Come controllare o rimuovere i sitelink organici su Google
Si chiamano sitelink, e sono i link che compaiono in SERP sotto alcuni risultati di ricerca di Google che aiutano gli utenti a entrare direttamente in una sezione o in una pagina specifica di quel sito: possono essere ottimi per aumentare il CTR, ma sono generati automaticamente dagli algoritmi e, quindi, possono puntare a URL poco utili per il business. Andiamo quindi a scoprire cosa sono i sitelink, come si possono gestire e, soprattutto, quali strumenti e tecniche abbiamo a disposizione per rimuovere quelli non desiderati e indirizzare il motore di ricerca su indirizzi più profittevoli.
Che cosa sono i sitelink su Google
La funzionalità sitelink compare in SERP al di sotto di alcuni risultati di ricerca di Google, presentando link ad altre pagine o sezioni di una pagina all’interno dello stesso dominio, posizionato nel primo risultato di ricerca (non appaiono per le altre posizioni).
Questi collegamenti, introdotti per la prima volta nel 2005, aiutano gli utenti a navigare rapidamente verso le informazioni pertinenti, offrendo delle scorciatoie che fanno risparmiare tempo nella ricerca delle destinazioni più utili.
I tipi di sitelink
Esistono diversi tipi di sitelink: quelli a pagamento, ad esempio, compaiono negli ads e offrono maggiore controllo su testo e URL mostrati in SERP.
Da citare anche i sitelink organici in linea, che possono essere visualizzati in molti tipi di query e, in genere, presentano fino a 4 sitelink oppure più sitelink in un carosello: possono puntare ad altre pagine del sito o passare direttamente al contenuto all’interno delle pagine utilizzando i link snippet.
La casella di ricerca sitelink, invece, permette di eseguire ricerche immediate e rapide all’interno di sito, e quindi di cercare e accedere direttamente ai risultati di ricerca di un sito Web o di un’applicazione, implementando suggerimenti in tempo reale e altre funzionalità.
Noi ci concentriamo però sui sitelink organici, quelli che compaiono “naturalmente” nelle pagine dei risultati di ricerca, generalmente in termini di brand, e che contengono fino a 6 sitelink a diverse pagine di un singolo sito web.
Le caratteristiche dei sitelink organici
Come spiega la guida di Google, i sitelink nei risultati compaiono solo quando ritenuti utili per l’utente e sono automatizzati: ciò potrebbe cambiare in futuro, perché il motore di ricerca sta “lavorando incessantemente per migliorare gli algoritmi dei sitelink e, in futuro, i suggerimenti dei webmaster potrebbero essere integrati”.
I sitelink non compaiono se la struttura del sito non consente agli algoritmi di individuare sitelink validi o se Google ritiene che i sitelink del sito non siano rilevanti per la query dell’utente.
I vantaggi dei sitelink
I sitelink possono essere utili perché assicurano maggior visibilità nei risultati di ricerca al nostro dominio: i link aggiuntivi occupano maggior spazio e danno più rilievo al sito rispetto agli altri risultati di ricerca.
In particolare, possono migliorare il CTR organico e aiutare gli utenti a trovare ciò che cercano ancora più rapidamente all’interno del sito web, che potrebbe essere nascosto dentro una pagina o pagine diverse.
Come influenzare i sitelink su Google
La comparsa di questa feature in SERP e la scelta degli URL è automatizzata dagli algoritmi, come visto, ma ciò non significa che i proprietari di siti e SEO non abbiano strumenti a disposizione per influenzare i sitelink e cercare di orientare Google verso pagine più utili al business.
In passato, fino al 2016, c’era in realtà un tool apposito per rimuovere i sitelink indesiderati che comparivano in SERP, presente all’interno della vecchia suite Google Webmaster Tools, ma oggi abbiamo comunque alcune opzioni.
In particolare, la citata guida di Google spiega che ci sono delle best practice per migliorare la qualità dei sitelink: ad esempio, per i link interni del sito bisogna utilizzare anchor text e alt text che risulti informativo, conciso e senza ripetizioni.
Diversi studi, poi, hanno evidenziato una serie di fattori che possono influenzare i sitelink mostrati nei risultati di ricerca organici di Google:
- Struttura del sito. La architettura del sito ha un ruolo nel modo in cui compaiono i sitelink: ad esempio, con un’architettura piatta Google dovrà usare altri segnali.
- Link interni. Il modo in cui le pagine hanno collegamenti con altre pagine e gli anchor text utilizzati influenzeranno i sitelink, come visto, e anche la posizione in cui i link sono localizzati nella pagina e i breadcrumb.
- Noindex. Le pagine con noindex non compaiono nei sitelink.
C’è poi un’istruzione specifica che consente di rimuovere la casella di ricerca sitelink, ovvero il seguente meta tag da aggiungere alla homepage: <meta name=”google” content=”nositelinkssearchbox” />
4 tecniche per controllare meglio i sitelink
Un recente articolo di Mindy Weinstein ci accompagna invece alla scoperta di quattro tecniche che possono aiutarci a controllare meglio i sitelink che appaiono in SERP, per evitare la comparsa di URL non strategici e tentare di convincere l’algoritmo a mostrare invece quelli più utili per i nostri obiettivi. Non si tratta di trucchi o metodi assoluti, perché appunto la scelta resta automatizzata, ma di best practice che, in base all’esperienza dell’autrice, possono aiutare a raggiungere l’obiettivo e in genere funzionano.
- Identificare il link interno che porta al sitelink indesiderato
Se il sitelink organico presenta un URL che non desideriamo, dobbiamo innanzitutto eseguire una scansione del sito per determinare quali pagine si collegano a questo URL che vogliamo rimuovere.
Ottenuto l’elenco delle pagine, interverremo per rivedere e aggiornare il testo di ancoraggio e i link interni che puntano a tale sitelink indesiderato, e poi invieremo nuovamente le pagine in Google Search Console. Dopo alcuni giorni, dovremmo vedere aggiornati i sitelink in SERP.
- Non indicizzare la pagina che appare nei sitelink
Abbiamo già detto che Google non mostra tra i sitelink una pagina con noindex, ma ovviamente questo è un approccio estremo, che possiamo adottare solo se la pagina che appare nei sitelink non è utile da indicizzare.
Usare il noindex in modo indiscriminato, infatti, significa rimuovere la pagina dai risultati di ricerca e sostanzialmente rinunciare al traffico organico.
Quindi, solo se l’URL che compare tra i sitelink fa riferimento a una pagina che non dovrebbe essere indicizzata, obsoleta e non più utilizzata, possiamo prendere in considerazione il “noindexing”, che dovrebbe rimuovere il sitelink indesiderato dalle SERP.
- Usare Anchor Text e Alt Text descrittivi
Per cercare di aumentare le chance di posizionare un URL specifico tra i sitelink, dobbiamo lavorare sull’ottimizzazione di anchor text e alt text, che devono essere descrittivi, concisi e unici.
- Creare una struttura del sito chiara
Anche Weinstein consiglia di curare la struttura del sito per migliorare i sitelink, cercando di mostrare una gerarchia chiara delle pagine.
Idealmente, dice l’esperta, il sito deve essere “impostato in modo tale da iniziare con un argomento più generale (ad esempio, pagina principale) ed entrare in un argomento più specifico (ad esempio, pagina figlio)”, come nella struttura di esempio Auto > Ford > Mustang .
L’internal linking è una parte importante della struttura del sito Web e sappiamo anche che influisce sui sitelink.
Sitelink SEO, i consigli finali
In definitiva, i sitelink sono una buona opportunità SEO perché permettono a un sito di occupare più spazio in SERP e agli utenti di accedere più facilmente alle pagine cui sono interessati.
Anche se non esiste un controllo diretto su questi collegamenti, ci sono consigli e best practices che ci permettono di rimuovere i sitelink indesiderati dalle SERP e anche di migliorare ciò che appare nei risultati di ricerca di Google.