SafeSearch di Google, il filtro ai contenuti espliciti nella Ricerca

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È un argomento che può creare confusione a proprietari di siti e SEO, ma soprattutto è un aspetto che può generare un impatto negativo al traffico organico dei siti che si muovono su una linea sottile nella fornitura di contenuti espliciti, o che almeno lo possono apparire secondo gli algoritmi di Google. Parliamo di SafeSearch, il famoso filtro introdotto da Google per limitare la comparsa di risultati e contenuti espliciti dalle SERP del motore di ricerca, per cercare di capire cos’è e come funziona.

Che cos’è SafeSearch di Google

Introdotti per la prima volta nel 2009, i filtri SafeSearch di Google sono il sistema con cui l’utente può modificare le impostazioni del browser per filtrare i contenuti espliciti dalla visualizzazione nei risultati di ricerca. In pratica, sono dei filtri automatici che bloccano la visualizzazione di contenuti espliciti, attinenti a pornografia o comunque potenzialmente offensivi e inappropriati, e in particolare con l’aggiornamento di agosto 2023 la Ricerca Google contrassegna e sfoca automaticamente tali contenuti per tutti, come impostazione predefinita per gli utenti a livello globale.

Questo strumento è particolarmente utile per i genitori che desiderano proteggere i propri figli da contenuti non adatti alla loro età, ma è altrettanto utile per chiunque voglia evitare di imbattersi in contenuti indesiderati durante la navigazione, sia durante le ore di lavoro che nell’uso personale. Inoltre, può essere attivato o disattivato in qualsiasi momento, offrendo agli utenti un controllo completo sulla propria esperienza di navigazione.

In ottica SEO, questo filtro può avere un impatto sul traffico proveniente dalla ricerca organica di Google, perché può appunto portare all’esclusione di risultati giudicati appunto espliciti, che vengono nascosti per parte degli utenti. Oltre che ai risultati organici standard, infatti, il filtro SafeSearch si applica a immagini, video, pubblicità e persino interi siti Web, e quindi è un elemento da valutare all’interno di una strategia specialmente per quei siti che possono apparire border line.

A cosa serve il filtro SafeSearch di Google

La realizzazione di questo sistema rientra nei più ampi sforzi del motore di ricerca di creare un ambiente di navigazione più sicuro, e dal 2009 il filtro SafeSearch è diventato uno strumento fondamentale per milioni di utenti in tutto il mondo, rappresentando un passo importante nella lotta contro la diffusione incontrollata di contenuti inappropriati su Internet. Google ha dimostrato di prendere sul serio la protezione degli utenti, soprattutto dei più giovani, e di essere disposto a investire risorse significative per garantire un’esperienza di navigazione sicura.

Molti utenti preferiscono non visualizzare contenuti espliciti nei propri risultati di ricerca, dichiara il documento ufficiale di Mountain View, che si caratterizza come pagina guida per capire il funzionamento di SafeSearch e arrivare alla risoluzione dei problemi più comuni.

Come funziona il filtro ai contenuti espliciti in SERP

Dal punto di vista pratico, i filtri SafeSearch di Google consentono agli utenti di cambiare l’impostazione del browser per contribuire a filtrare i contenuti espliciti e impedirne la visualizzazione nei risultati di ricerca.

Nello specifico, SafeSearch è progettato per filtrare i risultati che portano a rappresentazioni visive di:

  • Contenuti di natura sessuale espliciti di qualsiasi tipo, inclusi quelli pornografici
  • Nudità
  • Sex toy fotorealistici
  • Servizi di escort o incontri sessuali
  • Violenza o spargimenti di sangue
  • Link a pagine con contenuti espliciti

La guida sottolinea che SafeSearch è progettato specificamente per filtrare le pagine che pubblicano immagini o video che contengono seni o genitali nudi, così come blocca le pagine con collegamenti, popup o annunci che mostrano o puntano a contenuti espliciti.

SafeSearch funziona grazie ai sistemi automatizzati di Google, che utilizzano l’apprendimento automatico e una varietà di segnali per identificare contenuti espliciti, comprese le parole sulla pagina web di hosting e all’interno dei link. Forse è superfluo sottolinearlo, ma SafeSearch funziona solo sui risultati di ricerca di Google, pertanto non blocca i contenuti espliciti che troviamo su altri motori di ricerca o in siti web visitati direttamente.

Come attivare SafeSearch e quali sono gli effetti del filtro

Le impostazioni SafeSearch possono essere gestite all’interno del browser o nel proprio Account Google. Di base, ci sono tre possibili “condizioni” – Filtra, Sfoca o Off – che fanno riferimento in maniera intuitiva allo stato di attività o inattività della funzionalità.

Nello specifico, attivando Filtra è possibile bloccare i contenuti espliciti rilevati: questa è l’impostazione predefinita quando i sistemi di Google indicano che l’utente potrebbe avere meno di 18 anni (o se un minorenne esegue l’accesso dal suo account Google).

La selezione Sfoca permette di sfocare le immagini esplicite, ma potrebbe mostrare testo e link espliciti se sono pertinenti alla ricerca: è l’impostazione predefinita a livello mondiale, come detto in precedenza, ed è il nuovo standard dell’esperienza di Google Immagini. In pratica, offusca le immagini esplicite che appaiono eventualmente nei risultati di ricerca anche se il filtro SafeSearch non è attivato completamente.

Quando SafeSearch è impostato su Off, l’utente visualizzerà risultati pertinenti per la ricerca, anche di tipo esplicito.

Pertanto, quando l’utente imposta e attiva SafeSearch, Google filtrerà alcune (o tutte) le pagine dei siti che contengono appunto contenuti espliciti (tra immagini, video e testi) secondo le valutazioni algoritmiche.

Nella maggior parte dei casi, l’attivazione del filtro è una libera scelta manuale, che si può successivamente modificare intervenendo sulle opzioni delle preferenze di ricerca; in altre situazioni, però, ci potrebbe essere un blocco “a monte”, come nel caso di istituzioni, scuole, dipartimenti IT e altri contesti in cui un amministratore superiore può imporre il blocco ai livelli più bassi, o come detto per la navigazione dei minorenni.

Google SafeSearch e gestione dei siti web: possibili problemi e soluzioni

È importante sottolineare che, per quanto sofisticato, il filtro SafeSearch non è infallibile: nonostante gli sforzi di Google, che ora applica i più recenti sistemi di apprendimento automatico per rilevare contenuti espliciti che dovrebbero essere filtrati, alcuni contenuti inappropriati potrebbero sfuggire al filtro e, aspetto più problematico per chi gestisce siti, a volte succede anche l’opposto, ovvero di filtri applicati a siti “incolpevoli”.

È evidente che questo secondo caso può essere particolarmente spinoso per chi gestisce i siti: la possibilità, per quanto remota, che un sito possa essere erroneamente etichettato come inappropriato dal filtro SafeSearch è da tenere presente sempre nelle valutazioni sulle fluttuazioni di traffico e rendimenti, perché questa situazione può provocare chiaramente un impatto negativo sulla visibilità del sito nei risultati di ricerca.

Quando infatti il filtro SafeSearch è attivato e i contenuti del sito vengono considerati espliciti, le pagine smettono di apparire in SERP per determinate query che portano al sito, senza che però ci siano comunicazioni da parte di Google che spieghino la situazione – in effetti, nello strumento Rimozioni di Search Console esiste la sezione Filtro SafeSearch, che però riporta “solo” una cronologia delle pagine del sito segnalate dagli utenti di Google come contenuti per adulti, un elenco che quindi può essere parziale.

Il primo problema dei siti con SafeSearch potrebbe quindi essere questo: d’improvviso, le visite organiche si contraggono in modo quasi inspiegabile.

Soprattutto se trattiamo temi “delicati” (con parole chiave o immagini che l’algoritmo associa a contenuti inappropriati), l’attivazione di SafeSearch sui dispositivi degli utenti è una possibilità da non scartare nell’analisi del traffico, ma a volte ci possono essere situazioni al limite, in cui la tagliola del filtro colpisce pagine malgiudicate sensibili, provocando una perdita di visibilità per quei contenuti nelle SERP e quindi un calo del traffico successivo al sito. Ciò capitava più spesso negli anni passati, quando SafeSearch poteva mal-interpretare alcuni termini o immagini e bloccare pagine neutre, oppure nascondere un intero sito anche se i contenuti espliciti interessavano solo una piccola quota di articoli.

È quindi importante determinare se i nostri contenuti sono identificati come espliciti dai complessi algoritmi del sistema, e possiamo eseguire due rapidi controlli a livello di pagina e di sito.

Per verificare se una singola pagina è bloccata da SafeSearch è sufficiente eseguire una ricerca che la faccia apparire nella Ricerca Google e cliccare su “attiva SafeSearch”: se in questo modo la pagina “sparisce” dai risultati, è probabile che sia interessata dal filtro SafeSearch per la query in questione.

Per scoprire invece se l’intero sito viene considerato come esplicito, possiamo attivare SafeSearch e usare l’operatore di ricerca site: (che sappiamo essere utile anche per verificare la corretta indicizzazione delle pagine normali). Se non appaiono risultati, significa che Google sta effettivamente filtrando l’intero sito attraverso la funzionalità SafeSearch.

Se invece abbiamo riscontrato un calo di traffico su determinate URL e ipotizziamo che la causa possa essere appunto l’erronea applicazione del filtro, possiamo usare il comando site: sugli URL incriminati e appurare la situazione, controllando se e quali pagine del dominio sono viste come esplicite.

I consigli per ottimizzare il sito per SafeSearch

Per fortuna, abbiamo alcuni modi che, in qualità di proprietari o gestori di un sito web, possiamo utilizzare per aiutare Google a comprendere la natura di sito e contenuti, seguendo in particolare i passaggi descritti nella guida ufficiale, che ci permettono di migliorare l’eventuale applicazione dei filtri SafeSearch al nostro progetto.

Nello specifico, la guida ci presenta i due metodi che abbiamo a disposizione per proteggere un sito che pubblica contenuti per adulti o comunque qualsiasi tipo di contenuto che potrebbe essere considerato esplicito e per consentire a Google comprendere la natura del sito e di identificare con maggior precisione questi argomenti da eventuali parti “sicure”: l’utilizzo del meta tag rating e il raggruppamento dei contenuti espliciti in una posizione separata.

Questi passaggi servono ad applicare i filtri SafeSearch al sito, che è la via più certa per evitare situazioni impreviste e spiacevoli; come dice la guida, aiutano a garantire che gli utenti visualizzino i risultati che vogliono vedere o si aspettano di trovare e non siano sorpresi quando visitano i siti mostrati nei risultati di ricerca, e allo stesso tempo supportano i sistemi di Google a riconoscere che l’intero sito non è di natura esplicita, ma pubblica anche contenuti non espliciti.

Come usare il meta tag rating

Il primo consiglio di Google è aggiungere metadati a pagine con contenuto esplicito: uno dei segnali più forti che i sistemi del motore di ricerca utilizzano per identificare le pagine con contenuti espliciti è proprio il contrassegno manuale da parte degli editori di pagine o intestazioni con il meta tag rating.

Esempio di utilizzo del meta tag

Oltre che content=”adult”, Google riconosce e accetta anche l’indicazione content=”RTA-5042-1996-1400-1577-RTA”, che è un modo equivalente per fornire la stessa informazione (non è necessario aggiungere entrambi i tag).

Il tag va aggiunto a qualsiasi pagina con contenuto esplicito: secondo Google, questa è l’unica cosa da fare “se il sito ha solo una quantità relativamente piccola di contenuto esplicito”. Ad esempio, se un sito di diverse centinaia di pagine presenta alcune pagine con contenuto esplicito, in genere è sufficiente contrassegnare tali pagine e non servono altri interventi, come raggruppare i contenuti in un sottodominio.

In alcuni casi, se utilizziamo un sistema CMS come Wix, WordPress o Blogger, potremmo non essere in grado di modificare direttamente il codice HTML oppure potremmo scegliere di non farlo; in alternativa, il CMS potrebbe avere una pagina di impostazioni per il motore di ricerca o qualche altro meccanismo per indicare ai motori di ricerca i tag meta.

Raggruppare le pagine esplicite in una posizione separata

Il secondo sistema per aiutare Google a focalizzare il suo filtro SafeSearch attiene alla struttura del sito ed è adatto a siti che pubblicano quantità significative di contenuto esplicito e non esplicito: in pratica, si tratta di separare e rendere evidente la distinzione tra questi contenuti anche a livello strutturale, utilizzando un sottodominio differente o una directory separata.

Ad esempio, spiega la guida, tutti i contenuti espliciti possono essere inseriti in un dominio o sottodominio separato come in questo caso:

COme impostare distinzione sottodominio

Oppure, tutto il contenuto esplicito può alternativamente essere raggruppato in una directory separata, come in questo esempio:

I consigli di Google per la struttura del sito

Il documento chiarisce che non è necessario utilizzare la parola “esplicito” o (o l’inglese “explicit”) in una cartella o in un dominio, ma importa solo che il contenuto sia raggruppato e separato dal contenuto non esplicito. Se non c’è questa distinzione, infatti, i sistemi di Google potrebbero “determinare che l’intero sito sembri di natura esplicita” quindi potrebbero “filtrare l’intero sito quando SafeSearch è attivo, anche se alcuni contenuti potrebbero non essere espliciti”.

Le ulteriori indicazioni per migliorare la comprensione del sito

Con gli aggiornamenti del 2023, la guida approfondisce anche due altre operazioni che può essere utile eseguire per ottimizzare il sito per SafeSearch.

Innanzitutto, possiamo consentire a Googlebot di recuperare i file video, in modo che Google possa comprendere i contenuti video e offrire un’esperienza migliore agli utenti che non vogliono o non si aspettano di vedere risultati espliciti.Queste informazioni vengono utilizzate anche per identificare meglio le potenziali violazioni delle norme relative ad abuso e sfruttamento sessuale di minori.

Se non permettiamo il recupero del file video incorporato, e se i sistemi automatici di SafeSearch indicano che la pagina potrebbe contenere materiale pedopornografico o altri contenuti multimediali vietati, Google potrebbe limitare o impedire la rilevabilità di pagine esplicite.

L’altra opzione riguarda i contenuti protetti da una verifica dell’età obbligatoria: in questi casi, Google consiglia espressamente di consentire a Googlebot di eseguire la scansione senza attivare la verifica dell’età.

Identificare e risolvere i problemi con SafeSearch

Come detto, i sistemi di Google non sono (ancora) infallibili e gli algoritmi potrebbero erroneamente contrassegnare come espliciti dei contenuti neutri anche se abbiamo apportato le modifiche suggerite.
Prima di lanciare una “richiesta di aiuto” con intervento manuale dei tecnici della compagnia, dobbiamo seguire una serie di indicazioni preliminari, e in particolare:

  • Attendere fino a 2-3 mesi dopo aver apportato una modifica, perché i classificatori di Google potrebbero aver bisogno di più tempo per elaborare tali interventi.
  • Anche pubblicare immagini esplicite sfocate su una pagina può comunque portare a considerare esplicita la risorsa, se l’effetto blur può essere annullato oppure se rimanda a un’immagine non sfocata.
  • La presenza di nudità per qualsiasi motivo, anche per illustrare una procedura medica, può far scattare il filtro, perché l’intento “non nega la natura esplicita di quel contenuto”.
  • Il sito potrebbe essere considerato esplicito se pubblica contenuti generati dagli utenti che sono espliciti o se presenta contenuti espliciti iniettati da hacker che utilizzano parole chiave nascoste con cloaking o altre tecniche illecite.
  • Le pagine esplicite non sono idonee per alcune funzionalità dei risultati di ricerca, come i </a href=”https://www.seozoom.it/rich-results-snippet-google-seo/”>rich snippet, gli snippet in primo piano o le anteprime video.
  • Con il test degli URL pubblicati dello strumento Controllo URL in Search Console possiamo verificare che Googlebot riesca a eseguire la scansione senza attivare alcuna verifica dell’età.

La guida chiarisce poi un ultimo aspetto: SafeSearch si basa su sistemi automatici ed è possibile ribaltare le decisioni automatiche solo nei casi in cui il sito sia stato chiaramente classificato in modo errato da SafeSearch, che filtra erroneamente i contenuti pubblicato.

Se riteniamo di essere in questa condizione, e se sono trascorsi almeno 2-3 mesi da quando abbiamo seguito le indicazioni per l’ottimizzazione del sito, possiamo richiedere una revisione compilando un apposito modulo pubblicato online.

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