Torna Search News: uno sguardo agli interventi in casa Google
Lo sappiamo: in queste settimane l’attenzione generale è concentrata su altri fronti, e in particolare sul grande processo in atto negli Stati Uniti, con il governo americano che accusa Google di abuso di posizione dominante nella ricerca online, portando alla luce anche comportamenti poco trasparenti nel rapporto tra ricerca organica e risultati a pagamento, con netta preferenza per questi ultimi. Tuttavia, il sistema della SEO e di Search va avanti e, con l’ultimo video di John Mueller, possiamo ricapitolare quali sono gli ultimi, rilevanti interventi lanciati da Mountain View e che tipo di impatto possono avere sul nostro lavoro.
Il processo a Google e il rapporto tra ADS e ricerca organica
Prima di lanciarci sui temi del video, però, è il caso di fare una piccola parentesi su quello che è stato già definito “grande scandalo” per la trasparenza del motore di ricerca – anche per evitare di sembrare il cane del meme “This is fine”, tratto da una striscia del fumettista statunitense KC Green.
In pratica, nel corso del processo antistrust federale guidato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sono state rivelate delle mail in cui i responsabili dei dipartimenti di Google Advertising, Chrome e Search collaborano (cospirano) per aumentare le entrate pubblicitarie, rimuovendo una funzionalità introdotta a favore degli utenti ma che, appunto, sembrava portare a una riduzione dei clic sugli annunci.
Nello specifico, le e-mail interne rivelano scambi privati tra Jerry Dischler (che all’epoca era Vicepresidente di Product Management in Google Ads, YouTube e in generale l’attività di vendita), Anil Sabharwal (allora responsabile di prodotto per Google Chrome), altri dirigenti senior come Nick Fox (che era VP of Search and Assistant), John Maletis (Product Head di Chrome) e Hiroshi Lockheimer (Android Chef), ma soprattutto Prabhakar Raghavan, all’epoca responsabile di Google Ads e oggi vicepresidente senior di Google e responsabile dei prodotti Assistant, Geo, Commerce, Payments, Google Search e Google Ads.
Il rollback della feature di Chrome richiesto dal team di Ads
In estrema sintesi, in queste conversazioni i dirigenti di Google hanno esaminato l’incremento delle ricerche effettuate su Chrome con l’obiettivo di potenziare le entrate derivanti dalla pubblicità, che costituiscono oltre l’80% dei ricavi di Alphabet, la società madre di Google. Nella specifica email “incriminata”, che risale al 2019, il dirigente responsabile della divisione Ads (Pubblicità) si rivolge a un collega responsabile della divisione Search (Ricerca), chiedendogli essenzialmente di annullare un aggiornamento recente perché il gruppo non stava raggiungendo gli obiettivi di fatturato previsti. Il tono dell’email suggerisce una certa riluttanza “apparente” nel comunicare che il team Ads ha bisogno di generare più guadagni, pur esprimendo chiaramente questa necessità.
L’aggiornamento di cui si discuteva nell’email è stato effettivamente annullato, e l’altro aspetto di forte riflessione deriva dal fatto che Prabhakar Raghavan (che, come detto, era in copia alla mail) era all’epoca “solo” il capo della divisione Ads, ma nel 2020 è stato nominato anche a capo della divisione Search, quasi abbia avuto la meglio in una sorta di “battaglia” interna tra le divisioni.
Il caso ha ovviamente scosso molto la community SEO, facendo emergere varie riflessioni, dubbi e perplessità sulla trasparenza e sull’eticità delle pratiche di Google.
Innanzitutto, il rollback dell’aggiornamento di Chrome dimostra che l’azienda ha deciso di seguire il proprio fatturato, anziché curare l’esperienza degli utenti. Altro fatto rilevante, questa modifica ha poi costretto nel concreto le aziende a investire di più in Google Ads per attività di brand protection anziché in quelle per l’attrazione di traffico diretto. A ciò si aggiunge che la richiesta di incrementare le ricerche su Chrome per aumentare le entrate pubblicitarie è emersa dopo che il team di Google Ads aveva già iniziato a manipolare in modo non trasparente i prezzi degli annunci per raggiungere gli obiettivi di fatturato, altro “scandalo” emerso nel corso del processo.
Da tempo gli esperti di search marketing sospettavano che Google potesse rendere intenzionalmente più difficile la SEO per aumentare le entrate pubblicitarie, nonostante le inevitabili smentite di “facciata”, e queste informazioni di sicuro sono un colpo alla credibilità e alla reputazione di Google, che si basavano anche sull’affermazione (più volte ribadita) che i team di Search e Ads di Google non avessero contatti diretti tra loro, al punto anche di non potersi scambiare i numeri di telefono.
Questa email dimostra il contrario e rappresenta un segno concreto di un cambiamento nelle politiche interne di Google o di una violazione delle stesse.
In ultimo, la questione centrale qui non è solo che i meccanismi di Google Ads influenzano Google Search, ma piuttosto che il team di Google