Dati strutturati, da oggi Google ritira data-vocabulary

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A partire da oggi, 6 aprile 2020, Google non supporta più il sistema data-vocabulary.org per le funzionalità dei risultati multimediali nella Ricerca. La notizia era stata anticipata già nel corso del mese di gennaio, sia con un post sul blog della compagnia che con messaggi via Search Console, e diventa quindi definitiva: tutti i siti che usavano i markup basati su data-vocabulary hanno dovuto (o devono farlo velocemente) necessariamente aggiornarsi ai markup schema.org.

Google disattiva il supporto per data-vocabulary

Il progetto “Data Vocabulary” è stato molto importante per Google e in qualche modo ha aperto la strada al più ambizioso schema.org, aperto e condiviso anche da altri motori di ricerca. Il vecchio vocabolario di microdati, quindi, risultava obsoleto e già da tempo in realtà era preferibile utilizzare il sistema più nuovo e più efficace per i dati strutturati delle pagine dei siti, che quindi diventa da oggi lo standard ufficiale.

A cosa serve il vocabolario di microdati

Fino a ieri, i siti potevano utilizzare vari metodi per comunicare informazioni aggiuntive sulle proprie pagine a Google e agli spider, usate per migliorare la comprensione del contenuto e per attivare eventualmente alcune funzionalità aggiuntive all’interno delle SERP, come ad esempio i rich snippets o rich results (qui una panoramica con l’elenco dei dati strutturati mostrati da Google), che mostrano il classico risultato e elementi aggiuntivi (una foto in miniatura, valutazione in stelline e recensioni, link aggiuntivi e così via).

Attraverso i microdati – che possiamo definire come un linguaggio speciale – aggiunti all’interno della pagina web dall’editore si possono evidenziare (in inglese, markup) quali sono i contenuti rilevanti per Google. Data-vocabulary e Schema.org sono i due grandi vocabolari che catalogano questi microdati in “tipi” differenti e li rendono riconoscibili, consentendo ai bot di leggere le informazioni espresse. Una sorta di sintassi aggiuntiva, che non impatta sul classico contenuto onpage ma che serve ai motori di ricerca per riconoscere determinati elementi e caratteristiche della pagina.

Cosa cambia per i siti

Google ha deciso di semplificare il meccanismo e di utilizzare un solo metodo standard per gestire queste informazioni, puntando tutto su schema.org (molto più diffuso) e abbandonando il vecchio data-vocabulary (e già adesso la home page del progetto è praticamente vuota, rimandando ad altri link informativi). Questo aiuta sicuramente a gestire con più facilità l’utilizzo dei dati strutturati, perché offre un solo metodo uniforme di lavoro, ma potrebbe creare qualche problema a chi invece aveva implementato l’altro sistema.

In pratica, chi gestisce un sito o un blog che usa ancora il markup di data-vocabolary (e ha ricevuto degli avvisi attraverso la Search Console) rischia, da oggi, di non avere più rich snippet nelle pagine dei risultati di ricerca, con conseguenze potenzialmente negative sull’appeal dei contenuti e sul CTR.

Come verificare i markup usati

Per tornare alla situazione regolare, è sufficiente cambiare vocabolario e implementare Schema.org sulle pagine del sito, procedendo in modo manuale oppure attraverso i vari plugin di CMS. Proprio i plugin o i temi, infatti, gestiscono spesso automaticamente i markup: nella quasi totalità dei casi, ormai, si basano su schema.org, ma se non abbiamo li abbiamo aggiornati all’ultima versione, non sono sviluppati correttamente o non sono più recenti (con sviluppo fermo da anni), meglio controllare e accertarci del tipo di markup usato.

Questa verifica si può fare in due modi: possiamo ispezionare il sorgente della pagina e cercare il nome del vocabolario (digitando quindi “data-vocabulary” o “schema.org”), e scoprire quale usiamo e se usiamo i markup (quando non compare nessuno dei due tipi).

In alternativa, i proprietari dei siti possono usare lo strumento Test dei risultati multimediali di Google, che fa un test live della pagina e indica quali risultati multimediali possono essere generati dai dati strutturati implementati.

È ancora possibile usare data-vocabulary?

Ad ogni modo, come detto, la deprecazione di data-vocabulary vale solo ai fini dell’attivazione di rich results, e Google chiarisce che è ancora possibile usare questo vocabolario per altri scopi – ovvero, per migliorare la comprensione del contenuto della pagina da parte dei crawler.

Tuttavia, vista l’utilità dei rich results conviene convertire i markup in schema.org, un sistema che ha il pieno appoggio di Google anche perché più usato e popolare in tutto Web.

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