Ranking su Google, svelato il CTR delle posizioni in SERP

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Solo qualche giorno fa abbiamo parlato della tendenza zero clic su Google Ricerche e di come gli utenti completino sempre più frequentemente il loro viaggio nella stessa pagina dei risultati di ricerca, senza cliccare sui link blu. E dunque, alla luce di queste trasformazioni, quanto vale oggi una posizione in top10 su Google in termini di CTR? Lo rivela uno studio di advancedwebranking.com, che ha analizzato la situazione a livello globale.

Grafico con il CTR delle SERP di Google

Il traffico organico passa dalla Top3 su Google

La ricerca ci consente di approfondire alcuni topic fondamentali per comprendere il valore della SEO e, soprattutto, per cercare di rendere efficaci e remunerativi gli interventi di ottimizzazione on page: tutti gli sforzi devono essere concentrati non solo alla conquista della prima pagina, ma alla top3, perché già uscire dal podio significa perdere visibilità e clic da Google.

Il CTR della prima posizione su Google

Guardiamo ai dati in tabella, aggiornati a giugno 2019: la posizione numero 1 su Google in navigazione desktop ottiene il 33,19 per cento dei clic a livello internazionale, mentre da mobile il CTR scende a 29,06 per cento. In pratica, essere il primo risultato fornito dal motore di ricerca – e quindi avere secondo Google la miglior pagina del Web su quel dato argomento e per quella specifica query – significa in concreto ottenere “solo” tre clic da ogni dieci utenti che eseguono la ricerca.

I clic di seconda e terza posizione in SERP

È facile capire che va ancora peggio con le altre posizioni: sempre restando sul mercato globale, la posizione numero 2 ha un CTR da desktop del 16,42 per cento e da mobile del 15,59, mentre la terza posizione in SERP vale 10,34 clic su cento se gli utenti arrivano dalla classica navigazione fissa e 9,75 se invece usano dispositivi mobile.

Il peso della top3 su Google

Facendo un rapido calcolo, significa che – prese da sole – le posizioni top3 su Google ottengono il 60 per cento dei clic di chi usa Google Search da desktop e il 54,4 di chi usa smartphone e affini: ovvero, essere nei risultati top3 della SERP è più che fondamentale per ricevere traffico organico dal motore di ricerca.

In calo i clic sulle altre posizioni della prima pagina

Sono solo queste le posizioni che “resistono” all’avanzata delle feature dei risultati di ricerca su Google, mentre già dalla quarta in giù comincia il declino: la posizione 4 vale 8,16 clic da desktop e 6,56 da mobile, la quinta scende già rispettivamente a 5,16 e 4,67, e dalla sesta posizione in poi i comportamenti di utenti desktop e mobile diventano molto più sovrapponibili. Essere al sesto posto su Google vale circa 3,5 clic ogni cento, al settimo si cala al 2,5 per cento, all’ottavo al 2 e al nono si sta poco sopra l’1,5 per cento.

E così, già il decimo risultato della SERP di Google, che pure è un obiettivo per molti siti in quanto conclusivo della mitica prima pagina, riesce a ottenere statisticamente poco più di 1,2 clic per ogni 100 persone che effettuano quella specifica query, valore pressoché simile a quello di tutti i risultati che compaiono nella seconda pagina di Google.

Differenze tra navigazione desktop e mobile

Tra le curiosità, notiamo che da mobile le posizioni 12 e 13 (quest’ultima, in particolare) hanno un CTR più alto di quelle precedenti: ad esempio, essere al 13esimo posto per una query ricercata da smartphone porta 1,73 clic su cento verso la pagina di destinazione del sito, un valore che è superiore a quello della posizione numero 9 in prima pagina!

Mappa del CTR su query branded

Il comportamento degli utenti per query brandizzate

L’indagine ci consente poi di approfondire anche altri parametri legati alla composizione delle query, alle abitudini degli utenti e al loro CTR su Google: nelle ricerche branded (quelle in cui una keyword è contenuta nel nome del dominio, nella definizione di Advancedwebranking) la prima posizione pesa tantissimo (quasi il 40 per cento dei clic), mentre sono più sfumate le distanze di ranking quando la query non è brandizzata e, quindi, l’utente è alla ricerca di informazioni più generiche, per così dire (la prima posizione su Google ha un CTR del 29,59, mentre la seconda arriva al 16,77).

Studio sul search intent in SERP

Il rapporto tra CTR e search intent

Molto interessante anche il focus sul legame tra search intent e CTR su Google: in linea di massima, come si vede in grafica, il peso della posizione si fa sentire soprattutto per ricerche dagli intenti non specifici, quelle in cui probabilmente gli utenti sono più propensi a lasciarsi guidare dagli algoritmi del motore di ricerca (ad esempio, la prima posizione su Google vale in questo caso 33,11 clic su 100), mentre per gli intenti specifici le persone sono più attente a scegliere tra le risposte fornite, pur restando sempre (e solo) al massimo nell’ambito della top5 in SERP.

Tabella del search intent

Più in particolare, l’analisi prende in considerazione tre tipologie di intent: commerciale, informazionale e location. L’intento commerciale è stato ricercato in query in cui sono presenti keyword come “comprare, acquistare, prezzo, economico” (in inglese buy, purchase, cheap, pricing); l’informational è stato definito da parole come “che cosa, come, quando, dove, hotel, volo, news” (what, when, where, how, restaurant, hotel, flight, news); per location, infine, sono state cercate keyword come “vicino, da, direzioni, aeroporto, strada, mappe” (near, nearby, from, directions, airport, route, maps).

CTR e numero parole

Quanto conta il numero delle parole nelle query

L’ultimo punto su cui ci concentriamo è quello della composizione della query, ovvero il numero di parole contenuto nella stringa ricercata: le sfumature sono abbastanza lievi, ma è comunque interessante sottolineare che l’exact match ha ancora un valore preciso. Nelle query composte da una sola keyword, infatti, gli utenti cliccano sul primo risultato di Google quasi 34 volte ogni 100 ricerche, mentre per le query long tail la media si aggira intorno al 32,5 per cento.

Puntare sulle long tail nella propria strategia

È soprattutto nelle altre posizioni in SERP che si notano le differenze: il secondo risultato su Google ha un CTR inferiore quando gli utenti cercano una keyword specifica (14,86 per cento) mentre la percentuale sale al 20 quando la query è composta da più parole (20 per cento nella long tail con almeno 4 termini). Questo significa che puntare sulle long tail per la SEO può essere una buona strategia, perché gli utenti sono più propensi a cercare tra i risultati in SERP e non puntare immediatamente sui top proposti da Google.

Come leggere i dati per la SEO

Lo studio che abbiamo presentato può essere un buon sistema per capire in fase preventiva dove occorre concentrare gli sforzi nella realizzazione di una strategia SEO e, più in particolare, di una keyword research strategica e di una scrittura di contenuti di qualità. Oggi più che mai bisogna lavorare con attenzione per riuscire a essere competitivi e intercettare traffico organico, perché anche Google con i suoi snippet diventa un competitor ed erode clic: essere in SERP potrebbe non essere sufficiente per fare risultati e ottenere buoni rendimenti, perché bisogna puntare ancora più in alto.

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