PageRank di Google, come funziona oggi il calcolo dei link

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C’era una volta il PageRank… o forse c’è ancora? Il sito Search Engine Watch ha dedicato un approfondimento sul metodo di calcolo della qualità e della quantità dei link ricevuti da un sito, che ne determina la credibilità e l’autorevolezza sui motori di ricerca, provando a sfatare alcune convinzioni sbagliate che continuano a persistere ancora oggi.

La storia del PageRank

Nel 2008 il PageRank era la parte principale dell’algoritmo di posizionamento di Google, diceva l’allora vicepresidente dell’azienda californiana Udi Manber, ma le successive evoluzioni del motore di ricerca hanno cambiato di molto la situazione, e sappiamo che oggi esistono almeno 200 fattori di ranking usati per determinare la posizione in classifica di un sito e delle sue pagine.

Metrica per calcolare quantità e qualità dei backlink

Alle origini, il PageRank era un indice di popolarità del sito nel Web, determinata in base al numero di backlink ricevuti da altri siti, che rappresentavano dei “voti” di fiducia e gradimento, che a loro volta avevano un peso differente in base al valore del sito linkante e della sua popolarità. Su Wikipedia esiste una voce specifica dedicata a questo topic, con tanto di indicazione della formula semplificata per calcolare il PageRank.

L’addio al PR nella Google Toolbar

L’ultimo aggiornamento pubblico ufficiale del PageRank è avvenuto nel dicembre 2013, e nell’ottobre dell’anno successivo si annunciava l’addio al PageRank di Google Toolbar, con la stessa barra rimossa dal browser due anni dopo.

Come dicevamo in un vecchio articolo sull’algoritmo RankBrain di Google e su Hummingbird, però, il PageRank è in qualche modo confluito nel sistema più generale e complesso con cui il motore di ricerca gestisce i contenuti e le classifiche, diventando uno dei fattori di valutazione.

Il Page Rank è ancora un fattore di ranking sul motore di ricerca

Quindi, il PageRank da toolbar è sparito, ma ci sono indicazioni diverse sull’architettura che era alla base della metrica: nel 2017 Gary Illyes su Twitter confermava che il PageRank è ancora un segnale di ranking, e nell’aprile del 2018 Google ha aggiornato e prorogato il brevetto del PageRank 2018. Possiamo dire che il sistema di analisi dei link esiste ancora e viene ancora preso in considerazione da Google, ed è da questa riflessione che si apre l’articolo firmato da Aleh Barysevich.

Il “PageRank di Google è una delle metriche che hanno dato il via a tutto”, dice l’autore in apertura, ricordando che il termine compariva già nel primissimo documento di ricerca che ha gettato le basi per l’intero sistema di classificazione di Google, a firma di Sergey Brin e Lawrence Larry Page.

Che cos’è il PageRank di Google

In sintesi, il PageRank è un metodo per rilevare l’importanza, la credibilità e il “peso” di una pagina Web in base al tipo di backlink che riceve. È un sistema che funziona in modo analogo alle citazioni accademiche: più robusto è un profilo backlink, più backlink appropriati e autorevoli riceve un sito, maggiori sono le sue possibilità di posizionarsi in alto su Google.

Per questo, sin da quando PageRank è stato adottato per la prima volta, la comunità SEO ha iniziato a cercare di ottimizzare i siti in riferimento a tali valori, e durante la sua lunga storia come ” vitale fattore di classificazione “, il PageRank è stato circondato da una moltitudine di idee sbagliate, tra cui quelle messe in risalto dal pezzo americano.

Il PageRank è una metrica obsoleta

La prima idea sbagliata riguarda proprio il considerare vecchio, obsoleto e superato il sistema di PageRank, o quanto meno la ratio che guidava la metrica. Certo, le evoluzioni di Internet e del sistema di ricerca di Google sono continue e velocissime, ma il PR resta per molti aspetti uno cardini dell’intero sistema di classificazione di Google, pensato originariamente per aiutare gli utenti a evitare i risultati spazzatura nelle loro ricerche.

Inoltre, rispetto alla versione del 1999 sono state apportate numerose modifiche alla formula del PageRank, che riflettono i cambiamenti dell’algoritmo e del panorama del Web.

Google non usa più il PageRank?

Segue una considerazione correlata: Google non utilizza più lo strumento da quando ha smesso di aggiornarlo pubblicamente. In realtà, e come detto, non c’è mai stata sospensione ufficiale del PageRank, che è stato solo reso non disponibile apertamente per gli utenti.

In pratica, questo potrebbe significare (e Barysevich ne sembra abbastanza convinto) che Google ha soltanto smesso di mostrare i punteggi PR pubblici (il valore da uno a dieci di qualsiasi pagina visitata, che compariva anche attraverso la citata Google Toolbar), ma il suo utilizzo interno resta ancora valido.

Perché Google ha nascosto il PageRank

Questa rivoluzione è stata necessaria perché le informazioni pubbliche sul PageRank avevano facilitato le attività di ottimizzazione manipolativa (anche attraverso tecniche di black hat SEO) e di utilizzo di link spam al fine di forzare il ranking. Una situazione che ha generato l’algoritmo Penguin e le sue penalizzazioni di massa e che ha portato anche alla nascita dell’attributo nofollow per i link o del disavow links tool, utili per impedire che il PageRank fosse negativamente influenzato da alcuni backlink sospetti o fuori controllo diretto.

Nonostante questo, tantissime agenzie SEO e siti hanno continuato a lavorare solo concentrandosi sull’incremento manipolativo del PageRank, a scapito della qualità dei contenuti e del “beneficial purpose” delle pagine per gli utenti reali, costringendo quindi Google a un giro di vite definitivo e finale.

Non si può misurare il peso di una pagina

La successiva misconception frequente riguarda la possibilità di valutare il peso di una pagina: secondo l’opinione sbagliata, da quanto il PageRank ha smesso di essere pubblico non esisterebbero altri modi per conoscere quanto valore Google dà a una pagina.

In realtà, dice l’autore, anche se nessuna azienda e nessun team di sviluppatori può effettivamente affermare di sapere esattamente quanto PageRank abbia una qualsiasi pagina, esistono strumenti alternativi utili a disposizione (sempre da usare con oculatezza e in modo professionale), tra cui possiamo con orgoglio citare anche la nostra Zoom Authority.

L’obiettivo di questa metrica dovrebbe essere chiaro: un’indicazione chiara e immediata per chiunque voglia sapere il giudizio del motore di ricerca su una pagina, basato sulle stime di traffico, sulle opportunità di sviluppo, il trust del dominio, la stabilità delle posizioni e così via.

Il PageRank ha perso peso

Arriviamo all’ultimo punto: rispetto al passato, il PageRank ha perso peso e importanza per Google, che privilegia altri fattori per realizzare le sue classifiche.

Questa in realtà è una valutazione complessa, perché è impossibile stabilire con certezza quali siano i criteri che per l’algoritmo hanno un impatto prioritario: ad esempio, nelle occasioni pubbliche Googler come Martin Splitt parlano apertamente di contenuti di qualità o di performance, mentre il riferimento ai backlink è quasi sempre trascurato, più o meno volutamente.

Comunque, i link hanno ancora un valore concreto e solido, e gli esperimenti SEO lo confermano: per questo, l’attività di link building resta un’opzione valida per cercare di dare la giusta spinta a pagine di valore in modo naturale e non manipolativo, se eseguita ovviamente in modo corretto e senza errori che possano allarmare Google.

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