Google Search: più varietà e siti diversi tra i risultati in SERP

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Non solo il June 2019 Core Update lanciato ufficialmente il 3 giugno: ora webmaster, gestori di siti e professionisti SEO devono preoccuparsi anche di un’altra novità in arrivo su Google Search, che potrebbe trasformare le SERP in nome della varietà e della diversificazione. La compagnia americana ha infatti anticipato su Twitter che i risultati di ricerca cambieranno per premiare la diversificazione dei siti.

Google annuncia cambiamenti per i risultati in SERP

A lanciare la bomba è l’account ufficiale Google SearchLiaison su Twitter con quattro cinguettii abbastanza inattesi, che hanno subito fatto drizzare le antenne alla comunità SEO internazionale. “Hai mai fatto una ricerca e visualizzato come risultati top tanti URL dello stesso sito?”, domanda in apertura del thread Danny Sullivan, delineando subito il nocciolo del problema.
L'annuncio del cambio su Twitter

Un limite agli Url multipli nei risultati di Google

La presenza in SERP di Url multipli, ovvero risultati provenienti da un solo sito che monopolizza la query, è un aspetto su cui gli utenti di Google hanno fatto sentire la propria voce, secondo quando rivela il Googler, e dunque la società di Mountain View ha deciso di ascoltare i feedback ricevuti e intervenire per estendere la varietà degli elenchi.

Nei top results di Google solo due Url per ogni sito

Ecco dunque la novità: Google sta cambiando Google Search e il sistema di ricerca sul motore, che sarà disegnato per fornire agli utenti più diversità nei risultati. In termini pratici, il Site Diversity Change di Google significa che non si troveranno più di due risultati provenienti dallo stesso sito nelle posizioni top, a meno di valutazioni specifiche e query particolari valutate dai sistemi di Big G.

Le regole per i sottodomini

Su Twitter troviamo indicazioni anche sugli aspetti tecnici: nell’ottica della diversità dei siti, Google tratterà i sottodomini come parte del root domain. Pertanto, risultati di sottodomini e root domain saranno tutti considerati come provenienti dallo stesso unico sito (e dunque ne compariranno al massimo due in SERP, come dicevamo). Ad ogni modo, anche in questo caso c’è un chiarimento: i sottodomini saranno trattati come siti a sé stanti per gli obiettivi di varietà (diversity purposes) se i sistemi di Google considerano questa soluzione rilevante e pertinente per le query e per gli intenti di ricerca.

Nessuna relazione con l’update di giugno

L’ultimo tweet serve solo a sgomberare il campo da un dubbio (lecito): non c’è alcuna correlazione tra l’update della scorsa settimana e questa rivoluzione della site diversity, che sono due release completamente differenti e disgiunte.

Cosa significa il Site Diversity Change per la SEO

Le parole di Google si fermano qui, ma proviamo a capire e a ipotizzare gli effetti del Site Diversity Change annunciato da Danny Sullivan. Innanzitutto, è bene comprendere che si tratta di un cambiamento del modo in cui Google mostra i siti nei risultati di ricerca, ma non una modifica del modo in cui l’algoritmo di Google posiziona i siti.

Non cambia l’algoritmo di Google, ma solo i risultati mostrati in SERP

Si tratta di una lieve sfumatura, ma sulla quale Sullivan ha cercato di attirare molto l’attenzione: mentre l’update coinvolge l’algoritmo di ranking, questo intervento cambia solo il modo (il numero) degli Url mostrati in SERP, cercando di privilegiare la varietà e di evitare la presenza di URL multipli dello stesso tipo.

Gli effetti del cambio di Google per le SERP

Leggendo con attenzione l’annuncio della compagnia americana si può ipotizzare che il diversity change non interesserà comunque tutti i risultati di ricerca, perché per alcune query gli utenti continueranno a vedere più Url dello stesso sito se per Google questi contenuti restano più rilevanti.

È dunque l’aggettivo rilevante o pertinente (in inglese relevant ha entrambi i significati) quello su cui bisogna concentrarsi: se prima si faceva riferimento quasi esclusivo alla rilevanza del contenuto della pagina rispetto alla search phrase, ovvero la frase della query digitata dall’utente sul motore di ricerca, ora questo valore assume connotazioni molto più ampie.

La pertinenza del contenuto per Google

La ricerca della pertinenza riguarda quanto e come la pagina web riesce ad avvicinarsi a quello che l’utente aveva in mente, ovvero al famoso search intent, e alla gratificazione delle sue aspettative circa i risultati di ricerca mostrati. Quindi, Google valuterà in base alle circostanze e alle specifiche query se le aspettative delle persone sono soddisfatte mostrando in SERP URL provenienti da siti diversi o se, al contrario, è meglio proporre ancora più pagine dello stesso sito.

Questo caso specifico riguarda con ogni probabilità le query informational o branded, perché se un utente è alla ricerca di un marchio specifico come Amazon o Zalando si aspetta di trovare anche più pagine posizionate in top results di quel sito sul motore di ricerca.
Url multipli per Zalando in SERP

Un cambio solo per i risultati organici

Tornando agli aspetti tecnici più sicuri, Danny Sullivan ha fornito altri dettagli in alcune risposte successive, riportate anche da un articolo di Search Engine Land. Il Site Diversity Change ha effetti solo sui risultati della Ricerca di Google classica e quindi i tradizionali risultati organici, e non riguarda elementi come featured snippet, elenchi di mappe, top stories, snippet di video, caroselli di immagini né altri box e feature che possono comparire nella pagina di Google tra i risultati dei siti.

Perché è importante questo cambiamento di Google

Questa notizia può avere implicazioni molto importanti per le attività SEO e per i siti che cercano di dominare specifiche query monopolizzando la SERP. Una strategia, questa, che è valida soprattutto nel lavoro di reputation management, ma che è visibile anche in altre aree di ricerca, e che potrebbe dunque essere rivoluzionata dalla decisione di premiare la varietà.

Si limita il rischio di cannibalizzazione interna?

Un possibile effetto positivo, poi, potrebbe riguardare il rischio di cannibalizzazione interna di un sito: se Google sceglierà di mostrare in SERP solo una pagina per ogni sito, la competizione interna tra contenuti simili potrebbe essere meno pericolosa, anche se ovviamente non risolta.

Non resta dunque che attendere le evoluzioni e iniziare ad analizzare le SERP per scoprire quanto e come cambieranno i risultati posizionati su Google a causa del cambiamento per la varietà.

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