Google Shopping, nessuna commissione per i venditori su Buy on Google

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Solo la scorsa settimana abbiamo dedicato un approfondimento a Google Shopping, la (nuovamente) gratuita vetrina online di prodotti messa a disposizione da Big G, offrendo una guida alle opportunità a disposizione di chi opera nel settore del commercio digitale. E in questi giorni, la compagnia californiana dimostra l’intenzione di voler fare sul serio con la sua operazione di contrasto ad Amazon nell’e-Commerce attraverso una strategia molto aggressiva: l’ultima novità è infatti l’abolizione delle commissioni per i venditori per gli acquisti su Buy on Google.

Google Shopping, niente commissioni per chi vende su Buy on Google

È ancora una volta Bill Ready, presidente della divisione Commerce a Mountain View, a dare la notizia dal blog The Keyword, anticipando che è in arrivo “un altro passo importante per rendere più facile la vendita su Google per i rivenditori”.

I venditori che “partecipano alla nostra esperienza di acquisto su Google non dovranno più pagare una commissione”, e inoltre possono contare su una scelta più ampia perché la piattaforma si apre a fornitori di terze parti, a partire da PayPal e Shopify.

Tutte queste modifiche sono testate ormai da qualche giorno negli Stati Uniti e l’azienda sta lavorando per assicurare i lanci internazionali entro la fine dell’anno e nel 2021.

Come spiegato dal presidente della divisione Commerce, l’obiettivo di Google “è rendere il commercio digitale più accessibile per i rivenditori di tutte le dimensioni in tutto il mondo, offrendo ai consumatori più scelta e più modi per trovare i migliori prodotti, negozi e prezzi”.

Come funziona buy on google

Le ultime novità di Google Shopping per i rivenditori

Continua quindi il lavoro di Google, che negli ultimi mesi ha apportato modifiche significative per aiutare le aziende a raggiungere più consumatori e, allo stesso tempo, aiutare gli utenti a trovare i migliori prodotti, prezzi e luoghi per acquistare online.

Abbiamo ricordato come ora per i rivenditori sia gratuita la possibilità di elencare prodotti su Google Shopping negli Stati Uniti (e presto anche nelle altre versioni del motore di ricerca), e inoltre gli stessi elenchi gratuiti compaiono anche nelle SERP di Ricerca insieme agli annunci a pagamento.

Più opportunità di farsi trovare e vendere

Questo significa che i rivenditori “hanno diverse opzioni per indirizzare il traffico verso il loro sito Web con elenchi gratuiti o con annunci Shopping”, e possono usare anche il sistema “Buy on Google” (compra su Google) per offrire agli utenti un modo conveniente per acquistare qualcosa letteralmente su Google, proprio nel momento stesso in cui scoprono un prodotto sulle schede degli acquisti dai risultati di ricerca, senza visitare altre pagine (neppure quella del sito che propone l’articolo).

“Rimuovendo le nostre commissioni”, dice Ready, “stiamo abbassando i costi per fare business e renderemo ancora più facile per i rivenditori di tutte le dimensioni vendere direttamente su Google, a partire da un progetto pilota che espanderemo a tutti i venditori idonei negli Stati Uniti nei prossimi mesi”.

Integrazione con i provider di terze parti, a partire da PayPal e Shopify

Ascoltando i feedback degli stessi operatori del mercato, Google ha deciso di offrire “la possibilità di scegliere i loro servizi preferiti per questioni come l’elaborazione dei pagamenti, l’inventario e la gestione degli ordini”.

In termini pratici, ciò significa che la nostra piattaforma Google Shopping si apre a “più fornitori di commercio digitale, a partire da Shopify per l’inventario e la gestione degli ordini e PayPal e Shopify per l’elaborazione dei pagamenti”.

Quindi, “se un rivenditore desidera vendere direttamente su Google, può iniziare ancora più rapidamente e continuare a utilizzare gli strumenti e i servizi che già funzionano per la sua attività”; oppure, chi è ai primi passi “nella vendita online può scegliere tra più opzioni quando si iscrive al Merchant Center di Google”.

Semplificazione delle operazioni

Google sta lavorando anche per rendere sempre più semplice l’integrazione tra i suoi strumenti e le piattaforme già usate dai rivenditori, e in particolare per rendere più compatibile l’ecosistema Google Shopping con “i processi esistenti dei commercianti”.

Un esempio è l’abilitazione dei “formati di feed di prodotti di uso comune”, che consente ai rivenditori di collegare il loro inventario per vendere direttamente su Google senza dover riformattare i loro dati. Inoltre, sarà aggiunta “una nuova opzione per consentire ai rivenditori di aggiungere informazioni sul prodotto (come immagini o specifiche tecniche) estraendole dal nostro database esistente anziché doverlo caricare da soli”.

Più spazio alle piccole imprese

Avendo “semplificato la vendita su Google per un insieme più ampio di rivenditori, stiamo anche assistendo a un aumento significativo della domanda per acquistare e supportare le piccole imprese”: per proseguire questo trend e “aiutare le persone a scoprire questi piccoli commercianti”, Ready annuncia l’introduzione di un nuovo filtro specifico “per piccole imprese nella scheda Google Shopping” e di altre funzionalità per aiutare le piccole imprese a partecipare al commercio online.

I vantaggi per Google (e gli svantaggi per i siti)

Come possiamo leggere questa mossa da parte del colosso americano?

La decisione di azzerare le commissioni per i rivenditori che utilizzano Buy on Google è senz’altro una strategia molto aggressiva e competitiva, che potrebbe portare molti operatori a preferire la piattaforma di Mountain View: ad esempio, il principale competitor, Amazon, addebita commissioni che vanno dall’8 al 15% per articolo venduto.

Ma non c’è solo la questione concorrenziale, perché (ovviamente) Google ha dei vantaggi diretti anche con la rinuncia alle commissioni: come abbiamo detto, con Buy on Google l’utente compra direttamente sulle SERP del motore di ricerca, senza mai uscire nel corso della sua journey e senza neppure conoscere la home page del sito che propone l’articolo che sta visualizzando e acquistando.

Quanto più a lungo il tempo trascorso da un utente all’interno dell’ecosistema di Google (e numerose le sue interazioni e scelte), tanto maggiori sono gli introiti che Google può fare pubblicando e raccogliendo dati.

Di contro, questa situazione potrebbe paradossalmente portare svantaggi ai rivenditori: se da un lato il negozio online guadagnerà più entrate dalla vendita attraverso Google – senza dover cedere nessun centesimo per le commissioni – dall’altro lato perderà visite al suo Web.

Ovvero, rinuncia a opportunità preziose di lead generation attraverso le pagine di vendita uniche, come ad esempio la possibilità di far iscrivere un cliente alla newsletter o a un abbonamento, fondamentali per la fidelizzazione.

Quindi, le aziende devono essere ben consapevoli della portata di questa novità, valutando con accortezza i pro e i contro di partecipare all’iniziativa senza farsi influenzare e ingolosire soltanto dalla formula zero commissioni.

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