Migrazioni del sito: guida pratica a tipologie, sfide e insidie nascoste

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Lo sappiamo: la migrazione SEO è una delle più grandi insidie in cui possiamo imbatterci nell’attività di gestione di un sito, e spesso è anche una delle più sottovalutate. In realtà, basterebbe pensare ai possibili effetti catastrofici di un processo mal eseguito sulla visibilità e sul traffico del sito web per convincerci ad andare con i piedi di piombo e affidarci a un professionista. Per questo possono rivelarsi utili i consigli di Pierluigi Tosto, Head of SEO di Seed Digital, che ci spiega come effettuare una migrazione a regola d’arte senza (troppo) stress!

Partiamo dalle basi: ripetiamo cos’è una migrazione

Vale la pena ricordare e ripetere che, in ambito web, “migrazione” si riferisce al processo di spostamento di un sito da una versione o struttura all’altra, con l’obiettivo di mantenere o migliorare la sua visibilità e posizione nei motori di ricerca.

Guarda il webinar di Pierluigi Tosto

Spunti preziosi per effettuare una migrazione a regola d’arte senza (troppo) stress ed evitare catastrofi per il sito!
Webinar

Non tutte le migrazioni sono però uguali e, anche se condividono le stesse best practices, possono nascondere insidie inaspettate, come ha ben spiegato nel suo webinar Pierluigi Tosto, che si occupa da oltre quindici anni di digital marketing e SEO e ha contribuito al successo di numerosi siti tra i più visitati in Italia e all’estero. Inoltre, è impegnato attivamente anche in attività di formazione, divulgazione e condivisione della conoscenza in ambito digital, e in particolare è stato relatore presso Università degli Studi di Genova, SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) e diversi master in SEO ed eventi di settore.

Perché è importante curare la migrazione

Proprio in virtù di questa esperienza diretta sul campo, lo specialista ha raccontato che “troppo spesso, quando si effettua un cambio di piattaforma, dominio o layout del proprio sito web, si tende a trascurare l’impatto che questo potrebbe avere sul traffico (organico e non), rischiando di andare incontro a vere e proprie catastrofi“.

Per dirla in altri termini, una migrazione non gestita correttamente può portare a forti cali di visibilità e posizionamento sui motori di ricerca, con un impatto negativo sul traffico del sito. Al contrario, se eseguiamo le operazioni rispettando una pianificazione accurata, un’implementazione attenta e un monitoraggio costante possiamo non solo evitare le “trappole” e garantire la continuità delle attività online, ma anche ottenere dei miglioramenti nel ranking e nel traffico.

Curare la migrazione significa assicurarsi di trasferire correttamente tutti gli elementi chiave del sito, come i titoli, le descrizioni, i contenuti e i codici di monitoraggio, nonché gestire in modo adeguato i redirect e monitorare attentamente il traffico e l’indicizzazione del sito durante e dopo la migrazione.

Quali sono i principali rischi di una migrazione gestita male

Tra le insidie più comuni in cui possiamo incappare se la migrazione non è studiata ed eseguita correttamente – che, quindi, dobbiamo conoscere per essere pronti a intervenire tempestivamente – Tosto cita:

  • Indicizzazione errata. Un’errata gestione degli status code (come 301, 302, 404, 500) può causare problemi di indicizzazione e rendere difficile individuare e correggere errori .
  • Perdita di contenuti non testuali. La mancata migrazione di media come immagini e video può portare a perdite significative di traffico.
  • Problemi di rendering. Un rendering parziale o incompleto delle pagine può causare problemi di indicizzazione e posizionamento .
  • Generazione di catene di redirect. Evitare catene di reindirizzamenti è consigliato poiché possono rallentare il caricamento della pagina e ridurre l’autorità del sito agli occhi dei motori di ricerca.
  • Mancata migrazione dei codici di monitoraggio. Dimenticare i codici di tracciamento può portare a lacune nei dati raccolti dagli strumenti di monitoraggio.
  • Mancato aggiornamento delle campagne ADS & Social. Durante la migrazione, è importante aggiornare gli URL delle landing page e coordinarsi con le campagne di sponsorizzazione.
  • Limiti nella gestione dei redirect della piattaforma. Alcuni CMS hanno limiti nella gestione dei redirect, quindi è importante conoscerli per evitarli .
  • Momento sbagliato. Effettuare una migrazione in un momento sbagliato, ad esempio durante un periodo di alta affluenza, può causare problemi.

Affrontare questi rischi con una corretta pianificazione ed esecuzione della migrazione è fondamentale per garantire una transizione fluida, ottimizzata per i motori di ricerca e priva di problemi.

La scala di difficoltà delle migrazioni

Pierluigi Tosto ha fornito anche una validissima rappresentazione grafica della “classifica” del livello di difficoltà delle varie tipologie di migrazione, possono essere ordinate in base alla dimensione del sito web e alla complessità delle modifiche da apportare durante il processo di transizione.

In generale, le migrazioni per siti di piccole dimensioni sono considerate le più semplici, con operazioni come il passaggio da HTTP a HTTPS, il cambio di dominio o di server che vengono valutate come facili da gestire. Anche la migrazione di una parte del sito o il restyling grafico e strutturale di un sito piccolo sono considerati processi relativamente agevoli.

Per i siti di dimensioni medie, la difficoltà aumenta leggermente, soprattutto nel caso di cambi di URL, che richiedono una maggiore attenzione e pianificazione. Tuttavia, le migrazioni parziali o i cambi di piattaforma per siti medi mantengono un livello di difficoltà accessibile.

Infine, per i siti di grandi dimensioni, le migrazioni diventano più complesse e impegnative. Cambi di URL, migrazioni parziali, cambi di piattaforma e restyling grafico e strutturale richiedono una maggiore attenzione e risorse. Le situazioni più difficili si verificano quando si combinano più cambiamenti in contemporanea, come il cambio di dominio con il cambio di URL e il restyling completo del sito, o addirittura l’aggiunta del cambio di piattaforma, che può diventare un vero “incubo” da gestire.

Come eseguire correttamente una migrazione

Alla luce di queste premesse, l’esperto SEO ci ha offerto anche una possibile “linea di azione” per fare delle migrazioni a prova di errore.

Per azzerare o quanto meno limitare i problemi e gli imprevisti, il processo può essere suddiviso in tre fasi principali: pre-migrazione, migrazione e post-migrazione.

  1. Fase di Pre-migrazione. Durante questa fase, che dovrebbe iniziare almeno un mese prima del giorno del go-live, è fondamentale effettuare una serie di attività cruciali per garantire una migrazione senza intoppi. Alcuni passaggi chiave includono:
  • Mappatura degli URL del sito da migrare.
  • Analisi dell’architettura delle nuove URL.
  • Creazione di regole di redirect per indirizzare correttamente il traffico.
  • Analisi delle performance del sito da migrare.
  • Confronto tra le vecchie e le nuove sitemap XML.
  • Confronto dei contenuti del vecchio e del nuovo sito.
  • Analisi del layout e degli heading tag.
  • Creazione di una mappa di redirect per URL, contenuti e meta tag.
  • Pianificazione di come informare gli utenti dei cambiamenti.
  • Identificazione delle funzionalità critiche da garantire.
  • Progettazione e creazione della pagina 404 personalizzata.

Per iniziare col piede giusto è utile anche disporre di un’area di staging che sia scansionabile dai nostri crawler ma inaccessibile ai bot dei motori di ricerca o a chi non ha il link diretto, in modo da testare accuratamente ogni elemento.

  1. Fase di Migrazione. Il giorno del go-live è il momento in cui eseguiamo la migrazione effettiva, dopo aver definito i vecchi URL e i nuovi URL e fatto tutti i controlli necessari.  Durante questa fase, è importante eseguire una serie di controlli per verificare che tutto funzioni correttamente e che non ci siano errori. Alcuni passaggi cruciali includono:
  • Verifica dei redirect e dei canonical tag.
  • Controllo degli errori di scansione del crawler.
  • Verifica delle performance tramite Search Console.
  • Controllo delle sitemap XML e del file robots.txt.
  • Verifica dei title, description e dei contenuti delle pagine.
  • Controllo del tracciamento tramite analytics.
  • Confronto delle performance prima e dopo la migrazione.
  • Verifica dei contenuti e individuazione di eventuali duplicati.
  • Controllo dei tag “noindex”.
  • Check dei backlink del sito.
  • Monitoraggio del comportamento degli utenti sul sito.
  • Verifica delle funzionalità del sito.

 

  1. Fase Post-migrazione. Dopo il go-live, è essenziale continuare a monitorare e valutare le prestazioni del sito per garantire una transizione senza intoppi. Alcuni aspetti da considerare includono:
  • Verifica dell’indicizzazione delle nuove pagine.
  • Monitoraggio dei posizionamenti sui motori di ricerca.
  • Controllo del rendering delle pagine.
  • Check dei backlink del sito.
  • Verifica della cache di Google.
  • Valutazione delle Performance & Core Web Vitals.
  • Analisi delle performance tramite Google Analytics e Search Console.

Seguire una checklist dettagliata e attuare un piano ben strutturato durante le fasi di pre-migrazione, migrazione e post-migrazione è fondamentale per garantire una migrazione perfetta e a prova di errori, verificando in maniera analitica performance, tracciamenti e ottimizzazione onpage per ridurre al minimo il rischio di perdita di visibilità e posizionamento sui motori di ricerca e assicurarci che sia tutto perfetto come preventivato (e sperato!).

I consigli per una migrazione perfetta e senza stress: intervista a Pierluigi Tosto

Abbiamo intervistato Pierluigi Tosto per approfondire alcuni aspetti legati al corretto approccio a una migrazione, così da evitare le tipiche ansie che possono cogliere chi si trova a gestire tale situazione – ma anche, capovolgendo completamente la prospettiva, per evitare l’effetto opposto, ovvero sottovalutare il processo e pensare che “non serve l’aiuto di nessuno” e chiunque (compreso il mitologico “cugino esperto di computer”) possa portare a termine il compito in maniera ottimale.

  1. Cosa definisce una migrazione SEO “a regola d’arte” e quali sono i principi base che ogni azienda dovrebbe seguire?

Beh, sicuramente la migrazione “a regola d’arte” è quella che consente di non perdere utenti e che, anzi, è il punto di partenza per un periodo di crescita di traffico (organico e non), lead e revenue. Il principio, ovviamente, è quello di passare da una condizione iniziale ad una finale migliore della precedente, da un punto di vista SEO, di UX e, perché no, anche di utilizzo e gestione del back end.

  1. Quali sono le sfide principali che le aziende affrontano durante una migrazione SEO e come possono essere superate?

Le aziende spesso si confrontano con la perdita di traffico e posizionamenti, difficoltà nella mappatura degli URL e nel mantenimento del valore SEO dei contenuti. Il miglior modo di superarle richiede una pianificazione dettagliata, analisi preliminari, e una stretta collaborazione tra i team di sviluppo e SEO.

  1. Quali sono gli errori più comuni commessi durante le migrazioni SEO e come si possono evitare?

Le insidie in agguato sono tante. I grandi classici includono il mancato reindirizzamento degli URL, il mancato import di contenuti importanti per il SEO (testi, immagini, meta tag), l’utilizzo eccessivo di javascript per il rendering delle nuove pagine o, banalmente, una errata scelta del momento in cui effettuare una migrazione.

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Approfondisci tutti i temi e impara le basi per una migrazione

Queste, e tutte le altre, possono essere evitate utilizzando una checklist dettagliata per le fasi di pre-migrazione, migrazione e post-migrazione e, ovviamente, affidandosi a professionisti esperti.

  1. Quali strumenti e tecniche consigli per garantire una migrazione SEO efficace e senza intoppi?

È necessario l’utilizzo di crawler per mappare gli URL esistenti – il mio preferito è Screaming Frog in accoppiata col caro vecchio Excel – e poi diu strumenti di analisi SEO per valutare la visibilità, come SEOZoom, e sistemi di monitoraggio in tempo reale come Google Analytics e Search Console per tracciare i cambiamenti. Fondamentale è anche l’audit dell’area di staging prima del go-live, da realizzare con l’ausilio degli strumenti elencati in precedenza e con una buona dose di competenze di SEO tecnica.

  1. Come gestire il cambiamento con gli stakeholder interni ed esterni durante una migrazione SEO?

È cruciale comunicare efficacemente con tutti gli stakeholder, inclusi team di sviluppo, marketing e partner esterni, riguardo i tempi, le aspettative e l’impatto della migrazione. Credo sia fondamentale avere allineamenti periodici con tutti gli attori in gioco, in modo da permettere a tutti di avere visione sull’avanzamento dei lavori ed evitare brutte sorprese.

Un esempio concreto? Aggiornare l’agenzia che si occupa dell’advertising che le landing delle loro campagne stanno per cambiare indirizzo.

  1. Come valutare l’efficacia di una migrazione SEO? Quali metriche e KPI sono cruciali per misurare il successo?

Sono tantissime le metriche da monitorare, per valutare l’efficacia di una migrazione, e quindi citerò le principali: ovviamente traffico, lead e vendite organiche e non, tutte le metriche di coinvolgimento, che possono indicare un peggioramento/miglioramento della user experience, performance e posizionamenti nei risultati di ricerca.

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