Link: che cos’è, cosa significa e perché è cruciale nel Web

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Sono l’elemento che rende possibile la navigazione tra le pagine web e, senza di essi, non esisterebbe Internet come lo conosciamo oggi. Basta questo a capire che cos’è un link e perché è importante: questi collegamenti ipertestuali permettono infatti di collegare informazioni, risorse e contenuti in modo fluido e intuitivo, creando appunto la Rete interconnessa di conoscenza e dati.

Che cos’è un link

Un link, noto anche come collegamento ipertestuale, è un elemento che consente di collegare una risorsa web a un’altra.

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Derivata dall’inglese, la parola link significa letteralmente “collegamento” o anche “anello di una catena”: in informatica e in ambito digitale è quindi un elemento di una pagina web che, quando cliccato, permette di navigare verso un’altra pagina o risorsa online. Questo collegamento può essere rappresentato da un testo, un’immagine o un altro tipo di contenuto che, quando cliccato, porta l’utente a una nuova destinazione, che a sua volta può essere un’altra pagina web, un documento, un’immagine, o persino un video.

La funzione principale di un link è quella di facilitare la navigazione tra diverse pagine web, permettendo agli utenti di spostarsi facilmente da un contenuto all’altro. I link sono creati utilizzando il linguaggio HTML (HyperText Markup Language) e sono una componente essenziale della struttura del web.

Hyperlink significato e spiegazione

Approfondiamo però la definizione di link e anche di un altro termine che ricorre frequentemente, ovvero hyperlink.

È un rimando contenuto all’interno di un ipertesto, solitamente definito tramite codice HTML, che attraverso un clic permette di attivare un passaggio da una risorsa a un’altra, come ad esempio tra due documenti o pagine Web.

Il significato di link è quindi contenuto nella parola stessa, che in inglese vuol dire come detto collegamento, legame, connessione, nesso verso un punto “oltre”.

È qui che entra in gioco il concetto di ipertesto (in inglese, “hypertext”), che è un sistema di organizzazione delle informazioni in cui i dati sono collegati tra loro in modo non lineare, e che permette agli utenti di navigare tra diverse sezioni di testo o documenti attraverso collegamenti diretti, piuttosto che seguire una sequenza lineare.

Il fulcro di questo concetto è il prefisso “hyper“, che significa “oltre” o “al di là”, e che in questo contesto indica che i collegamenti vanno appunto oltre il testo lineare tradizionale, permettendo una navigazione più dinamica e interattiva.

È per questo che parliamo di “link” o, spesso in modo intercambiabile, di “hyperlink”, un termine coniato proprio per descrivere questi collegamenti ipertestuali che permettono di saltare da un punto all’altro di un documento o tra documenti diversi con un semplice clic.

In tale ottica, allora, l’hyperlink è il collegamento ipertestuale che aiuta l’utente a spostarsi da un punto A (che rappresenta la risorsa sulla quale l’utente è in quel momento, la pagina in cui risiede il link) a un punto B (l’arrivo o pagina di destinazione del link).

Nel corso della nostra routine quotidiana da utenti della Rete incontriamo e usiamo i link praticamente in ogni momento, per approfondire un argomento in un altro contenuto (interno o esterno al sito che stiamo consultando), per cambiare sezione del sito cliccando sui menu, per scaricare un file o per attivare funzioni particolari.

In pratica, quindi, non potremmo navigare senza link e non potremmo scoprire pagine web senza collegamenti.

Significato di link in informatica

In informatica, le parole link e hyperlink assumono quindi un significato specifico e tecnico.

Un link è un riferimento che punta a un’altra risorsa, come una pagina web, un documento o un file. Questo riferimento è rappresentato da un URL (Uniform Resource Locator), che specifica l’indirizzo della risorsa di destinazione. I link sono utilizzati per creare una rete di connessioni tra diverse risorse, facilitando l’accesso e la condivisione delle informazioni.

E, ancora più precisamente, in quanto hyperlink il collegamento non solo punta a un’altra risorsa, ma lo fa in un contesto ipertestuale: questo significa che l’azione è parte di una rete di informazioni interconnesse, dove ogni nodo (o pagina) può essere raggiunto da più percorsi.

L’idea di ipertesto è stata inizialmente proposta da Ted Nelson negli anni ’60, ma è stata Tim Berners-Lee a implementarla nel contesto del World Wide Web, rendendo i collegamenti ipertestuali una realtà pratica e quotidiana. Berners-Lee ha utilizzato il termine “hyperlink” per descrivere questi collegamenti ipertestuali, che permettono di navigare tra diverse pagine web in modo semplice e intuitivo. I link sono diventati un elemento fondamentale del web, permettendo agli utenti di accedere rapidamente a una vasta gamma di informazioni e risorse.

In questo contesto, l’elemento viene anche chiamato “link trasmissivo“, che identifica appunto un collegamento ipertestuale che ha come principale funzione quella di trasferire l’utente da una pagina web a un’altra. Questo tipo di link può essere utilizzato in diverse forme e contesti – nei siti web, nei blog, nei social media e nelle email – e ha come caratteristica distintiva la capacità di agire come un ponte tra contenuti diversi, rendendo l’esperienza di navigazione più fluida e interattiva.

Cosa sono i link, i nodi della Rete

Tornando al nostro tema, anche sulla pagina di Wikipedia dedicata al WWW si legge che la “caratteristica principale della rete Web è che i nodi che la compongono sono tra loro collegati tramite i cosiddetti link (collegamenti ipertestuali), formando un enorme ipertesto, e i suoi servizi possono essere resi disponibili dagli stessi utenti di Internet”.

I link sono dunque un elemento fondamentale per rendere possibile il progetto del Web perché rappresentano l’anello di congiunzione che permette di usufruire di questo ipertesto globale composto da tutti i siti mondiali che possono essere consultati da tutti.

Grazie agli hyperlink è possibile collegare in modo non sequenziale le pagine web, anche se appartengono a siti diversi, scaricare particolari contenuti, accedere a funzionalità specifiche e, in sintesi, utilizzare ogni snodo della Rete.

Quindi, i link sono la colonna vertebrale del Web, o meglio ancora il suo sistema nervoso centrale, e possono servire come mezzo principale di navigazione, strumento di citazione di informazioni, simbolo di fiducia, metodo di promozione e così via, e ne abbiamo parlato moltissimo nei topic su link buildinglink juice e fattori di ranking.

A cosa servono i link

Link è molto più che una semplice parola tecnica: i collegamenti ipertestuali rappresentano uno degli elementi chiave che rendono Internet una rete interconnessa e dinamica. Grazie ai link, milioni di persone possono accedere rapidamente a una vasta gamma di informazioni e risorse ogni giorno.

Rappresentano uno degli elementi chiave delle pagine web e svolgono un ruolo cruciale nell’esperienza di navigazione degli utenti, facilitando l’accesso alle informazioni e migliorando la fruizione dei contenuti online, e servono anche ai motori di ricerca, come vedremo.

Il principale scopo di un collegamento ipertestuale è facilitare l’accesso alle informazioni. In pratica, un link permette a un utente di cliccare su una parola, una frase o un’immagine e di essere immediatamente reindirizzato a un’altra pagina web, a un documento o a una risorsa multimediale. Questo meccanismo ha trasformato il modo in cui fruiamo dei contenuti online, rendendo la navigazione più intuitiva e interattiva. Ad esempio, in un sito di notizie un articolo può contenere link ad articoli correlati o a fonti esterne per approfondire l’argomento trattato, migliorando l’esperienza dell’utente e mantenendo il visitatore più a lungo sul sito. Inoltre, permettono di citare fonti e fornire riferimenti aggiuntivi senza appesantire il testo principale dell’articolo o della pagina web.

I link sono anche essenziali per la creazione di una struttura di navigazione efficiente all’interno dei siti web. I menu dei siti sono composti da link che permettono agli utenti di spostarsi facilmente tra le varie sezioni del sito stesso, anche attraverso la funzione chiamata breadcrumb che aiuta i visitatori a “non perdersi”. Inoltre, i link sono fondamentali per la creazione di riferimenti incrociati all’interno di articoli e post sui blog, migliorando così la comprensione e l’approfondimento dei temi trattati; questo è particolarmente utile in ambito accademico e giornalistico, dove è necessario supportare le affermazioni con prove documentate.

Un altro aspetto cruciale dei collegamenti ipertestuali è il loro ruolo nella SEO. I motori di ricerca come Google utilizzano i link per scoprire le pagine nuove, per indicizzare le pagine web, per comprendere la struttura e la gerarchia di un sito web e per determinarne l’autorità e la rilevanza di un contenuto.

I link, sia interni che esterni, creano relazioni tra documenti: un buon utilizzo della linking interna ci permette ad esempio di creare degli “insiemi tematici“, raggruppando tutte le pagine che trattano un topic affine in modo da approfondirne in maniera esaustiva gli aspetti e le esigenze degli utenti al riguardo, arrivando in pratica  a realizzare una sorta di mini-sito interno su un tema singolo. Ciò aiuta non solo il lettore, ma può anche migliorando la visibilità del sito nei risultati di ricerca, rafforzando la “percezione” che il motore di ricerca ha del nostro sito come autorità in quel settore. Questione più nota, i backlink aumentano l’autorità e la credibilità del sito agli occhi dei motori di ricerca e, semplificando molto, un sito che riceve molti link da altre fonti autorevoli sarà considerato più rilevante e potrà ottenere un miglior posizionamento nei risultati delle ricerche.

Ed è per questo motivo che la link building – che è la costruzione di una rete di backlink per fortificare la percezione di un sito nel panorama web, in particolare per gli algoritmi dei motori di ricerca – è ancora oggi una tecnica molto utile e utilizzata. Inoltre, se ben eseguita una strategia di link building non solo migliora la SEO, ma può anche aumentare la visibilità del brand, attirare nuovi visitatori e costruire relazioni nel settore.

I collegamenti ipertestuali sono anche strumenti potenti per favorire l’interconnessione e la condivisione delle conoscenze: attraverso i social media, ad esempio, gli utenti possono condividere link a notizie, articoli scientifici, video e altre risorse educative o d’intrattenimento. Questo facilita la diffusione delle informazioni in tempo reale su scala globale.

I link sono anche essenziali per il funzionamento delle applicazioni web moderne. Molti servizi online li utilizzano per guidare gli utenti attraverso processi complessi come registrazioni, acquisti o prenotazioni. Senza questi collegamenti chiari e funzionali, l’usabilità del sito ne risentirebbe gravemente. Inoltre, i link possono essere utilizzati per scopi commerciali, come nel caso di aziende che li impiegano nelle campagne di marketing digitale per dirigere il traffico verso le loro pagine prodotto o servizi specifici o dell’affiliation marketing, che utilizza i link per tracciare le vendite generate dalle raccomandazioni e stimare così compensi basati sulle commissioni.

Nonostante siano strumenti potenti, i link devono essere utilizzati con attenzione. Link corrotti o non funzionanti possono frustrare gli utenti e danneggiare la reputazione del sito. Inoltre, l’abuso dei cosiddetti “link-spam“, ovvero la creazione artificiosa di numerosi collegamenti solo per manipolare i risultati dei motori di ricerca, è penalizzato dagli algoritmi dei motori stessi. I rischi associati ai link includono anche l’esposizione a siti dannosi o phishing, per cui è fondamentale verificare la sicurezza dei collegamenti prima di cliccarci sopra, specialmente quelli ricevuti tramite e-mail o messaggi sospetti.

Come è fatto un link

Analizzando gli aspetti tecnici, un link è un oggetto HTML che consente di passare a una nuova posizione quando l’utente esegue un clic o tocca la porzione sui display touch. Questi collegamenti si trovano in quasi tutte le pagine Web e rappresentano come detto il mezzo più semplice per navigare tra le pagine della Rete.

Si tratta essenzialmente di un elemento che consente il trasferimento da una pagina web all’altra o di accedere a risorse specifiche sul web, come documenti, immagini o video.

La sua struttura base è composta da codice HTML (HyperText Markup Language), il linguaggio standard utilizzato per creare pagine web.

I collegamenti possono essere inseriti o applicati a testo, immagini, intere aree o sezioni della pagina web o ancora altri elementi HTML, e solitamente si distinguono graficamente dagli altri caratteri della pagina, sia per visualizzazione permanente che in seguito a un over (passaggio) del mouse. Nella maggior parte dei casi i link sono di colore blu (come nelle SERP di Google), che è la tinta standard dei browser Web, ma è possibile personalizzare questa impostazione utilizzando stili HTML o CSS – ad esempio, qui sul blog usiamo il blu SEOZoom!

Nelle fasi iniziali della Rete i collegamenti erano sottolineati per impostazione predefinita, mentre oggi questa scelta è meno comune. Anche le immagini possono contenere un link, diventando a loro volta un oggetto cliccabile e un collegamento verso un’altra risorsa.

Un altro elemento che caratterizza i collegamenti è il cosiddetto anchor text (testo di ancoraggio o àncora), vale a dire la stringa di contenuto che l’utente visualizza in pagina e che lo accompagna a raggiungere la destinazione; in alcuni casi, possiamo avere però link su immagini (con il tag alt che svolge la funzione di àncora per Google) o su elementi dinamici.

Struttura di un link: uno sguardo alla composizione

Per comprendere come funziona un link è utile analizzare la sua struttura.

Un link è composto principalmente da un URL, che specifica l’indirizzo della risorsa di destinazione, inserito all’interno di un elemento HTML, solitamente un tag <a>, che definisce il collegamento ipertestuale ed è essenziale per la creazione di collegamenti.

Il tag <a> può contenere attributi come href, che sta per Hypertext REFerence e indica l’URL della destinazione, e title, che fornisce informazioni aggiuntive quando l’utente passa il mouse sul link. Il testo compreso tra i tag di apertura e chiusura è quello che verrà visualizzato dall’utente come parte cliccabile del link.

Esistono anche altri attributi che possono essere aggiunti al tag <a> per modificare il comportamento e lo stile del link, come ad esempio

  • target=”_blank”, che apre il collegamento in una nuova scheda o finestra del browser
  • title=”Descrizione”, che fornisce informazioni aggiuntive sul collegamento apparendo come tooltip quando l’utente passa il mouse sopra il link.
  • rel=, per impostare attributi che specificano la relazione tra la pagina corrente e quella a cui si collega. Ad esempio, rel=”noopener noreferrer” migliora la sicurezza quando si utilizzano collegamenti che aprono nuove finestre o schede, mentre rel=”nofollow” indica ai motori di ricerca di non seguire quel particolare collegamento.

I link possono essere testuali o visivi: i collegamenti testuali sono semplicemente parole o frasi ipertestuali, mentre quelli visivi possono essere immagini o pulsanti cliccabili.

Ad esempio, un link HTML di base potrebbe apparire così:

<a href=”https://www.seozoom.it” title=”Visita SEOZoom”>Visita SEOZoom</a>

In questo esempio, l’attributo href contiene l’URL della pagina di destinazione, mentre il testo “Visita SEOZoom” è l’anchor text, ovvero il testo cliccabile che appare agli utenti. L’attributo title offre un suggerimento visivo quando l’utente passa il mouse sul link, migliorando l’esperienza utente.

Capire i link con un esempio semplice

Per illustrare meglio e più facilmente come funziona un link consideriamo un esempio pratico.

Supponiamo di avere un blog che parla di SEO e di voler inserire un link a un articolo specifico su SEOZoom. Il link potrebbe essere strutturato come segue:

<a href=”https://www.seozoom.it/blog/guida-seo” title=”Leggi la nostra guida SEO completa”>Guida SEO completa</a>

In questo caso, l’anchor text “Guida SEO completa” è ciò che gli utenti vedranno e cliccheranno. Quando cliccano su questo testo, verranno reindirizzati alla pagina specificata dall’URL https://www.seozoom.it/blog/guida-seo. L’attributo title fornisce un’ulteriore descrizione, che può essere utile per i motori di ricerca e per migliorare l’accessibilità del sito.

I link non sono limitati solo al testo, come dicevamo, e possono essere applicati anche a immagini, pulsanti e altri elementi interattivi. Ad esempio, un’immagine cliccabile potrebbe essere creata come segue:

<a href=”https://www.seozoom.it”>

<img src=”https://www.seozoom.it/logo.png” alt=”SEOZoom Logo”>

</a>

In questo esempio, l’immagine del logo di SEOZoom diventa un link che porta alla homepage del sito. L’attributo alt fornisce una descrizione testuale dell’immagine, utile per i motori di ricerca e per gli utenti con disabilità visive.

Cosa significa a href e quali sono gli attributi dei link

A proposito di quanto accennato prima, possiamo a questo punto approfondire alcuni dettagli tecnici che riguardano i link e, in particolare, gli attributi HTML che possiamo aggiungere per dare le corrette istruzioni sul funzionamento dei collegamenti al browser e offrire alcuni segnali ai motori di ricerca.

Nel linguaggio HTML ogni link è introdotto da un tag <a href>, espressione che ha un significato e una storia ben precisi: la “a” è l’iniziale di “àncora” (anchor in inglese), poiché i primi documenti ipertestuali si collegavano ad ancore (o marcatori) interni alla stessa pagina, piuttosto che ad altre pagine; “href” è l’abbreviazione di hypertext reference, ovvero “riferimento ipertestuale”. Ancora oggi, quindi, la <a> identifica e definisce la presenza di un hyperlink tra documenti, mentre l’attributo href indica l’indirizzo a cui punta il link, ovvero la sua destinazione precisa.

Gli altri attributi che possiamo utilizzare sui link servono come detto a definirne alcune caratteristiche e influenzare il comportamento: con title impostiamo la descrizione testuale del link, che si visualizza quando il mouse passa sul collegamento; con target chiariamo dove aprire il collegamento (target=”_blank”, ad esempio, è il comando classico per impostare l’apertura del collegamento in una nuova scheda vuota e non all’interno della stessa pagina); img serve a usare un’immagine come collegamento; mailto: ci permette di creare un link che apre automaticamente il programma di posta elettronica dell’utente.

Quali sono le tipologie di link

La funzione principale dei link è creare una rete di connessioni tra diverse informazioni presenti su internet, facilitando così l’accesso rapido e diretto a contenuti correlati o di interesse per l’utente.

Di base, i collegamenti ipertestuali possono essere rappresentati in vari modi: spesso appaiono come testo sottolineato e colorato (solitamente blu), ma possono anche essere incorporati in immagini o pulsanti, come nel classico esempio del “clicca qui” che rimanda a una nuova pagina web con ulteriori informazioni.

Approfondendo, però, scopriamo che esistono diversi tipi di link, catalogabili in base alle caratteristiche che possiedono,  alle funzioni che svolgono e al modo in cui sono utilizzati. In particolare, le principali tipologie di link includono:

  1. Link interni, che collegano pagine all’interno dello stesso dominio.
  2. Link esterni, che collegano a pagine su domini diversi.
  3. Link dofollow, che passano valore SEO alla pagina di destinazione.
  4. Link nofollow, che non passano valore SEO alla pagina di destinazione.
  5. Deep link, diretti verso pagine specifiche di un sito e non verso la home.
  6. Link ancorati, che permettono di saltare a una sezione specifica della stessa pagina.
  7. Link assoluti, che specificano l’intero URL della risorsa di destinazione.
  8. Link relativi, che specificano il percorso relativo alla posizione corrente del documento.
  9. Permanent link opermalink, che sono gli indirizzi non modificabili delle pagine web.

Le differenze tra i vari tipi di collegamento ipertestuale

Andiamo però a dare qualche informazione in più su queste categorie di link.

Dovremmo avere familiarità con i link interni, che come dice l’aggettivo sono collegamenti che portano gli utenti a proseguire l’esplorazione di pagine all’interno dello stesso sito web. Come sappiamo, sono utili per migliorare la navigazione interna del sito e per aiutare i visitatori a trovare facilmente le informazioni di cui hanno bisogno; inoltre, quando ben contestualizzati i link ad argomenti pertinenti fanno capire al motore di ricerca che le nostre informazioni non si fermano al solo documento che stanno analizzando, ma che sullo stesso sito ospitiamo anche approfondimenti e focus differenti, utili per i lettori.

Ancor più famosi (e spesso mal interpretati) sono i link esterni, che solitamente chiamiamo backlink: si tratta semplicemente di collegamenti che portano a pagine su altri siti web, che servono idealmente a fornire fonti aggiuntive e risorse esterne o per citare fonti autorevoli con cui rafforzare le informazioni e le opinioni espresse in un contenuto. Citare con un link fonti autorevoli quando parliamo di un argomento è una pratica importante, sia per creare contesto che per offrire all’utente la possibilità di approfondire aspetti correlati che non vogliamo o possiamo trattare direttamente nel nostro contenuto. Insomma, non dobbiamo aver paura di linkare!

Un’altra importante distinzione tra i tipi di link riguarda la tipologia di attributo che possiedono, che ci permette di distinguere i link dofollow e i link nofollow. I link dofollow sono quelli che passano valore SEO alla pagina di destinazione: quando un motore di ricerca come Google scansiona una pagina web e trova un link dofollow, considera questo link come un voto di fiducia verso la pagina di destinazione, che può contribuire a migliorare il posizionamento della pagina nei risultati di ricerca. I link dofollow sono il tipo di link predefinito e non richiedono attributi speciali per essere riconosciuti come tali.

link nofollow, invece, non passano valore SEO alla pagina di destinazione. Questi link includono un attributo rel=”nofollow” nel tag <a>, che indica ai motori di ricerca di non seguire il link e di non trasferire valore SEO. I link nofollow sono spesso utilizzati per collegamenti a contenuti verso siti a cui non vogliamo trasferire autorità o di cui non siamo “sicuri”, oppure a contenuti sponsorizzati e commenti degli utenti (in questi casi, dovremmo utilizzare in maniera appropriata gli altri attributi dei link, rispettivamente “sponsored” e “UGC”). Il rel nofollow è considerato utile per prevenire lo spam e per mantenere il controllo sulla distribuzione della link juice del proprio sito.

Dal punto di vista tecnico, invece, possiamo scegliere di impostare link assoluti o link relativi oppure indirizzare gli utenti con un deep link, un anchor link o un permalink.

I permalink – abbreviazione di “permanent link”, link permanente – sono URL che puntano a una specifica pagina o risorsa web e che sono destinati a rimanere invariati nel tempo. I permalink sono comunemente utilizzati nei blog, nei siti di notizie e in altre piattaforme di contenuti per garantire che ogni articolo, post o pagina abbia un indirizzo web unico e stabile che non cambierà, indipendentemente da eventuali modifiche al contenuto o alla struttura del sito.

I link ancorati, noti anche come anchor link o ancoraggi, sono collegamenti ipertestuali che puntano a una specifica sezione o punto all’interno della stessa pagina web o di un’altra pagina: utilizzano un identificatore unico, chiamato “ancora” o “ID”, per portare l’utente direttamente a una parte precisa del contenuto, migliorando la navigazione e l’usabilità del sito.

Deep link fa riferimento a collegamenti ipertestuali che puntano a una pagina specifica o a un contenuto specifico all’interno di un sito web, piuttosto che alla homepage o a una pagina generica. In altre parole, un deep link porta l’utente direttamente a una sezione interna del sito, bypassando la navigazione tradizionale attraverso la homepage o altre pagine di livello superiore.

I link assoluti sono quelli che includono l’intero URL della risorsa di destinazione, compreso il protocollo (http o https), il dominio e il percorso completo. Ad esempio, un link assoluto potrebbe essere scritto come <a href=”https://www.seozoom.it/blog/guida-seo”>Guida SEO completa</a>. Questo tipo di link è particolarmente utile per i collegamenti esterni, poiché garantisce che il link funzioni correttamente indipendentemente dalla posizione del documento che lo contiene. I vantaggi dei link assoluti includono anche l’accessibilità universale e la chiarezza, poiché specificano esattamente dove si trova la risorsa di destinazione; tuttavia, presentano anche alcuni svantaggi, come la necessità di aggiornamenti manuali se il dominio o la struttura del sito cambia, e la lunghezza degli URL, che può rendere il codice HTML più difficile da leggere e gestire.

I link relativi invece specificano il percorso relativo alla posizione corrente del documento, senza includere il dominio e il protocollo. Ad esempio, se il documento corrente si trova in https://www.seozoom.it/blog/ e vogliamo linkare a una pagina nella stessa directory, il link relativo potrebbe essere scritto come <a href=”guida-seo”>Guida SEO completa</a>. I link relativi sono particolarmente utili per collegamenti interni all’interno dello stesso dominio, poiché rendono più facile spostare intere sezioni di un sito senza dover aggiornare i collegamenti interni; inoltre, sono generalmente più brevi, rendendo il codice HTML più leggibile e gestibile. Tuttavia, i link relativi dipendono dalla posizione del documento corrente e potrebbero non funzionare se il documento viene spostato, e in strutture di directory complesse possono essere meno chiari riguardo alla destinazione.

Esempi di link: come appare un link in codice HTML

Più precisamente, questo è un esempio di link e in particolare di una stringa che identifica un link interno di tipo testuale: <a href=”/blog/eventi”>Eventi</a>, che rimanda alla sezione Eventi del nostro blog. Si tratta appunto di un link relativo, perché non include il nome di dominio, e visto che il collegamento inizia con uno slash rimanda alla directory principale (nel caso contrario sarebbe relativo all’URL corrente).

Un collegamento come <a href=”https://www.seozoom.it”> <img src=”https://www.seozoom.it/wp-content/uploads/2019/08/test-google.jpg” alt=”Google search, come funziona la nuova feature”> è invece un link assoluto (su immagine) perché include il nome di dominio, necessario per i collegamenti esterni, che indirizzano a un altro sito Web.

Mettere un link: cosa significa e come si fa

Dopo tanta teoria, facciamo un passaggio pratico e cerchiamo di capire cosa significa “mettere un link“, un’espressione che si riferisce direttamente all’azione di creare un collegamento ipertestuale all’interno di un contenuto digitale, come una pagina web, un documento o un’email. In realtà, negli ultimi anni “mettere un link” ha anche acquisito un’accezione ancora più specifica, soprattutto in ambito del digital marketing, dove si riferisce alla pratica di chiedere l’inserimento di un backlink – ad esempio, un professionista del marketing digitale potrebbe contattare un blogger influente e chiedere di inserire un link al proprio sito in un articolo pertinente, offrendo in cambio contenuti di valore o altre forme di collaborazione.

Tornando però al significato originario, mettendo un link permettiamo agli utenti di cliccare su un testo, un’immagine o un altro elemento multimediale per essere reindirizzati a un’altra risorsa, che può essere una pagina web, un documento, un file o un’altra destinazione online.

In concreto, l’operazione che realizza questo ponte può variare leggermente a seconda del contesto e della piattaforma utilizzata, anche se i principi di base rimangono gli stessi.

In HTML, il linguaggio di markup utilizzato per creare pagine web, mettere un link è semplice e diretto. Si utilizza il tag <a> (anchor) con l’attributo href (Hypertext Reference) per specificare l’URL della destinazione. Nell’esempio <a href=”https://www.esempio.com”>Visita il nostro sito</a>, il testo “Visita il nostro sito” è l’anchor text, ovvero il testo cliccabile che appare agli utenti. Quando cliccano su questo testo, verranno reindirizzati all’URL specificato.

In WordPress, uno dei CMS più popolari, mettere un link è altrettanto semplice: durante la modifica di un post o di una pagina, è possibile selezionare il testo o l’immagine che si desidera trasformare in un link e cliccare sull’icona del collegamento nella barra degli strumenti dell’editor. Si apre una finestra di dialogo in cui è possibile inserire l’URL di destinazione e, se necessario, impostare altre opzioni come l’apertura del link in una nuova scheda.

Mettere un link è una pratica comune anche nelle e-mail: la maggior parte dei client di posta elettronica, come Gmail o Outlook, offre un’opzione apposita per l’inserimento. Solitamente, basta selezionare il testo o l’immagine desiderata, cliccare sull’icona del collegamento e inserire l’URL di destinazione.

Lo stesso procedimento funziona anche per inserire un link in un documento di testo di Word Processor, e quindi quando si utilizzano programmi di elaborazione testi come Microsoft Word o Google Docs. Il primo step è selezionare ed evidenziare il testo da trasformare in link, poi cliccare con il tasto destro sul testo selezionato e scegliere l’opzione “Inserisci collegamento”, o in alternativa usare le scorciatoie da tastiera per aprire la finestra di dialogo (Ctrl+K su PC, Cmd+K su Mac). Ora è il momento di aggiungere l’URL della destinazione desiderata e confermare per completare l’operazione.

Le best practices SEO per i link

Sempre per restare nel campo pratico, possiamo dare uno sguardo alla guida ufficiale di Google per best practices per i link, che si concentra sulle tecniche per rendere i nostri link scansionabili in modo che Google possa trovare altre pagine del sito tramite i link sulla pagina e per migliorare l’anchor text in modo che sia più facile per le persone e per Google dare un senso ai nostri contenuti.

La guida si apre sottolineando che “Google utilizza i link come segnale per determinare la pertinenza delle pagine e per trovare nuove pagine da sottoporre a scansione”, un utile memorandum anche per noi.

Ci dice innanzitutto che “in generale, Google può eseguire la scansione dei tuoi link solo se si tratta di un elemento HTML <a> (noto anche come  elemento di ancoraggio) con un attributo href”, perché “la maggior parte dei link in altri formati non verrà analizzata ed estratta dai crawler di Google”. Il motivo è che Google non è in grado di estrarre “in modo affidabile” gli URL da elementi <a> che non hanno un attributo href o altri tag che fungono da link a causa di eventi di script. Comunque, i collegamenti possono essere sottoposti a scansione anche quando usiamo JavaScript per inserirli dinamicamente in una pagina, purché utilizziamo il markup HTML precisato.

Quest’immagine mostra alcuni esempi di link che Google può e non può analizzare e seguire:

Come impostare correttamente i link

 

È poi importante verificare che l’URL collegato dal tag <a> sia un indirizzo web reale – un URL risolvibile che assomiglia a un URI – a cui Googlebot può inviare richieste, come in questi esempi:

Link a URL risolvibili, le indicazioni di Google

 

I consigli per l’uso dei link interni ed esterni

La parte finale del documento si concentra sulla gestione dei link interni ed esterni al sito, premettendo che “non esiste un numero magico ideale di collegamenti che una determinata pagina dovrebbe contenere”, ma anche che “se pensi che ci siano troppi link, probabilmente è così”.

Anche se di solito pensiamo ai link prettamente in termini di puntamento a siti Web esterni, è fondamentale prestare maggiore attenzione al testo di ancoraggio utilizzato per i collegamenti interni, che può aiutare sia le persone che Google a dare un senso al sito più facilmente e a trovare altre pagine del sito. Di base, ogni pagina rilevante e che ci interessa dovrebbe avere un collegamento da almeno un’altra pagina del nostro sito, e il suggerimento è pensare a quali altre risorse sul sito potrebbero aiutare i nostri lettori a comprendere una determinata pagina del sito stesso, collegandoci a quelle pagine nel contesto.

I link devono avere contesto

 

Non dobbiamo aver paura di linkare ad altri siti, chiarisce Google, perché l’utilizzo di collegamenti esterni “può aiutare a stabilire l’affidabilità (ad esempio, citando le fonti usate per le informazioni)”. Il consiglio di fondo è collegarci a siti esterni quando ha senso e fornire sempre un contesto ai lettori su ciò che possono aspettarsi.

Nell’esempio in immagine vediamo una buona pratica di citazione delle fonti:

Esempio di buon utilizzo di rel nofollow

 

Google chiede di usare il rel=nofollow solo quando non ci fidiamo della fonte e non per ogni link esterno sul sito. Ad esempio, un buon momento per usare nofollow è il caso in cui “sei un appassionato di formaggi e qualcuno ha pubblicato una storia che parla male del tuo formaggio preferito, a cui tu vuoi rispondere con un articolo di replica; tuttavia, non vuoi dare al sito parte della tua reputazione dal tuo link”.

Se invece abbiamo ricevuto un qualche tipo di pagamento per pubblicare il link, dobbiamo qualificare questi link con sponsored o nofollow; se gli utenti possono inserire collegamenti sul sito (ad esempio, in una sezione forum o un sito di domande e risposte), questi collegamenti vanno contrassegnati come ugc o nofollow.

Storia dei link: chi e quando li ha inventati

In conclusione, apriamo una parentesi “divulgativa” per ripercorrere la storia dei link.

Come detto, questo elemento si lega strettamente al concetto di hyperlink, un termine coniato da Ted Nelson nel 1965 che si riferisce a una struttura non lineare di informazioni, dove i dati possono essere collegati tra loro in vari modi. Il punto di svolta arriva però circa 30 anni dopo, con i lavori di Tim Berners-Lee, il creatore del World Wide Web, che è poi rapidamente diventato il principale servizio di Internet .

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Negli anni ’90, mentre lavorava al CERN (l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare), Berners-Lee cercava un modo per condividere informazioni tra ricercatori in modo più efficiente: la sua idea rivoluzionaria era quella di creare un sistema che permettesse di collegare documenti tra loro attraverso collegamenti ipertestuali, rendendo possibile la navigazione da un documento all’altro con un semplice clic. Già nel 1989 Tim Berners-Lee descrisse per la prima volta il link come un’ampia area di informazioni ipermediali che offrono accesso universale ai documenti.

Secondo quanto riportato da varie fonti, questa idea nacque al CERN di Ginevra grazie a un pizzico di Italia: il ricercatore inglese notò alcuni colleghi italiani che trasmettevano informazioni tramite linea telefonica da un piano all’altro del prestigioso laboratorio svizzero visualizzando informazioni video. Da questo spunto, Berners-Lee e il suo collega Robert Cailliau ipotizzarono un software per condividere la documentazione scientifica in formato elettronico a prescindere dalla piattaforma informatica utilizzata, utile a migliorare la comunicazione e la collaborazione tra i ricercatori dell’istituto.

Per rendere concreta l’idea avviò anche la definizione di standard e protocolli per scambiare documenti su reti di calcolatori, che avrebbero poi generato il linguaggio HTML e il primo protocollo di rete HTTP. Il tutto trovò una prima realizzazione nel 6 agosto 1991, quando Tim Berners-Lee pubblicò il primo sito web, che attese ben 17 giorni la prima visita da un utente esterno al centro di ricerca, con un clic arrivato appunto il successivo 23 agosto.

Dalla loro introduzione, i link hanno subito una notevole evoluzione: nei primi anni del web, i link erano semplici collegamenti testuali che permettevano di navigare tra pagine statiche. Con il tempo, la tecnologia dei link è diventata più sofisticata, permettendo l’inclusione di immagini, video e altri elementi multimediali come collegamenti ipertestuali.

Con l’avvento dei social media e delle piattaforme di condivisione, i link hanno assunto un ruolo ancora più centrale nella distribuzione dei contenuti e oggi sono una componente essenziale di qualsiasi strategia di marketing digitale. Sono utilizzati per migliorare la navigazione del sito, ottimizzare la SEO, aumentare il traffico e costruire relazioni con altri siti web. La loro importanza continua a crescere, e comprendere come utilizzarli efficacemente è fondamentale per il successo online.

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