Favicon, guida alle immagini di miniatura del sito

Ormai siamo abituati a vederle comparire nelle schede del browser e anche nelle SERP di Google, dove hanno un posto di rilievo nel classico snippet di anteprima, comparendo accanto al nome del sito posizionato: parliamo delle favicon, le piccole immagini rappresentative del sito che aiutano il brand a comunicare meglio con gli utenti e a diventare un po’ più visibile e memorabile. A patto, ovviamente, di non commettere errori e di eseguire correttamente tutti i passaggi per aggiungere una favicon al nostro sito, così come previsto anche dalle nuove linee guida di Google in materia.

Che cos’è una favicon

Il termine favicon deriva dalla contrazione delle parole inglesi favorite icon e quindi significa letteralmente icona preferita: è per l’appunto l’icona in miniatura associata a un sito o una specifica pagina web, e in genere si tratta di una piccola immagine o un logo che dovrebbe essere pertinente ai contenuti del sito web correlato, contribuendo a rafforzare la coerenza del marchio.

A volte, viene chiamata anche come icona di collegamento, icona di sito web, icona di scheda, icona di URL o icona di segnalibro (in inglese shortcut icon, website icon, tab icon, URL icon o bookmark icon), e può essere creata e aggiunta direttamente da web designer, gestori o proprietari di siti, o inpostata tramite un software specifico.

Molti programmi utente recenti (come browser e newsreaders) le usano e mostrano come promemoria visivo dell’identità del sito Web nella barra degli indirizzi o nelle schede.

Un esempio di favicon

Favicon, una storia lunga più di 20 anni

Le favicon sono state introdotte per la prima volta nel 1999 da Microsoft, che le integrò in Internet Explorer 5: all’epoca potevano essere caricate sui siti a partire da file di computer denominati favicon.ico, che andavano inseriti nella cartella root del sito. Quando un utente aggiungeva l’indirizzo ai preferiti di Internet Explorer, il browser aggiungeva e mostrava la favicon accanto all’URL.

In questo modo, inoltre, il sito poteva scoprire il numero di visitatori che avevano aggiunto la pagina ai segnalibri, stimato in base alla quantità di richieste della favicon. Oggi questo “effetto collaterale” non funziona più, poiché tutti i b