Guida al significato di ricerca organica e traffico organico per i siti

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Ripartiamo dalle basi! Spesso, anche nei nostri approfondimenti, utilizziamo delle formule comuni ma molto settoriali, che possono risultare di difficile comprensione a chi non è addentro alla professione o si approccia per la prima volta alle tematiche SEO: è il caso di ricerca organica e traffico organico, espressioni che possono essere meno scontate di quanto possa sembrare. Tutto ruota intorno all’aggettivo “organico”, insomma, e quindi oggi cercheremo di spiegare qual è il significato di ricerca organica, quali sono i risultati organici su Google e perché è importante incrementare il traffico organico.

Ricerca organica: definizione e spiegazione

Ricerca organica è una formula che si riferisce ai risultati di ricerca che vengono generati dai motori di ricerca come Google in risposta a una specifica query dell’utente e che non sono influenzati da pubblicità o sponsorizzazioni.

Della ricerca organica fanno parte tutti i risultati che appaiono sulle SERP di Google  che non sono a pagamento: sono quindi pagine che gli algoritmi mostrano solo perché pertinenti ai termini di ricerca di un utente, considerando una serie di fattori, tra cui la rilevanza del contenuto rispetto alla query di ricerca, la qualità del contenuto e la reputazione del sito web.

In pratica, quindi, la ricerca organica è l’area del lavoro del digital marketing verso cui si concentra per definizione la SEO, che studia le tattiche e i miglioramenti necessari ad aumentare la visibilità organica delle pagine di un sito.

Che cos’è il traffico organico: significato, caratteristiche e utilità

Serve a questo punto aprire una parentesi sul “traffico“, che potremmo definire l’unità di misura di un sito web: qualsiasi sito di qualsiasi tipo ha infatti l’obiettivo di attirare traffico – e, possibilmente, traffico di qualità – perché un maggior numero di visitatori significa aumentare le possibilità di guadagno attraverso le vendite, i clic o le altre forme di monetizzazione.

Alla luce di quanto scritto, è facile capire la definizione di traffico organico: tutte le visite che arrivano su pagine del sito web, blog o e-commerce da parte di utenti che hanno lanciato query su Google o altri motori di ricerca e cliccano appunto su uno dei risultati organici proposti nella SERP. I visitatori organici sono di conseguenza le persone che atterrano su un sito subito dopo aver utilizzato un motore di ricerca, senza rimando da alcun’altra pagina web.

L’organic traffic è quindi gratuito e potenzialmente a disposizione di tutti i siti, ma il suo valore effettivo dipende da tante variabili, tra cui posizione effettiva in SERP, caratteristiche strutturali della SERP stessa, livello di ottimizzazione e attrattività degli snippet di anteprima e così via.

Ad ogni modo, la gratuità e la potenziale enorme visibilità sono alcuni dei motivi che spiegano l’importanza del traffico organico e che la ricerca organica un canale fondamentale per chi vuole lanciare o rilanciare un business online, e la SEO è ovviamente la grande protagonista di questo processo.

Il traffico organico si differenzia anche dal traffico diretto, ovvero dalle visite che un sito ottiene senza intermediazione, da parte di utenti che conoscono l’indirizzo e lo inseriscono direttamente nella barra del browser o lo selezionano dai preferiti, e soprattutto è l’opposto del traffico a pagamento – le visite generate dagli annunci a pagamento attraverso campagne Google Ads e ogni altro genere di segnale esterno paid con cui incanalare traffico verso il sito, che rientrano in ambito digital marketing alla più ampia branca del SEM.

Rispetto al traffico a pagamento, il traffico organico non richiede un investimento extra budget se non quello legato alla SEO (se ci serviamo di agenzie o professionisti esterni, o anche i costi per i tool di analytics), che resta la via preferenziale per cercare di migliorare la visibilità del sito sui motori di ricerca e, quindi, di aumentare il traffico organico. Inoltre, la SEO seria si concentra olisticamente sull’ottimizzazione del sito in tutte le sue parti, da quelle tecniche a quelle contenutistiche, e offre risultati permanenti nel tempo, mentre le campagne ads hanno durate più limitate e rischiano di non portare effetti positivi al termine del periodo di investimento, come dicevamo anche analizzando le caratteristiche della SEA.

Il significato di organico nell’ambito digital

Come dicevamo, tutto ruota intorno all’aggettivo organico, che potrebbe portarci fuori strada nella comprensione del tema.

A livello etimologico, “organico” deriva dal latino “organicum“, che a sua volta ha origine dal greco “organikos“, e fa riferimento a qualcosa che ha una relazione con un organo o che ha una struttura organizzata. In italiano, “organico” è usato per descrivere qualcosa che è strutturato, che ha una funzione all’interno di un sistema più grande, o che è naturale e non sintetico.

Proprio quest’ultima accezione è quella diffusa in ambito digitale, sulla scia della lingua inglese, in cui “organic” ha proprio questo significato – ad esempio, quella che per noi è “agricoltura biologica” in inglese si definisce “organic agriculture”. Ne consegue, quindi, che organic è qualcosa che si sviluppa senza forzature esterne, pianificazione o interventi artificiali.

Venendo ai topic di nostro interesse, l’organic search o SEO organica è quindi l’insieme dei risultati che appaiono in modo naturale, sulla base dei rigorosi calcoli algoritmici e senza l’influenza dei pagamenti degli inserzionisti, mentre al contrario la ricerca paid è l’espressione riferita al sistema di annunci sponsorizzati su Google e non solo.

In altre parole, quando in ambito web e SEO parliamo di ricerca organica o traffico organico ci riferiamo a risultati e visitatori che sono stati ottenuti attraverso metodi non a pagamento, in maniera “naturale” e senza l’influenza da fattori esterni, come la pubblicità a pagamento, riflettendo l’idea di un sistema in cui ogni elemento ha un ruolo e una funzione specifica.

Quali sono gli altri canali organici sul web

Oltre alla organic search e al posizionamento organico su Google, nel marketing digitale ci sono altri importanti “canali organici”, ovvero vie attraverso le quali un sito web può acquisire visibilità e traffico senza ricorrere alla pubblicità a pagamento e grazie a cui può costruire una presenza online solida e duratura, basata sulla creazione di contenuti di alta qualità che rispondano alle esigenze e agli interessi del nostro pubblico.

Un canale organico di grande importanza è rappresentato dai social media: creando e condividendo contenuti su queste piattaforme possiamo raggiungere il nostro pubblico senza dover pagare per la pubblicità, a fronte però di una strategia ben pensata e un impegno costante, che sono alla base di una strategia efficace sui social.

Spesso sottovalutato, anche l’email marketing può essere un canale organico efficace: costruendo una lista di email e inviando contenuti di valore ai nostri iscritti, possiamo generare traffico verso il nostro sito senza dover pagare per la pubblicità. Ovviamente non possiamo trascurare il potere dei referral, e quindi del valore di ottenere link, menzioni o citazioni verso le nostre risorse da altri siti web, blog o individui, generando traffico e contribuendo alla crescita della fama e dell’autorevolezza del nostro brand.

Come si compone la ricerca organica su Google

La distinzione tra traffico organico e traffico paid è visibile anche su Google, che nelle sue SERP distingue (per legge e non sempre in maniera effettivamente evidente) i risultati organici da quelli a pagamento, segnalati dall’etichetta Annuncio che identifica il sistema di Google Ads, completando poi la pagina dei risultati con tutte le altre feature che ormai conosciamo.

Se alle origini era facile individuare quali fossero i risultati organici – i classici 10 link blu che apparivano dopo la digitazione di una query – oggi la situazione è molto più complessa e, come rivelato anche da un nostro studio, lo spazio effettivamente a disposizione della ricerca gratuita è praticamente eroso dalle altre funzioni che appaiono nella pagina di Google, e che solitamente riportano ad altri strumenti di proprietà Big G.

Ad ogni modo, le evoluzioni non hanno modificato lo spirito originario del servizio, e quindi ancora oggi è possibile trovare i risultati organici, il cui posizionamento non si acquista ma è valutato dagli algoritmi in base ai loro fattori di ranking e, in particolare, rispetto a criteri quali pertinenza, qualità, utilità e corrispondenza dei contenuti con la richiesta che l’utente ha reso attraverso la sua query.

Come dicono le pagine pubbliche di Mountain View, la ricerca organica è la sezione gratuita delle pagine dei risultati di ricerca, in cui “non è mai possibile acquistare posizionamenti” perché  Google “tende sempre a mostrare sempre contenuti che rispecchiano in pieno la query espressa dall’utente”.

Non solo ricerca organica e traffico organico: la ricerca a pagamento e le altre feature nelle SERP

Se l’odierna SERP di Google ci appare più caotica rispetto al passato è a causa della presenza di tantissime altre feature che, seguendo la classificazione appena descritta, possiamo comunque definire organiche – cioè gratuite, non legate a pagamenti ma a valutazioni algoritmiche.

I risultati del local pack, i knowledge panel, ma anche i box People Also Ask, i featured snippet, i caroselli con gli articoli di attualità o le immagini e tutti gli altri risultati multimediali ricchi estendono la portata della ricerca e permettono all’utente di approfondire la sua query in modo differente o di avere una risposta più mirata al search intent nascosto dietro la richiesta.

Di senso completamente opposto sono i risultati della paid search, ovvero della ricerca a pagamento, la cui posizione e apparizione nelle SERP è determinata solo dalla spesa effettata da un advertiser sulla rete di ricerca a pagamento di Google (o degli altri motori di ricerca). Tali risultati sponsorizzati sono di vario tipo, a cominciare dagli annunci pay per click espliciti che compaiono nelle pagine dei risultati di ricerca, solitamente in alto o in basso.

La principale differenza tra ricerca organica e ricerca a pagamento è quindi il costo: nel primo caso, non si paga nulla apertamente (ma le attività SEO per migliorare il posizionamento possono ovviamente costare tempo e fatica, oltre che un investimento monetario vero e proprio), mentre nella paid search è necessaria una spesa in campagne di Google Ads – semplificando, nella modalità Pay Per Click si paga il motore di ricerca ogni volta che qualcuno fa clic su un annuncio dalle inserzioni e visita il sito web.

C’è però da considerare anche l’aspetto temporale, come dicevamo: i risultati organici solitamente durano maggiormente nel tempo rispetto a quelli a pagamento che, quando finisce la campagna, tendono a sparire. Allo stesso tempo, però, con un investimento in Ads è possibile ottenere dietro pagamento visibilità immediata (per quanto rapida ed effimera), mentre i tempi della SEO per il posizionamento organico possono essere molto più lenti e ci vogliono anche mesi per migliorare il ranking.

Perché è importante la ricerca organica

Il valore della ricerca organica è elevato perché, per moltissimi siti, rappresenta la prima fonte di visite e di quello che si chiama come detto traffico organico, ovvero il traffico proveniente dai clic di utenti che sono passati attraverso il motore di ricerca grazie a posizionamenti ottenuti senza alcuna spesa “evidente” (e non quindi da annunci a pagamento né da altri canali come i social).

Il traffico organico è un tipo di traffico completamente diverso da quello che si può ricevere da qualsiasi canale a pagamento o social, perché attrae persone interessate a ciò che la pagina e il sito possono offrire: gli utenti cliccano volontariamente sul risultato organico e lo preferiscono sulla base della propria intuizione (e di ciò che leggono negli snippet di anteprima o di ciò che sanno a proposito del brand), e quindi sono già potenzialmente predisposti positivamente a interagire con il contenuto e potenzialmente pronti alla conversione.

Inoltre, è spesso un indicatore di quanto sia efficace la nostra strategia SEO: se stiamo facendo un buon lavoro nell’ottimizzare i nostri contenuti, dovremmo vedere un aumento del traffico organico.

Il nostro compito è quindi “coltivare” questo traffico organico e fare in modo che gli utenti che atterranno sulle pagine trovino ciò che si aspettavano, senza tornare indietro delusi alle pagine del motore di ricerca per cliccare su risultati di competitor.

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