondenza a livello di sito).

Effetti. La sanzione può colpire singole pagine o l’intero dominio, causando una pesante perdita di ranking o la completa deindicizzazione dalle SERP.

Correzione. Il percorso per la correzione consigliato si articola in vari step:

  • Analisi delle pagine problematiche. Attraverso Controllo URL di Search Console possiamo recuperare le pagine del sito interessate.
  • Confronto dei contenuti. Compariamo ciò che viene restituito a Google con quanto visualizzato da un utente umano durante la navigazione del sito. Se rileviamo differenze, dobbiamo isolare e identificare le sezioni del sito che generano queste discrepanze.
  • Eliminazione delle discrepanze. Rimuoviamo le parti del sito che mostrano contenuti diversi a Google rispetto a quelli visibili agli utenti, analizzando il codice direttamente sul server.
  • Verifica dei redirect presenti. Controlliamo se ci sono URL che reindirizzano gli utenti verso destinazioni inaspettate.
  • Correzione di redirect condizionali. Identifichiamo e rimuoviamo eventuali redirect che funzionano solo in base a determinate condizioni, come l’origine del traffico (ad esempio, dalla Ricerca Google o da specifici IP).
  • Analisi di script e file di configurazione. Per individuare le cause dei redirect non autorizzati, controlliamo script JavaScript, il file .htaccess, il CMS utilizzato ed eventuali plugin installati.
  • Richiesta di riconsiderazione. Una volta modificato il sito e verificato che rispetti le linee guida di Google, inviamo una richiesta di riconsiderazione dalla Search Console, spiegando nel dettaglio le azioni intraprese.
  • Attesa del riesame. Attendiamo che Google completi l’esame delle modifiche. Riceveremo una notifica nella Search Console con l’esito della revisione, che confermerà l’eventuale rimozione della penalizzazione.
  1. Comandi di reindirizzamento non ammessi sui dispositivi mobili

Questo problema specifico, chiamato anche “sneaky redirect” (letteralmente “reindirizzamenti subdoli”) si verifica quando solo gli utenti che navigano da dispositivi mobili vengono reindirizzati a pagine non visibili ai crawler di Google. Spesso legato a script o configurazioni errate, questo tipo di redirect può avvenire intenzionalmente, ma anche a causa dell’inserimento di codice problematico da parte di partner o fornitori di servizi pubblicitari.

Non tutti i redirect di utenti mobile rappresentano una violazione e ci sono casi in cui Google consente che la versione mobile di un sito visualizzi i contenuti in modo leggermente diverso dalla versione desktop. L’esempio più immediato è quello delle immagini, che spesso devono essere modificate per adattarsi a uno schermo più piccolo, ma ci sono anche casi in cui è necessario reindirizzare gli utenti mobili da un URL a un altro per una migliore esperienza utente.

Bisogna rispettare un requisito: fino a quando invia l’utente a una pagina che è essenzialmente la stessa, questo è un uso perfettamente legittimo di un redirect.

Al contrario, se gli utenti mobile vengono reindirizzati di nascosto a contenuti diversi, si verifica una cattiva esperienza utente e si incorre in una penalità.

Esempi di redirect leciti e illeciti

Cause. I reindirizzamenti subdoli da dispositivi mobile sono spesso involontari e possono verificarsi senza la diretta conoscenza del webmaster. Questo accade comunemente quando:

  • Viene aggiunto il codice che crea regole di reindirizzamento per gli utenti mobile.
  • Viene aggiunto uno script o un elemento per visualizzare gli annunci e monetizzare reindirizzando gli utenti di dispositivi mobile.
  • Gli hacker aggiungono uno script o un elemento che reindirizza gli utenti mobile a un sito dannoso.

Proprio perché di frequente “involontari”, è bene controllare l’eventuale presenza di redirect subdoli e quindi monitorare proattivamente le versioni mobile delle pagine del sito che contengono codice o elementi di script che reindirizzano gli utenti nello strumento di controllo URL, così da sfuggire dalle penalità.

Correzione. Il processo revisionale di questo problema richiede un’analisi approfondita, che inizia dal determinare se la presenza di tali redirect non ammessi sia intenzionale o meno. Per correggere i redirect subdoli che non sono intenzionali, dobbiamo innanzitutto controllare il rapporto Problemi di sicurezza della Search Console per vedere se il sito web è stato violato, e poi rivedere tutti gli script e gli elementi di terze parti presenti nelle pagine.

Se il sito non è stato violato, il passaggio successivo consiste nell’indagare se eventuali script o elementi di terze parti stiano causando il problema, seguendo questi passi:

  • Rimuovere singolarmente, uno per uno, gli script o gli elementi di terze parti su cui non abbiamo controllo.
  • Visitare il sito da dispositivo mobile o da emulatore per vedere se il reindirizzamento è stato interrotto.
  • Rimuovere dal sito il particolare script o elemento che riteniamo responsabile del reindirizzamento subdolo. Se quello script è importante, lavoriamo sul debug del problema, quindi reinstalliamolo e verifichiamo il suo corretto funzionamento.

Ovviamente diversa la situazione in cui siamo intenzionalmente impegnati in reindirizzamenti subdoli, perché allora il processo di correzione inizia apportando le modifiche necessarie per conformarci alle linee guida di Google, e in particolare:

  • Confermare la conformità controllando il sito da un dispositivo mobile o un emulatore.
  • Dopo aver apportato le modifiche necessarie e completato il controllo, richiedere una revisione descrivendo il problema con sincerità, spiegando come si è verificato l’errore e quali azioni specifiche sono state intraprese per evitare che si ripeta.
  • Controllare l’account Search Console, dove Google invierà una nota per segnalare che è stata eseguita una revisione del sito. Supponendo che il sito non violi più le linee guida, l’azione manuale verrà revocata.

Google suggerisce anche un percorso per evitare e prevenire di incappare in reindirizzamenti non consentiti per dispositivi mobili. Le misure preventive che migliorano l’esperienza utente e garantiscano trasparenza nel traffico sono:

  • Test del sito su dispositivi mobili. Visitiamo regolarmente il nostro sito da uno smartphone o utilizziamo emulatori per verificare che non ci siano reindirizzamenti non previsti. Strumenti come Chrome DevTools o funzionalità simili in Firefox e Safari possono aiutarci a simulare il comportamento del sito su più dispositivi.
  • Ascolto delle segnalazioni degli utenti. I feedback degli utenti possono rivelare problemi che non avevamo individuato. Reclami legati alla navigazione da mobile, come redirect verso contenuti non pertinenti, richiedono approfondimenti immediati.
  • Monitoraggio costante con dati analitici. Usiamo strumenti come Google Analytics per esaminare l’attività degli utenti mobile. Fluttuazioni improvvise del tempo medio trascorso sul sito o una riduzione significativa degli accessi da dispositivi mobili possono indicare problemi di reindirizzamento da approfondire.
  • Collaborazione con fornitori pubblicitari affidabili. Scegliamo inserzionisti trasparenti che gestiscono correttamente i reindirizzamenti e il traffico degli utenti. Best practice del settore, come quelle del Trustworthy Accountability Group, rappresentano un ottimo riferimento per garantire che le campagne pubblicitarie rispettino le linee guida di qualità.

Effetti. Google considera questi reindirizzamenti un’esperienza negativa per gli utenti mobile e può applicare una rimozione degli URL coinvolti dall’indice di ricerca.

  1. Immagini compromesse

Esiste anche un cloaking di immagini e Google penalizza pagine in cui le immagini mostrate nei risultati di ricerca differiscono da quelle effettivamente visibili agli utenti della pagina, comportando ad esempio immagini oscurate e miniature non corrispondenti a ciò che l’utente sta cercando. Rappresentano forme di cloaking di immagini mostrare su Google immagini oscurate da un’altra immagine, ad esempio un blocco di testo che blocca un’immagine, oppure mostrare su Google immagini diverse da quelle mostrate al visitatore di una pagina.

Per evitare che un’immagine venga mostrata a grandezza originale nei risultati di ricerca di Google, possiamo disattivare il collegamento incorporato, esaminando l’intestazione HTTP della richiesta e configurando il server per rispondere con il codice HTTP 200 o 204 senza fornire contenuto alle richieste provenienti da un dominio Google. In questo modo, Google continuerà a scansionare la pagina e rileverà l’immagine, ma nei risultati di ricerca mostrerà solo una miniatura generata durante la scansione. Questa soluzione non richiede modifiche alle immagini del sito ed è pienamente conforme alle regole di Google, quindi non viene considerata cloaking né comporta rischi di penalizzazioni.

Effetti. Le immagini in violazione vengono escluse dai risultati di Google Immagini, perdendo visibilità e opportunità di traffico.

Correzione. Per correggere una situazione di immagini compromesse è sufficiente verificare di mostrare la stessa identica immagine a Google e agli utenti del sito. Se abbiamo commesso questa violazione, poi, dobbiamo risolvere il problema e procedere con la richiesta di riconsiderazione.

  1. Link non naturali che puntano al sito

Google si oppone fermamente all’acquisto di backlink o alla partecipazione a schemi di link finalizzati a migliorare il ranking del sito. I link non organici, come quelli creati artificialmente o tramite programmi automatizzati, sono considerati una violazione diretta delle norme di Google.

Effetti. La rilevazione di un pattern di link “non naturali, artificiali, ingannevoli o fraudolenti” costituisce una violazione delle norme relative allo spam e può comportare l’applicazione di un’azione manuale al sito, su base parziale o completa.

Correzione. Se subiamo un’azione manuale a causa di link non naturali verso il sito o se ci accorgiamo che il profilo backlink non appare naturale possiamo intervenire seguendo il processo consigliato da Google:

  • Scaricare tutti i link verso il sito da Google Search Console, ordinati per nome host (Siti con link principali > Esporta) o in ordine cronologico (report Link > Esporta link esterni > Link più recenti).
  • Controllare i collegamenti per identificare quelli che potrebbero violare le linee guida di Google. Se l’elenco è esteso, cerchiamo prima i siti che includono più link al nostro sito o link creati di recente
  • Contatta il proprietario del sito per richiedere di rimuovere i link non conformi o di impedire ai link di aumentare il PageRank, ad esempio aggiungendo un attributo rel=”nofollow” o un attributo più specifico.
  • Rifiutare con lo strumento disavow link tutti i link che non riusciamo a rimuovere o a mettere in nofollow. Quando utilizziamo il Disavow Link Tool è importante seguire alcune semplici regole: prima di tutto, cerchiamo di rimuovere manualmente i backlink problematici, perché il solo utilizzo del file di rifiuto potrebbe non bastare per Google. Se diversi link provengono dallo stesso dominio, possiamo usare l’operatore “domain:” per semplificare il processo; assicuriamoci però di non includere per errore link organici e di qualità, perché potrebbero danneggiare il nostro profilo complessivo. Infine, rifiutare indiscriminatamente tutti i backlink, senza provare a contattare i proprietari per rimuoverli, potrebbe portare Google a respingere la nostra richiesta di riconsiderazione.
  • Inviare una richiesta di riconsiderazione dopo aver ripulito il profilo backlink. Includere la documentazione sui link rimossi e una spiegazione per tutti i link che non è stato possibile rimuovere.
  • Terminato l’esame del sito riceveremo una notifica in GSC: se Google stabilisce che il nostro sito non viola più le norme relative allo spam, l’azione manuale sarà revocata.
  1. Link non naturali che partono dal sito

A Google non piace (eufemismo) trovare un sito che vende link o partecipa a schemi di backlink massivi, senza applicare i corretti attributi dei link. Questi link vengono utilizzati per manipolare il PageRank e compromettono la qualità complessiva delle SERP.

Effetti. Se Google identifica “un pattern di link in uscita artificiali, non naturali, ingannevoli o fraudolenti” con l’intenzione di manipolare il PageRank può procedere con una sanzione a livello di pagina o che colpisce l’intero dominio.

Correzione. Il processo per risolvere il problema inizia verificando tutti i link che partono dal sito e identificando quelli che sono a pagamento o violano apparentemente le norme di Google relative ai link di spam (ad esempio, risultano scambi di link eccessivi). La correzione poi procede così:

  • Rimuovere i link non naturali, aggiungere un attributo nofollow o reindirizzarli tramite una pagina bloccata dal file robots.txt.
  • Inviare una richiesta di riconsiderazione dopo aver ripulito il profilo backlink, fornendo esempi di contenuti di cattiva qualità che abbiamo rimosso e di contenuti di buona qualità che abbiamo aggiunto.
  • Terminato l’esame del sito riceveremo una notifica in GSC: se Google stabilisce che il nostro sito non viola più le norme relative allo spam, l’azione manuale sarà revocata.
  1. Violazioni nei dati strutturati

I dati strutturati, come i markup Schema.org, devono rispecchiare fedelmente i contenuti reali della pagina. Se vengono utilizzati in modo fuorviante, ad esempio per dichiarare recensioni inesistenti, per promuovere job posting non validi o altri comportamenti manipolatori, Google può applicare una penalizzazione.

L’elenco delle possibili problematiche con i dati strutturati comprende:

  • Contenuti della pagina diversi dai dati strutturati, come dati strutturati JobPosting trovati su pagine prive di offerte di lavoro.
  • Impossibile inviare la candidatura sulla pagina dell’offerta di lavoro, quando nelle pagine sono stati rilevati contenuti diversi dai relativi dati strutturati.
  • Dati strutturati che non corrispondono ai contenuti, se nelle pagine sono stati rilevati contenuti diversi dai relativi dati strutturati.
  • Candidatura a pagamento, quando pagine con dati strutturati JobPosting addebitano una tariffa per l’invio della candidatura.
  • Richiesta di lavoro trovata su pagine relative a offerte di lavoro, quando pagine con dati strutturati JobPosting riguardano la ricerca di lavoro, non l’offerta.
  • Autore dell’offerta di lavoro che non assume, quando pagine con dati strutturati JobPosting raccolgono candidature senza offrire una posizione effettiva.
  • Problemi con i dati strutturati in una pagina che contiene un elenco, quando un unico elemento di dati strutturati aggrega i dati di più elementi: le norme antispam di Google richiedono che nelle pagine con un elenco di elementi, ciascuno debba avere un markup individuale.
  • Dati strutturati JobPosting in una pagina di offerte, quando compare il markup JobPosting utilizzato per un’offerta di lavoro scaduta senza la proprietà validThrough impostata nel passato..
  • Contenuti della pagina diversi dai dati strutturati, come dati strutturati ClaimReview in pagine che non contengono una verifica delle dichiarazioni.
  • Riferimento mancante per ClaimReview, oppure riferimento che non corrisponde all’esito della pagina, quando pagine con dati strutturati ClaimReview non includono una fonte o un riferimento di supporto.
  • Dati strutturati trovati su contenuti nascosti e non visibili all’utente.
  • Nessun meccanismo per inviare nuove recensioni: se una pagina include una recensione, deve anche fornire un metodo per scrivere recensioni o mostrarne chiaramente l’origine.
  • Società contrassegnata come prodotto nei dati strutturati.
  • Elemento generico o non corrispondente a un prodotto etichettato come prodotto.
  • Recensione scritta dal sito o dalla persona che offre il servizio: le recensioni non devono essere scritte o fornite dall’attività o dal fornitore di contenuti, a meno che non siano recensioni dei clienti, indipendenti ed editoriali non a pagamento.
  • I dati strutturati relativi all’evento sono di fatto una promozione, se il testo visibile o la descrizione dei dati strutturati sono più finalizzati a promuovere o vendere l’evento, che non a descriverlo.
  • Elemento non corrispondente a un evento (ad esempio, una vacanza o un coupon) etichettato come evento.
  • Elemento non corrispondente a una ricetta contrassegnato come tale: una ricetta deve riguardare un alimento e includere sia ingredienti sia passaggi.
  • Violazione delle norme relative ai dati strutturati per una o più pagine.
  • Datore di lavoro non corretto: il datore di lavoro nel campo hiringOrganization deve corrispondere al datore di lavoro indicato nell’offerta.
  • Descrizione del lavoro incompleta o incomprensibile.

Effetti. Il sito perde l’accesso a funzionalità arricchite nei risultati di ricerca, come i rich snippet.

Correzione. Se vogliamo sfruttare le opportunità dei dati strutturati per attivare le funzionalità arricchite nei risultati di ricerca di Google, dobbiamo rispettare le specifiche istruzioni e verificare il funzionamento dei markup. In particolare, è necessario:

  • Aggiornare i markup esistenti e rimuovere qualsiasi markup che violi le linee guida di Google.
  • Dopo aver apportato queste modifiche, inviare una richiesta di riconsiderazione e attendere l’esito del processo di revisione.
  1. Contenuti scarni o di basso valore

Come sappiamo, la presenza sul sito di contenuti scarni o thin content – che danno poco o nessun valore aggiunto per gli utenti – è un problema che può influire negativamente sul ranking. In particolare, Google penalizza pagine prive di informazioni utili, come pagine affiliate senza valore aggiunto o che ospitano contenuti da altre fonti (contenuti di altri siti o post su blog ospite di bassa qualità), ma anche le famose doorway pages, progettate esclusivamente per posizionarsi su query specifiche e reindirizzare gli utenti altrove.

Effetti. Anche in questo caso, la penalità è la rimozione dall’indice, che può colpire in modo parziale (solo un determinato numero di pagine interessate dal problema) o l’intero dominio.

Correzione. Per risolvere questo problema dobbiamo, prima di tutto, identificare il tipo di violazione presente sulle nostre pagine, e quindi agire per correggere. Il nostro obiettivo deve essere sempre quello di investi tempo e risorse nella creazione di contenuti unici e utili, così come richiesto da Google.

  • Verificare sul nostro sito la presenza di contenuti che replicano contenuti trovati altrove, oppure di pagine con contenuti scarni e con link di affiliazione, oppure di pagine doorway
  • Valutare con sincerità se il sito offre contenuti utili effettivamente, chiedendo eventualmente anche ad amici o familiari (persone reali non affiliate con il sito) di utilizzare o recensire in modo oggettivo il sito per ricavarne idee per migliorarlo.
  • Migliorare il sito web in modo che apporti un valore aggiunto significativo per gli utenti.
  • Inviare una richiesta di riconsiderazione dopo aver risolto questi problemi, fornendo esempi di contenuti di cattiva qualità che abbiamo rimosso e di contenuti di buona qualità che abbiamo aggiunto. Attendere l’esito della revisione.
  1. Discrepanza tra contenuti AMP e pagina canonica

I contenuti della versione AMP e quelli della relativa pagina web canonica devono essere “sostanzialmente” gli stessi: ciò non significa che il testo deve necessariamente essere identico, ma che ci deve essere corrispondenza di argomento e di azioni degli utenti (che devono poter svolgere le stesse operazioni in entrambe le versioni).

Effetti. Se gli utenti AMP trovano contenuti significativamente diversi rispetto a quelli dell’altra versione, le pagine AMP vengono escluse dalla Ricerca e sostituite dalle rispettive pagine canoniche.

Correzione. Per evitare questa sanzione, è bene essere proattivi e controllare sempre in anticipo che la versione AMP e quella canonica di una pagina siano corrispondenti. Il lavoro di correzione se subiamo un’azione manuale per mancata corrispondenza di contenuti delle pagine AMP si articola in cinque punti:

  • Verifichiamo che la pagina AMP sia associata alla pagina canonica corretta.
  • Usare lo strumento Controllo URL di GSC per confermare che Google e utenti vedano la pagina allo stesso modo sia sulla pagina AMP che su quella canonica, a volte, infatti, la discrepanza può essere causata da un file robots.txt che blocca le risorse su una pagina o sull’altra.
  • Dopo aver “armonizzato” le pagine AMP e canoniche, richiediamo la revisione tramite Search Console.
  • Monitoriamo l’account di Search Console, perché è qui che Google ci informerà che è stata eseguita la revisione del sito e, se tutto è stato ben eseguito e non violiamo più le linee guida, l’azione manuale verrà revocata.
  1. Testo nascosto o abuso di parole chiave (keyword stuffing)

Rientrano tra le violazioni anche pratiche (che oramai dovrebbero essere) obsolete, come nascondere testo dietro immagini o utilizzando colore e sfondo identici o infarcire il contenuto di parole chiave in eccesso.

Effetti. Le pagine coinvolte perdono immediatamente ranking e possono essere rimosse.

Correzione. Il percorso dipende anche dalla quantità di sito interessato al problema – ovvero, se riguarda un numero limitato di pagine o l’intero dominio. In ogni caso:

  • Verifichiamo con lo strumento Controllo URL se sono presenti contenuti visibili al nostro crawler, ma non agli utenti che visitano il sito.
  • Cerchiamo la presenza di testo di colore uguale o simile a quello dello sfondo della pagina. Spesso possiamo individuare testo di questo tipo selezionando tutto il testo della pagina, ad esempio premendo Ctrl + A o Comando + A.
  • Cerchiamo il testo nascosto utilizzando gli stili CSS o il posizionamento.
  • Rimuoviamo o modifichiamo lo stile di qualsiasi testo nascosto in modo che sia rilevabile anche per l’utente umano.
  • Correggiamo o rimuoviamo qualsiasi paragrafo di parole ripetute senza contesto.
  • Correggiamo i tag <title> e il testo alternativo che contengono stringhe di parole ripetute.
  • Rimuoviamo qualsiasi altra istanza di keyword in eccesso.
  • Dopo aver risolto il problema su tutte le pagine, inviamo una richiesta di riconsiderazione e attendiamo l’esito della revisione.
  1. Gravi problemi di spam

Questa è una delle penalizzazioni più severe, applicata ai siti che utilizzano tecniche manipolative aggressive, come cloaking estremo, scraping di contenuti di altri siti senza aggiungere valore, abuso di contenuti su larga scala o altre violazioni gravi o ripetute. A differenza di altre sanzioni, nel caso del puro spam non si può invocare la inconsapevolezza.

Effetti. Il sito viene classificato interamente come spam e rimosso dall’indice in tempi brevissimi.

Correzione. Google è molto chiaro nei confronti di tali situazioni: per correggere il problema, dobbiamo ripulire l’intero sito e conformarci alle linee guida di Google. Secondo gli esperti, la ricezione della prima sanzione permette ancora di “salvare” il dominio, rimuovendo tutte le pratiche illecite e richiedendo un esame di riconsiderazione, in cui segnalare a Google esempi di contenuti di cattiva qualità che abbiamo rimosso e di contenuti di buona qualità che abbiamo aggiunto. Se Google determina che effettivamente le pagine non violano più le istruzioni, revocherà l’azione manuale. In caso di “ricaduta” nella stessa penalità, però, diventa altamente improbabile che Google ci offra un’altra possibilità dopo aver nuovamente infranto la sua fiducia, e quindi converrebbe addirittura “spegnere e ricominciare” da zero con un nuovo sito/dominio.

  1. Spam generato dagli utenti

In genere, lo spam generato da utenti si trova nelle pagine dei forum e guestbook, nei commenti di blog o nei profili utente, ovvero in quelle pagine che permettono agli utenti di creare o commentare contenuti senza moderazione. Google rileva spam in commenti, post, firme o nomi utente che promuovono prodotti, link sospetti o contenuti non pertinenti.

Effetti. Le pagine colpite dall’azione possono essere rimosse dall’indice, portando a una perdita di traffico e visibilità. È essenziale monitorare e moderare i contenuti generati dagli utenti.

Correzione. Anche in questo caso, conviene essere proattivi e ricercare le situazioni critiche sul sito prima che degenerino in un’azione manuale. Il processo di pulizia delle pagine si articola in questi passaggi:

  • Identificare le pagine in cui gli utenti possono aggiungere contenuti.
  • Cercare segnali evidenti di spam, come ad esempio post o profili che sembrano annunci; post o profili con link fuori contesto o fuori tema; post o profili con nomi utente commerciali (nomi come “Assicurazioni a prezzi scontati” che non suonano come nomi di persone reali) che rimandano a siti non correlati; post o profili che sembrano essere stati generati automaticamente (non scritti da un utente reale).
  • Cercare nel sito contenuti imprevisti o contenenti spam utilizzando nella Ricerca Google l’operatore site: e aggiungendo parole chiave commerciali o per adulti che non sono correlate all’argomento del sito.
  • Rimuovere tutti i contenuti spam e inappropriati.
  • Valutare l’implementazione di misure per impedire l’inclusione di spam generato da utenti, come ad esempio la moderazione dei contenuti.
  • Quando il sito è pulito e non è più in violazione, richiedere una revisione a Google e attendere la conclusione del processo.
  1. Sito utilizzato in modo illecito con spam di terze parti

Google rileva che alcune sezioni del sito vengono utilizzate in modo illecito per ospitare contenuti spam di valore scarso o nullo, generati da visitatori del sito o da terze parti. Questi contenuti possono includere testo non pertinente, link irregolari o informazioni promozionali inserite su sezioni interattive quali forum, guestbook, piattaforme di social media, caricatori di file, servizi di hosting gratuito o pagine di ricerca interne.

Effetti. Questa azione manuale ha effetto solo sulle pagine con contenuti spam. Contrariamente al caso del puro spam, la “buona notizia” è che questo intervento sottintende che Google ritiene comunque il sito di qualità tale da non avviare penalità su tutto il sito. Tuttavia, se il problema si estende a una porzione significativa del sito, può influire negativamente sull’esperienza utente e su reputazione e performance globali del dominio.

Correzione. Dobbiamo innanzitutto identificare e rettificare le violazioni del sito, ricercando le pagine in cui utenti, visitatori o altre terze parti potrebbero aggiungere contenuti o con cui potrebbero interagire, ad esempio forum, guestbook, piattaforme di social media, caricatori di file, servizi di hosting gratuito o pagine di ricerca interne a cui gli utenti possono inviare query. Il processo di correzione si articola poi in vari passaggi:

  • Esaminare gli URL di esempio nei messaggi ricevuti in Search Console o via email per capire meglio dove compaiono i contenuti con spam.
  • Usare l’operatore “site:” con parole chiave commerciali o per adulti non correlate all’argomento del sito per ricercare eventuali contenuti imprevisti o di spam – ad esempio, [site:nome-tuo-dominio viagra] o [site:nome-tuo-dominio guardare film gratis online] per rilevare contenuti non pertinenti. Dobbiamo verificare, ad esempio, la presenza di elementi quali testo fuori contesto o link fuori tema con l’unico scopo di promuovere un sito web o un servizio di terze parti (ad esempio “Download gratuito di film” o “guarda online”); contenuto senza senso o testo che sembra essere generato automaticamente; informazioni o commenti inviati da utenti con parole chiave non realistiche e di tipo commerciale (ad esempio nomi utente quali “Assicurazioni a prezzi scontati” che non sembrano essere nomi utente reali e rimandano a siti non correlati); risultati di ricerca interni in cui la query dell’utente appare finalizzata a promuovere un sito web o un servizio di terze parti.
  • Monitorare i file di log del server web per rilevare picchi insoliti o inspiegabili del traffico, soprattutto per le pagine create di recente. Verifichiamo anche la presenza di eventuali URL con parole chiave in pattern URL che sono del tutto irrilevanti per il sito web, usando anche il report sul rendimento per la Ricerca per visualizzare le pagine con più clic nella Ricerca Google.
  • Rimuovere eventuali contenuti inappropriati e bloccare la pubblicazione di contenuti di terze parti chiaramente inappropriati sulla piattaforma con un elenco di termini di spam, ad esempio termini correlati a streaming, download, contenuti per adulti, giochi e scommesse o prodotti farmaceutici.
  • Valutare la possibilità di raggruppare i contenuti interattivi in un unico percorso file per semplificare la manutenzione e il rilevamento di spam.
  • Quando il sito è pulito e non è più in violazione, richiedere una revisione a Google e attendere la conclusione del processo. Nel frattempo, continuare a monitorare ed eliminare attivamente i contenuti di spam, migliorare il sistema del sito e correggere la vulnerabilità del sistema per prevenire questo tipo di spam in futuro.
  1. Host gratuito contenente spam

La guida di Google è netta: una parte significativa dei siti ospitati sui servizi di hosting web gratuiti contiene spam. In effetti, possiamo dire che non esiste un hosting gratuito per davvero perché spesso ciò che risparmiamo sui costi per il servizio rischia di essere vanificato in termini di prestazioni, con un’affidabilità non all’altezza delle esigenze e annunci spam che non possiamo controllare.

Effetti. Oltre alla penalizzazione del singolo sito, Google affronta con durezza questo problema e si riserva il diritto di intraprendere un’azione manuale sull’intero servizio di hosting web, se riscontra che una porzione significativa delle sue pagine contiene spam – e, quindi, anche gli altri domini ospitati dal server possono perdere visibilità, indipendentemente dal fatto che siano compromessi o meno.

Correzione. Per Google, la correzione di questa azione manuale avviene analizzando gli utilizzi illeciti del servizio, rimuovendo eventuali account esistenti contenenti spam dal servizio ed entrando in contatto con il team di assistenza tecnica del servizio di hosting per metterli al corrente dell’azione manuale. A questo punto, possiamo richiedere la revisione di Google.

Per essere ancora più sicuri, sarebbe forse meglio eseguire direttamente una migrazione a un hosting differente, facendo richiesta di riconsiderazione una volta completato il processo.

  1. Violazioni delle norme di Google News e Discover

Ci sono attualmente 16 diverse penalizzazioni specifiche per siti che pubblicano contenuti fraudolenti, clickbait o informazioni non trasparenti nei contesti di Google News e Discover.

Più precisamente, questi comportamenti illeciti e non conformi alle norme specifiche di Google riguardano:

  • Contenuti pericolosi, che potrebbero facilitare direttamente danni gravi e immediati a persone o animali.
  • Pratiche ingannevoli coordinate, ovvero pagine o siti che nascondono o rappresentano in modo fuorviante la propria identità, proprietà, origine o scopo, inclusi rapporti finanziari o editoriali non dichiarati. Google penalizza contenuti che confondono gli utenti, ad esempio omettendo informazioni sul Paese di origine, falsificando l’indipendenza editoriale, omettendo dichiarazioni di rapporti con interessi politici ed economici.
  • Pratiche ingannevoli – norme di buon vicinato: contenuti che rubano l’identità di altre organizzazioni o nascondono informazioni sull’entità che li ha originati. Esempi includono l’occultamento del Paese di origine, contenuti rivolti a utenti di altri Paesi con premesse false e informazioni ingannevoli su rapporti o indipendenza editoriale.
  • Pratiche ingannevoli – furto d’identità: pagine o siti che fingono di essere qualcun altro, generando confusione negli utenti e travisando l’attribuzione. Anche le natura satirica delle informazioni, ad esempio, devono essere espressamente dichiarata per evitare di incappare in questa penalità.
  • Pratiche ingannevoli – rappresentazione ingannevole di affiliazione: viola le norme chi nasconde o rappresenta erroneamente rapporti editoriali o finanziari significativi con altre organizzazioni o governi.
  • Pratiche ingannevoli – rappresentazione ingannevole della località: contenuti che nascondono o rappresentano erroneamente il Paese o la località di origine, oppure che adottano comportamenti non autentici o pensati per ingannare, truffare o fuorviare.
  • Contenuti molesti: contenuti che configurano molestie, minacce o incitamenti a comportamenti lesivi verso persone. Rientra in questo caso anche pubblicare informazioni private che potrebbero essere utilizzate per minacciare, denigrare o screditare vittime di violenza o di una tragedia, negare un’atrocità oppure configurare altri tipi di molestie
  • Contenuti che incitano all’odio: quelli che promuovono discriminazione, violenza o intolleranza, configurandosi come molestie, bullismo o minacce. Ad esempio, materiale che fomenta odio razziale, religioso, di genere o basato sull’orientamento sessuale.
  • Contenuti multimediali manipolati: immagini, audio o video alterati per ingannare gli utenti riguardo eventi o fatti verificabili. Ne sono esempi deepfake e video modificati per distorcere realtà politiche o civiche.
  • Contenuti medici: Google non ammette contenuti che contraddicono il consenso scientifico o medico consolidato. Sono quindi vietati contenuti che propongono cure miracolose, informazioni mediche senza basi scientifiche o che contrastano le best practice basate su prove concrete.
  • Contenuti ingannevoli: contenuti che inducano gli utenti in errore o che attirano con promesse di dettagli non mantenuti effettivamente. Ad esempio, titoli clickbait o contenuti che tradiscono quanto anticipato.
  • Contenuti sessualmente espliciti: contenuti che includono immagini o video sessualmente espliciti, il cui scopo principale è provocare eccitazione sessuale, non conformi alle norme del motore di ricerca.
  • Contenuti di natura terroristica: contenuti che promuovono, incitano o glorificano atti terroristici o estremistici, come ad esempio materiale di reclutamento o esaltazione di attacchi estremisti.
  • Trasparenza: la trasparenza è fondamentale per le norme di Google e i visitatori devono sapere chiaramente chi pubblica e gestisce i contenuti. La violazione riguarda i casi di assenza di informazioni su autori, testata, editore, azienda o rete correlata e informazioni di contatto.
  • Violenza e contenuti efferati: contenuti che incitano, glorificano o rappresentano in modo gratuito episodi di violenza; inoltre, non sono ammessi contenuti volutamente espliciti o scioccanti pensati per disgustare gli utenti.
  • Linguaggio volgare e blasfemo: contenuti caratterizzati da un linguaggio offensivo, osceno o volutamente provocatorio, senza contesto o valore informativo, che sono considerati inappropriati per la piattaforma.

Effetti. I contenuti vengono rimossi dalle sezioni di News e Discover, preservando l’integrità editoriale. È bene chiarire che un’azione manuale per Google News o Google Discover non influisce sulle nostre performance nella Ricerca Google, ma produce solo un impatto sulle prestazioni del sito in queste sezioni di notizie.

Correzione. Il percorso per uscire dalla penalità di questo tipo è sempre lo stesso, per tutti i problemi:

  • Trovare e rimuovere qualsiasi contenuto che, anche remotamente, possa violare le policy di News o Discover riguardo al tema vietato.
  • Quando abbiamo completato la revisione e apportato le modifiche necessarie, inviare una richiesta di riconsiderazione in Search Console, dilungandoci nel fornire spiegazioni sincere sulla problematica e, in particolare, “prove della modifica delle prassi redazionali, incluse nuove linee guida redazionali e una cronologia delle prassi migliorate del consiglio di redazione”.
  • Attendere la valutazione: se il team di Google stabilisce che il sito non viola più le norme revocherà l’azione manuale.
  1. Abuso della reputazione del sito

Questa violazione si verifica quando un sito ospita contenuti di terze parti che sfruttano la reputazione del dominio ospitante per manipolare i risultati di ricerca, violando le norme sullo spam di Google. In pratica, vengono pubblicate pagine che non hanno alcuna connessione diretta con lo scopo principale del sito, ma che approfittano degli indicatori di ranking del sito host per ottenere maggiore visibilità o vantaggi strategici. Esempi di abuso della reputazione del sito includono pagine sponsorizzate o pubblicitarie pubblicate da terze parti, contenuti di partner o di fonti esterne che non sono correlati direttamente al sito principale, pagine create unicamente per migliorare il ranking di ricerca di altre entità, senza offrire valore aggiunto agli utenti del sito host.

Effetti. L’applicazione di un’azione manuale per abuso della reputazione del sito può interessare specifiche pagine del dominio, portando al loro degrado nel ranking di ricerca o alla completa deindicizzazione. Tuttavia, se la violazione persiste o viene reiterata Google potrebbe adottare misure più severe e altre azioni manuali, influendo negativamente sul ranking complessivo dell’intero sito.

Correzione. Il processo per risolvere questa violazione e recuperare visibilità inizia ovviamente dall’eliminazione del problema scatenante: rileviamo e analizziamo quindi le pagine di terze parti pubblicate sul sito, escludendo tali dall’indice di Ricerca. A sito “pulito” inviamo la richiesta di riconsiderazione, documentando le correzioni effettuate e dimostrando l’impegno a rispettare le norme, e attendiamo la revisione di Google.

Come identificare le azioni manuali: strumenti e segnali utili

Individuare un’azione manuale è il primo passo per affrontare le penalizzazioni e avviare un processo di recupero efficace. Fortunatamente, come ampiamente detto, gli strumenti offerti da Google ci permettono di identificare con precisione il problema e comprenderne l’impatto sul sito, oltre che di avviare il lavoro per recuperare l’eventuale ranking e traffico che abbiamo perso.

Il nostro riferimento principale è la Google Search Console, lo strumento ufficiale e insostituibile per rilevare la presenza di un’azione manuale su un sito. Per accedere al rapporto Azioni manuali è sufficiente entrare nella sezione “Sicurezza e Azioni manuali” del menu principale. In questa area specifica, Google informa se il sito è stato oggetto di una penalizzazione e fornisce dettagli essenziali sul tipo di violazione rilevata.

All’interno del rapporto vengono evidenziate una serie di informazioni cruciali:

  • La tipologia dell’infrazione.
  • La portata della penalizzazione, che può colpire solo alcune pagine specifiche o estendersi all’intero sito.
  • Gli esempi di pagine coinvolte, per aiutare a comprendere meglio il problema e facilitare un intervento mirato.

Un aspetto fondamentale del rapporto è l’utilizzo di messaggi chiari e diretti, con collegamenti alle risorse ufficiali di Google per approfondire ogni singola violazione. Ad esempio, se riceviamo una notifica per “Dati strutturati problematici”, il report fornirà un link alle linee guida di Google su come implementare correttamente i markup.

Per valutare l’impatto delle azioni manuali, possiamo collegare i dati della Search Console con strumenti analitici, analizzando metriche come il traffico organico e il calo di posizionamenti nelle parole chiave strategiche. Con SEOZoom, ad esempio, possiamo monitorare le variazioni nei ranking e identificare quali pagine o keyword hanno subito una perdita improvvisa di visibilità. L’integrazione di questi dati con il rapporto Azioni manuali ci consente di avere una panoramica completa della situazione.

Affrontare le notifiche presenti nel rapporto significa intraprendere un processo di risoluzione preciso e strutturato. Una volta individuata la violazione, il primo passo è documentare tutte le azioni correttive intraprese per preparare una solida richiesta di riconsiderazione a Google. Questo approccio non solo permette di rimuovere le penalizzazioni, ma rafforza anche la fiducia del motore di ricerca nel sito.

Come approcciare alla risoluzione dei problemi

Come descritto analizzando i casi singoli, affrontare una sanzione manuale di Google richiede un approccio metodico e ben strutturato, che parta dall’identificazione precisa delle violazioni fino all’adozione di misure correttive documentate.

Gli strumenti a nostra disposizione, combinati a una strategia precisa, ci permettono di analizzare il problema, applicare le modifiche necessarie e inviare una richiesta di riconsiderazione dettagliata per ottenere la revoca della penalizzazione.

Attraverso la Search Console possiamo identificare le pagine problematiche e verificare eventuali errori riscontrati, ad esempio link non conformi, dati strutturati problematici o contenuti duplicati. Lo strumento ci permette, inoltre, di testare l’accessibilità delle pagine per i crawler di Google, verificando se risorse importanti sono bloccate o inaccessibili. È sempre buona pratica garantire che tutte le pagine del sito siano visibili sia agli utenti che a Googlebot durante la revisione.

In questo frangente possiamo anche usare SEOZoom per approfondire ulteriormente l’analisi, in particolare per affrontare problematiche legate ai backlink o ai contenuti. Ad esempio:

  • Analisi del profilo backlink, per monitorare i link che puntano al nostro sito, individuando quelli sospetti o non naturali. Questo è particolarmente utile per violazioni legate a schemi di link, permettendoci di identificare e rifiutare i link problematici.
  • Valutazione della qualità dei contenuti: tramite il monitoraggio delle pagine in termini di visibilità e keyword coinvolte, possiamo verificare se i contenuti presentano caratteristiche di valore per gli utenti o se rispondono agli intenti di ricerca.
  • Monitoraggio delle performance durante le correzioni: una volta implementati i fix necessari, possiamo osservare i segnali di ripresa organica nel posizionamento e nel traffico di ricerca, ottenendo conferme tangibili dell’efficacia delle modifiche apportate.

Come inviare una richiesta di riconsiderazione

Risolto il problema rilevato, il passo successivo è inviare una richiesta di riconsiderazione tramite il report Azioni manuali della Search Console. Questo è un processo cruciale, perché rappresenta l’unico modo per comunicare direttamente con Google e dimostrare di aver adottato le misure necessarie per conformarsi alle sue linee guida.

Scrivere una richiesta di riconsiderazione efficace richiede trasparenza, precisione e una documentazione chiara delle azioni intraprese. Non è sufficiente affermare semplicemente di aver risolto il problema: è necessario fornire dettagli esaustivi che mostrino l’impegno a migliorare la qualità del sito.

Una buona richiesta dovrebbe includere diversi punti chiave:

  1. Descrizione completa della violazione: spieghiamo il tipo di problema rilevato e ammettiamo eventuali errori commessi. Una comunicazione onesta e aperta dimostra a Google che abbiamo compreso la problematica.
  2. Azioni intraprese per risolvere il problema: descriviamo passo dopo passo gli interventi applicati. Ad esempio, se la penalizzazione riguardava link non naturali, indicheremo di aver rimosso o “rifiutato” i collegamenti problematici e implementato pratiche sicure per il futuro. Se il problema era relativo a contenuti di basso valore, specificheremo quali pagine sono state eliminate o migliorate.
  3. Documentazione a supporto: forniamo la prova concreta del lavoro svolto. Questo può includere:
  • Screenshot delle modifiche effettuate.
  • URL aggiornati e testabili che dimostrano l’effettivo intervento.
  • Elenchi di link in disavow o rapporti con dettagli sulle modifiche strutturali.
  • Conferme di test superati tramite strumenti come il Controllo URL della Search Console o il Debug del file robots.txt.

Quando compiliamo il modulo per la richiesta, il tono deve essere equilibrato e professionale. È utile essere esaustivi senza risultare prolissi, evidenziando chiaramente il nostro impegno nel rispettare le linee guida di Google. Inoltre, bisogna concentrare l’attenzione sui progressi raggiunti, senza giustificazioni inutili o tentativi di minimizzare il problema.

Una volta inoltrata la richiesta, Google procederà al riesame del sito. I tempi di risposta possono variare, ma generalmente si riceve un feedback entro un periodo che può andare da qualche giorno a diverse settimane. Il risultato, comunicato nella Search Console, può essere positivo, il che significa che l’azione manuale è stata revocata, oppure negativo, se Google ritiene che le correzioni non siano state sufficienti.

In caso di rigetto è fondamentale rivalutare gli interventi eseguiti, correggere eventuali lacune e presentare una nuova richiesta con maggiore attenzione ai dettagli. Ogni processo di riconsiderazione è un’opportunità per dimostrare affidabilità e migliorare le performance SEO nel lungo termine, costruendo un rapporto di fiducia tra il sito e Google.

Azioni manuali e Google Search Console, focus sugli strumenti utili

Chiarito a grandi linee il quadro delle possibili violazioni in cui possiamo incappare e degli aspetti pratici per individuare e correggere i problemi, possiamo approfondire il discorso sulle tecniche per ripulire il sito e tentare di recuperare traffico e posizioni perse, viste direttamente dall’ottica di Google. A guidarci in queste operazioni è infatti uno degli appuntamenti con la serie Google Search Console Training, in cui Daniel Waisberg fa luce sullo specifico Rapporto Azioni Manuali presente nella Search Console di Google, che serve appunto a darci indicazioni utili nel caso in cui il nostro sito sia interessato da un problema di azioni manuali che potrebbero pregiudicarne il rendimento o addirittura la presenza stessa in SERP, come spiega anche la pagina ufficiale di guida.

“Google è costantemente al lavoro per migliorare la Ricerca”, dice Waisberg a inizio video, ed è per questo che le modifiche agli algoritmi del motore di ricerca sono sottoposte a una dettagliata valutazione qualitativa prima del rilascio ufficiale. Gli algoritmi sono eccellenti nell’identificazione dello spam e, nella maggior parte dei casi, intervengono in modo automatico per eliminarlo dalle pagine dei risultati.

Per perfezionare sempre di più la qualità dei risultati di ricerca, Google scansiona specifici siti che non rispettano le policy e linee guida: in questi casi, un essere umano può analizzare il sito ed eventualmente decretare un’azione manuale. Quando ciò avviene, una parte o l’intero sito potrà perdere posizioni nelle classifiche o addirittura essere escluso e non mostrato nei risultati di ricerca di Google.

Guida di Google sulle azioni manuali

I tipi di azione manuale

Nel video, il Googler si concentra su alcuni dei problemi principali che generano un’azione manuale, spiegando di cosa si tratta e come risolverli per ripulire il sito e tentare di recuperare la visibilità persa, offrendoci come detto un ulteriore punto di vista su questo tema.

Si comincia dallo spam puro, “quello che molti webmaster definiscono black hat SEO”, che include tecniche complesse come la generazione automatica di contenuto senza senso, il cloaking, lo scraping (l’uso illecito di contenuti di altri siti) altre pratiche losche.

Anche Waisberg ribadisce che Google definisce come “scarni” o “thin” i contenuti di bassa qualità che offrono informazioni con poco o nessun valore aggiunto per gli utenti, e ciò è ancor più vero dopo la partenza nell’agosto 2022 di Helpful Content System, che rafforza la necessità per un sito di fornire contenuti utili. Al contrario, quando un sito presenta una notevole quantità di pagine di qualità bassa o superficiali, che non offrono agli utenti contenuti sostanzialmente unici o utili e costituiscono una violazione alle policy, le sue pagine sono esposte appunto a violazione e azione manuale.

Le azioni manuali per questioni legate ai dati strutturati sono comminate se Google rileva che alcuni dei markup delle pagine presentano tecniche non ammesse, come ad esempio markup di contenuti non visibili agli utenti, markup di contenuti irrilevanti o fuorvianti oppure altri comportamenti di manipolazione.

Come usare il Rapporto Azioni Manuali in GSC

La Google Search Console mette a disposizione vari strumenti per scoprire se sono state emesse azioni manuali nei confronti del sito e visualizzare la loro cronologia, con la possibilità di leggere tutti i dettagli al riguardo.

In questo modo abbiamo un contesto chiaro sui problemi del sito e sulla sua storia, utile anche nei casi di recente acquisizione del dominio o di una nuova consulenza. In particolare, qui ci sono due rapporti che possono aiutarci a capire se il nostro sito ha problemi: il rapporto Azioni manuali e il rapporto Problemi di sicurezza, che svolgono ruoli distinti ma complementari nel monitoraggio della salute del nostro sito web. Per questo, sono il punto di riferimento da consultare immediatamente quando sospettiamo che il nostro sito abbia ricevuto un’azione manuale (insieme alla sezione delle notifiche e degli avvisi).

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Analizza il tuo sito e controlla se ci sono pagine con problemi da risolvere

In breve, il rapporto Azioni manuali ci informa in modo specifico se Google ha preso un’azione manuale contro il nostro sito. Questo può includere informazioni su problemi specifici, come l’uso di tecniche di SEO non etiche. Il report Azioni manuali si concentra su problemi che possono influenzare il posizionamento del nostro sito nei risultati di ricerca di Google, elencando i casi rilevati manualmente in una pagina o un sito che fanno riferimento solitamente a tentativi di manipolazione del ranking, ma non sono necessariamente pericolosi per gli utenti. L’effetto delle azioni manuali, lo abbiamo detto, è una diminuzione del ranking delle pagine o del sito o addirittura la sua omissione dai risultati di ricerca, senza che gli utenti però abbiano alcuna informazione evidente al riguardo.

D’altra parte, il report Problemi di sicurezza si occupa di questioni che possono danneggiare gli utenti che visitano il nostro sito, come ad esempio attacchi di phishing, malware o software indesiderato che potrebbero compromettere la sicurezza del computer dell’utente. A differenza dei problemi rilevati nell’altro strumento, questi possono portare a un avviso visibile per l’utente, sia nei risultati di ricerca che durante la visita al sito, in modo da fornire un avvertimento rapido. Di solito, si tratta di un’etichetta di avviso nei risultati di ricerca oppure un browser potrebbe visualizzare una pagina di avviso interstitial quando un utente prova a visitarle.

Come correggere le azioni manuali e i problemi del sito

Ai fini della nostra guida ci concentriamo sul rapporto Azioni Manuali, che ci consente di intervenire per correggere le questioni segnalate e tentare quindi di recuperare le posizioni e il traffico persi su Google.

Cliccando su una delle voci presenti nel rapporto si apre una schermata riassuntiva che descrive il problema, fornisce i pattern delle pagine interessate e indica un metodo di risoluzione.

È bene capire che dobbiamo ripulire tutte le pagine colpite dal problema e non intervenire in modo parziale, perché altrimenti il processo di riconsiderazione non andrà a buon fine.

Quando abbiamo completato la revisione di tutte le pagine che presentano problemi segnalati da Google, possiamo cliccare sul pulsante “Richiedi esame” presente nel rapporto per avviare una richiesta di riconsiderazione.

Presentare una richiesta di revisione a Google

Una richiesta deve descrivere le correzioni apportate e soddisfare in particolare tre criteri, per essere efficace:

  • Spiega con precisione il problema di qualità del sito.
  • Descrive la procedura eseguita per risolvere il problema.
  • Documenta il risultato delle contromisure adottate.

Dopo aver inviato una richiesta, riceveremo una notifica che indica che Google ha preso in carico l’esame; al termine della revisione, un altro messaggio ci informerà dell’esito del processo, ovvero se la riconsiderazione è stata accettata o respinta.

Acquisizioni di vecchi domini segnalati, la procedura da seguire

Waisberg offre anche un consiglio a chi ha di recente acquisito un dominio colpito da azioni manuali: oltre a eseguire tutte le operazioni di pulizia necessarie e pretese, il nuovo proprietario può segnalare nella richiesta la sua situazione e garantire che da quel momento il sito seguirà le linee guida di Google. Non bisogna solo eliminare tutto il contenuto vecchio e problematico, ma anche aggiungere nuovi contenuti buoni prima di fare la richiesta.

Domande frequenti sulle azioni manuali di Google

Le azioni manuali di Google sollevano spesso dubbi, oltre che preoccupazioni, in particolare sui metodi più efficaci di gestione e su quali siano le implicazioni a lungo termine per un sito penalizzato. In conclusione, quindi, proviamo a rispondere alle questioni più comuni, offrendo risposte chiare e sintetiche per aiutare a comprendere come affrontare e prevenire queste penalizzazioni.

  1. Quanto tempo ci vuole per rimuovere una penalizzazione?

Il tempo necessario per rimuovere una penalizzazione dipende principalmente da due fattori: la velocità con cui vengono applicate le correzioni e i tempi di revisione di Google. Una volta inviata la richiesta di riconsiderazione tramite Google Search Console, il processo può richiedere qualche giorno fino a diverse settimane, a seconda della complessità del problema e del volume di richieste che Google sta gestendo. È cruciale assicurarsi che tutte le problematiche segnalate siano completamente risolte prima di inviare la richiesta, per evitare ritardi o un rifiuto.

  1. Come evitare penalizzazioni improvvise?

La prevenzione è sempre il miglior approccio. Per evitare azioni manuali, è essenziale rispettare le Search Essentials e adottare una strategia SEO trasparente. Bisogna creare contenuti di qualità, evitare pratiche manipolative come l’acquisto di backlink o il cloaking, e utilizzare dati strutturati in modo accurato e conforme alle linee guida. Inoltre, monitorare regolarmente il sito tramite Google Search Console e strumenti SEO come SEOZoom aiuta a individuare in anticipo segnali di rischio, come link innaturali o problemi di dati strutturati.

  1. È possibile recuperare il ranking dopo una penalizzazione?

Sì, è possibile recuperare il ranking, ma il processo dipende dalla gravità della penalizzazione e dalle azioni intraprese. Una volta che Google revoca la penalizzazione, il traffico organico potrebbe non tornare immediatamente ai livelli precedenti, specialmente se la penalità ha avuto un impatto prolungato sulla reputazione del sito. In questi casi, occorre lavorare per ricostruire la fiducia agli occhi di Google, migliorando costantemente i contenuti e adottando strategie SEO lungimiranti. Il recupero potrebbe richiedere diverse settimane o mesi, a seconda della situazione.

  1. Che cosa comporta un’azione manuale per le funzionalità di ricerca avanzate?

Se il sito è stato penalizzato per violazioni legate ai dati strutturati, molto probabilmente perderà temporaneamente l’accesso ai rich snippet o ad altre funzionalità avanzate nelle SERP (come le stelle delle recensioni o i prezzi dei prodotti). Tuttavia, una volta che la violazione viene risolta e Google rimuove l’azione manuale, queste funzionalità possono essere ripristinate gradualmente, a condizione che il markup del sito sia conforme alle linee guida.

  1. Quali sono i segnali precoci di rischio di azione manuale?

Alcuni segnali possono indicare che il nostro sito è a rischio di penalizzazione. Tra questi, troviamo un aumento improvviso di link innaturali che puntano al nostro sito, l’accumulo di contenuti generati automaticamente o di bassa qualità e la messa in atto di tecniche SEO non conformi. Monitorare i dati della Search Console per messaggi di avvertimento o errori tecnici, così come l’andamento del ranking tramite SEOZoom, può aiutarci a intervenire prima che Google applichi una sanzione.

  1. Cosa succede se Google respinge la richiesta di riconsiderazione?

Se la richiesta di riconsiderazione viene respinta, Google fornisce solitamente indicazioni su quali problemi non sono stati risolti correttamente. In questi casi, è necessario analizzare nuovamente il rapporto Azioni manuali nella Search Console, identificare lacune nelle correzioni effettuate e procedere con ulteriori interventi. Una nuova richiesta può essere inviata solo dopo aver completato tutte le modifiche richieste, avendo cura di documentarle in modo chiaro.

  1. Un’azione manuale può riguardare solo una parte del sito?

Non tutte le penalizzazioni interessano il dominio nella sua interezza: alcune azioni manuali colpiscono solo specifiche pagine o sezioni problematiche, come una directory contenente contenuti duplicati o link innaturali. Questo offre l’opportunità di intervenire in modo mirato senza dover ricostruire l’intero sito. Tuttavia, è importante controllare tutte le pagine per assicurarsi che lo stesso problema non si ripresenti altrove.

  1. Le penalizzazioni manuali hanno un impatto permanente?

No, le penalizzazioni manuali non sono permanenti: possono essere rimosse una volta risolte le problematiche che le hanno causate. Tuttavia, i loro effetti possono protrarsi nel tempo, soprattutto in termini di perdita di visibilità e reputazione. Anche dopo la rimozione della penalizzazione, potrebbe essere necessario del tempo per riconquistare le posizioni in SERP e la fiducia di Google.

  1. Quali strumenti sono indispensabili per prevenire e affrontare le penalizzazioni?

La Google Search Console è il riferimento principale per monitorare eventuali azioni manuali e per gestire la comunicazione diretta con Google riguardo a penalizzazioni e richieste di riconsiderazione. Per un controllo più approfondito, gli strumenti SEO di SEOZoom permettono di monitorare le dinamiche dei backlink, individuare contenuti critici e analizzare l’andamento del ranking, fornendo dati utili che integrano quelli offerti dalla Search Console.

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