Ottimizzare i contenuti per le ricerche vocali

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Il futuro della ricerca su Google e altri motori di ricerca è sempre più vocale: lo sentiamo ripetere da tempo, ma ormai sembrano maturi i tempi per questo cambiamento epocale, che interesserà inevitabilmente la SEO e il lavoro dei SEO come interpretato finora, perché non si può più tralasciare l’impatto delle ricerche vocali nelle operazioni di ottimizzazione di un contenuto di un sito web.

L’impatto della voce e delle ricerche vocali

I numeri e le previsioni non sembrano lasciare spazi a dubbi: secondo alcune fonti riproposte da comScore, già entro il prossimo anno 2020 il 50 per cento di tutte le query di ricerca su Google sarà generato attraverso comandi vocali, così come predominante sarà la diffusione degli assistenti vocali. Gli analisti di Juniper Research, compagnia britannica tra le più note al mondo nel settore delle ricerche nei mercati mobile, online & digital, stimano che entro il 2023 saranno in funzione quasi 8 miliardi di assistenti vocali digitali, con un ritmo di crescita annuale superiore al 25 per cento.

L’assistente di Google e le ricerche vocali

Qualche effetto concreto è visibile già da ora ed è proprio Google a testimoniare con un intervento apparentemente semplice l’attenzione che rivolge al mondo delle ricerche vocali: con gli ultimi aggiornamenti dei sistemi android, l’utente che pone una domanda a voce a Google Assistant può ricevere una risposta diretta letta dalla voce dell’assistente stesso. Questa funzione sembra funzionare al momento per alcuni ambiti di ricerca specifici, come le previsioni meteo, le traduzioni, le ricette e altri intent di tipo informazionale, ma non è escluso che possa divenire una prassi per Google (che qualche prova di eliminazione delle SERP l’aveva già fatta, come forse ricorderete).

Google usa knowledge graph e featured snippet per rispondere alle ricerche vocali informazionali

In particolare, chiedendo a Google “cos’è un parsec?” l’assistente vocale risponde leggendo la voce dell’enciclopedia online Wikipedia, che è il sito di riferimento anche per altre ricerche di questo tipo, anche quando Wikipedia non è il primo risultato della classica SERP né lo snippet/risultato zero scelto da Google; questo perché la voce dà priorità a ciò che gli utenti di Search visualizzano nel knowledge graph, che dunque assume una valenza fondamentale per le ricerche vocali. Confrontando il comportamento dell’assistente con i risultati di ricerca classici, infatti, si nota che non sempre lo snippet viene letto, o perché escluso (e si rimanda solo ai principali risultati di ricerca tradizionali) o perché, come detto, Google preferisce la sintesi del knowledge graph.
Ricerche vocali su Peptide C

Tre esempi concreti dell’uso del knowledge graph per le ricerche vocali

Negli esempi forniti in pagina si può avere un’idea di quanto scritto. Per la query “peptide C” non è presente un featured snippet, ma Google Assistant legge il knowledge graph che riporta la sintesi di Wikipedia. Per “pap test”, invece, al risultato zero di Mypersonaltrainer viene preferito ancora il riferimento da Wikipedia, così come capita se si cercano informazioni sulla “pasta e fagioli”, dove la priorità viene attribuita al knowledge graph sulla destra anziché al featured snippet.
Esempio di ricerche vocali

Le risposte localizzate per le ricerche commerciali

Per altre tipologie di intent, invece, l’assistente fornisce dei risultati localizzati: ad esempio, se si chiede “dove comprare scarpe” o “che film posso vedere”, Google Assistant risponde con un elenco di esercizi commerciali nelle vicinanze dell’area geografica del dispositivo mobile o con i principali film in sala al momento, con indicazioni sulle sale cittadine dove è prevista la proiezione.
Google e ricerche vocali

Google risponde a voce alle ricerche vocali

Cosa significa tutto questo, anche da un punto di vista SEO? L’impatto delle ricerche vocali su Google è ancora in corso di definizione, ma già da questi esempi sembra chiara la direzione intrapresa, che privilegia snippet e dati strutturati e che cerca di fornire a chi utilizza il dispositivo mobile (magari mentre è impegnato in altre attività) una risposta che non necessiti di lettura ma che possa essere semplicemente ascoltata. Su un versante ancora più teorico, qualche analista parla anche di un nuovo cambio di paradigma, con la GUI (l’interfaccia grafica utente) che potrebbe cedere il passo alla LUI (l’interfaccia utente linguistica), ma si tratta appunto di visioni al momento ancora futuristiche.

Qual è il futuro delle SERP?

Certo, c’è anche un lato “preoccupante”: se Google legge la risposta citando la fonte dell’informazione ma senza indirizzare l’utente sul sito, che ne sarà degli sforzi per competere su queste ricerche? Quali vantaggi avranno i siti scelti come fonte?

Contenuti più vicini al search intent

Tornando al presente e alla nostra attività di ottimizzazione per i motori di ricerca, l’obiettivo resta più che mai creare contenuti strategici e finalizzati a rispondere a pieno alle domande degli utenti, provando a intercettare il search intent vocale. Utilizzando SEOZoom è già oggi possibile scoprire quali sono le domande principali nel settore di mercato e nelle singole parole chiave, per eseguire keyword research più precise con cui sviluppare contenuti strettamente correlati alle informazioni utili (anche sotto forma di domande in tag heading e risposte nei paragrafi).

Studiare Long Tail Keyword, conversational search e dati strutturati

Si tratta, grosso modo, di migliorare l’attività di keyword research e di creazione contenuti puntando maggiormente sulle long tail keyword e sui contenuti conversazionali (la conversational search), cercando appunto di pensare e sviluppare articoli che si prestino a contesti di conversazione, come quelli classici di chat e colloqui vocali. Ma è anche decisivo saper “parlare” a Google, utilizzando come accennato i dati strutturati in maniera adeguata attraverso Schema.org, lo strumento con cui Google traduce e interpreta le pagine web.

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