Monitorare le performance del sito con Google Search Console

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Proseguono le lezioni sull’uso della Google Search Console di Daniel Waisberg, presentatore della serie pubblicata sul canale YouTube Google Webmasters: nel nuovo video, il Search Advocate insegna a usare il rapporto sul rendimento della piattaforma, per monitorare le performance del sito sul motore di ricerca Google e ottenere importanti dati su impressioni e clic, query più cercate, provenienza degli utenti.

Il rapporto sul rendimento della Search Console

Il rapporto sul rendimento – Performance reports in lingua originale – è diviso in due sezioni: Search e Discover. Tutti gli account di GSC hanno dati sul sistema di Ricerca, mentre solo i siti che hanno accumulato un traffico significativo in Google Discover possono vedere il rapporto specifico (Google Discover Search Console).

Prima di approfondire l’uso del report sulle performance nel sistema di ricerca, il Googler si sofferma su due concetti importanti nell’analisi dei dati, ovvero metriche e dimensioni.

Cosa sono le metriche

La prima definizione riguarda le metriche: “sono misure quantitative, i numeri che vediamo in ogni colonna di una tabella o di un grafico”, e “solitamente descrivono quanto e quanto spesso”.

Nel rapporto sul rendimento ci sono quattro tipi di metriche:

  • Impressioni, il numero di volte in cui il sito appare in un risultato di ricerca di un utente.
  • Clic, il numero totale di volte in cui gli utenti cliccano sul link del sito da un risultato di ricerca.
  • CTR medio, il click through rate calcolato dividendo la percentuale di impressioni per il numero di clic.
  • Posizione media, il posizionamento medio del sito su Google, basato sul calcolo del ranking dei suoi migliori risultati.

Cosa sono le metriche in Search Console

Cosa sono le dimensioni

Le dimensioni sono invece “attributi dei dati“, che in genere descrivono “chi ha fatto cosa o dove è avvenuto”. Nello specifico:

  • Paese, indica i Paesi da cui provengono le ricerche relative al sito
  • Pagine, mostra la pagina visualizzata in una ricerca o cliccata da un utente (riferita alla pagina canonical, quindi in caso di pagine duplicate compare comunque una sola pagina).
  • Query, informa sulle stringhe di query cercate dagli utenti su Google.
  • Dispositivi, segnala il tipo di device usato tra desktop, tablet o smartphone.
  • Tipo di ricerca, distinto su ricerca web, ricerca per immagini, ricerca di video eccetera.
  • Aspetto nella ricerca, nel caso di feature in SERP come risultati multimediali o pagina AMP.
  • Date, per ordinamenti cronologici.

Come appare lo strumento di monitoraggio sul rendimento

Il performance report è formato da tre elementi principali: box delle feature, grafici e tabelle. Secondo Waisberg, “un’immagine vale più di mille parole”, e quindi è bene familiarizzare innanzitutto con i grafici, che sono un bellissimo elemento visuale: la GSC permette di determinare quali metriche visualizzare nel grafico tra quelli a disposizione (anche tutte insieme, con colori differenti a evidenziare il singolo trend).

La tabella sottostante, invece, permette di navigare all’interno delle varie dimensioni e di scoprirne i dati relativi; cliccando su una singola dimensione si apre una tabella con le metriche richieste. Ad esempio, “selezionando Paese avremo una lista di tutti i Paesi dove il sito compare tra i risultati di ricerca e un dato sui clic generati”.

Quattro aspetti da analizzare per monitorare le performance

Terminata la parte introduttiva, il Search Advocate di Google offre “quattro idee sugli aspetti cui fare attenzione quando si analizzano i dati sul rendimento”: basso click-through rate; assenza in query attese; pagine che non compaiono e query brandizzate.

CTR basso

Se il numero di impressioni è sensibilmente più alto dei clic effettivi e, quindi, il click through rate o CTR è molto basso per una query o per una pagina, potrebbe esserci un problema di “attrattività” di titoli e snippet mostrati in SERP. Bisogna quindi ottimizzare questi aspetti – migliorare cioè il tag title della pagina e la meta description, innanzittutto – per convincere più utenti a cliccare sul link del nostro sito.

Assenza in query previste

Se il sito non compare per query di ricerca previste e attese, “i contenuti offerti potrebbero non essere sufficientemente utili e pertinenti per quella query”, dice Waisberg.

Pagine che non compaiono

Quando pagine importanti del sito non sono elencante nella lista delle pagine della Search Console  ci potrebbero essere problemi: l’uso dello strumento di ispezione URL consente di approfondire l’analisi e scoprire il motivo di questa assenza.

Query di ricerca branded

Il Googler suggerisce di controllare “quante query mostrano il sito quando gli utenti fanno/non fanno ricerche che includono una specifica stringa, come il nome del sito”: così è possibile scoprire “interessanti aree in cui le persone fanno ricerche di contenuti direttamente collegati al brand”.

Conoscere e usare gli strumenti per migliorare le performance

Oltre all’uso dei rapporti di default, lo strumento di monitoraggio della Google Search Console permette anche di impostare dei filtri per personalizzare le analisi, andando quindi oltre dimensioni e metriche aggregate e visualizzando uno scenario molto più specifico delle performance nella Ricerca. Conoscere le possibilità a disposizione e imparare a utilizzare gli strumenti permette di comprendere e ottimizzare le performance del sito su Google, conclude Daniel Waisberg.

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