Il 60% delle persone non sa come funziona il ranking su Google

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Nei giorni scorsi abbiamo parlato di quanto e come l’evoluzione delle SERP di Google stia avendo effetti sulle nostre abitudini, in particolare con la nuova modalità di guardare e interagire con i risultati di ricerca (definito “pinball pattern“), e quanto per i siti sia dunque fondamentale fare i conti con questa realtà. Ma c’è anche un’altra questione da considerare: non sempre le persone comprendono a pieno cosa significa il ranking.

Poca consapevolezza delle SERP e clic su annunci

Per la precisione, come rivela un sondaggio realizzato negli Stati Uniti da Brand Verity, il 63% dei consumatori non ha consapevolezza di come funziona il posizionamento su Google e non sa come sono categorizzati i risultati, quindi non comprende bene neppure l’importanza della SEO. In particolare, è molto alta anche la quota degli utenti che percepisce anche gli annunci ADS come risultati organici, cliccando quindi sul primo link in assoluto che vede in pagina.

Lo studio sulla consumer experience negli Stati Uniti

Brand Verity è una compagnia specializzata in brand protection online e ha affidato a una società esterna una ricerca su un campione di oltre mille consumatori statunitensi, adeguatamente profilati, con l’obiettivo di fornire ai marchi una migliore comprensione delle esperienze di ricerca online che i loro consumatori vivono durante le festività natalizie e, inoltre, di come queste influenzino la percezione del marchio.

La classificazione dei risultati non è chiara agli utenti

Il dato che spicca maggiormente è quello della consapevolezza di fronte alle SERP: come anticipato, solo il 37% dei consumatori comprende che i risultati dei motori di ricerca sono classificati in base a una combinazione di pertinenza e spesa pubblicitaria.

Il rimanente 63% delle persone ritiene che le pagine dei risultati dei motori di ricerca siano classificate in base alla pertinenza o alla spesa, oppure semplicemente ammettono che “non lo sanno”. Inoltre, quasi 1 utente su 3 (31%) afferma di ritenere che i motori di ricerca come Google non facciano un buon lavoro nell’etichettare quali link sono annunci.

La confusione porta clic inconsapevoli sugli annunci

Una confusione che ovviamente ha effetti anche sui clic: non avendo una chiara comprensione del ranking, i consumatori sono più propensi a fare clic sul risultato che appare per primo in SERP, ritenendolo automaticamente l’opzione più pertinente.

Un fattore che si unisce a un altro dato: il 54% delle persone afferma di fidarsi dei siti Web che appaiono nella parte superiore della SERP. Quindi, stando a questi numeri, la maggior parte delle persone che esegue ricerche su Google si ferma sul primo risultato senza spesso rendersi conto di fare clic su un annuncio.

La necessità di difendere il brand e il proprio business

Queste indicazioni sono importanti per la protezione del brand, perché gli inserzionisti concorrenti bad actors potrebbero sfruttare l’inconsapevolezza dei consumatori del funzionamento dei risultati di ricerca a proprio vantaggio. Ad esempio, commenta lo studio, “i competitor possono fare offerte per le parole chiave di un marchio e posizionarsi al di sopra del sito Web del marchio stesso con gli annunci, conquistando ignari clienti“.

Vantaggi per i competitor che sfruttano la confusione degli utenti

Una situazione che non è rara, stando a Brand Verity, che ha “riscontrato che il 52% dei consumatori afferma che a volte ha acquistato un prodotto concorrente perché è comparso anche nei risultati di ricerca per il prodotto di un marchio specifico che inizialmente cercava”.

Non sembra quindi un caso che il 51% dei consumatori affermi di sentirsi fuorviato da almeno uno dei siti Web nei risultati di ricerca quando cercano informazioni su un prodotto, con un quarto di loro che prova questa sensazione spiacevole “spesso” o “sempre”. Inoltre, sempre un utente su quattro dice che “facendo clic su un risultato di ricerca è atterrato in un posto inaspettato che non fornisce ciò che stavano cercando”.

Amazon supera Google per le ricerche di prodotti branded

C’è poi un altro elemento molto utile per chi lavora alla SEO di eCommerce e affini: Google non è più il primo e principale punto di riferimento delle ricerche di prodotti, perché la concorrenza di Amazon ha sovvertito i valori.

Alla domanda “dove inizia la tua ricerca online di un prodotto di un marchio specifico” (come ad esempio scarpe Nike), il 56% degli intervistati ha infatti risposto Amazon, con un 30% di persone che si rivolge a Google e appena il 9% che invece si reca direttamente sul sito Web del marchio. Il motore di ricerca però detiene ancora il predominio per le ricerche più generiche e non branded: quando gli utenti cercano “articoli senza avere in mente un marchio specifico”, il 52% delle persone parte da Google e il 37% da Amazon, mentre un 5% usa altri motori di ricerca.

Google resta decisivo per avere visibilità tra i consumatori

Notizia utile per chi sta pianificando strategie per ottimizzare la visibilità di un brand, a cui possiamo aggiungere un altro dettaglio: nel periodo di punta per gli acquisti il 65% degli americani esegue una “notevole quantità” di ricerche online prima di acquistare un prodotto, e quindi è chiaro che Google resta ancora il riferimento principale per far scoprire prodotti. Senza considerare che sta entrando a regime il sistema Google Shopping, che potrebbe rintuzzare l’attacco di Amazon e ripristinare le gerarchie anche per le ricerche brandizzate.

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