Noindex e nofollow: differenze e modi d’uso SEO
Un semaforo rosso e un segnale di “cedere il passo” o “dare la precedenza”: questo è ciò che rappresentano il noindex e il nofollow per i crawler dei motori di ricerca. Più precisamente, la prima direttiva blocca l’indicizzazione e impedisce ai motori di ricerca di procedere, mentre l’attributo nofollow li invita a “cedere il passo“, continuando senza dare valore ai link incontrati. Tutto chiaro? Non sempre lo è, in realtà, perché spesso i webmaster non sanno bene come gestire il noindex e il nofollow, confondendo i modi e i casi di utilizzo fino a provocare veri e propri errori SEO. È il momento di approfondire quindi cosa sono esattamente questi comandi, quando e come dovremmo utilizzarli e come possiamo distinguere tra i due.
Cosa sono noindex e nofollow
Noindex e nofollow sono due delle direttive più influenti in ambito SEO, comandi che hanno il potere di guidare i motori di ricerca nel modo in cui interagiscono con il contenuto di un sito.
Per la precisione, il noindex è un meta tag che si inserisce nell’header HTML di una pagina per comunicare ai motori di ricerca di non includere quella specifica pagina nell’indice dei risultati di ricerca. Questo comando è cruciale quando si hanno pagine che si desidera non siano trovate tramite la ricerca, come pagine in fase di sviluppo, contenuti duplicati o informazioni riservate.
Il termine nofollow ha in realtà due accezioni e applicazioni: è sia un valore del meta tag robots che un attributo relazionale applicato ai singoli link (anchor tags). In entrambi i casi, comunque, serve per dire ai motori di ricerca di non seguire (in inglese “no follow” significa letteralmente non seguire) quel particolare link o di non passare il