Google lancia le Search Console URL Inspection API

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Un nuovo strumento pensato per sviluppatori e SEO, che possono eseguire il debug e ottimizzare le pagine dei loro siti utilizzando i dati ufficiali della Search Console integrandoli però nei loro strumenti di analytics preferiti: è così che Google presenta il lancio delle Search Console URL Inspection API, che consentono appunto l’accesso programmatico ai dati a livello di URL per le proprietà gestite in GSC.

Search Console URL Inspection API, cosa sono e come funzionano

Le API di Search Console sono un modo per accedere ai dati al di fuori di Search Console, tramite applicazioni e prodotti esterni, e già ora consentono di creare soluzioni personalizzate per visualizzare, aggiungere o rimuovere proprietà e sitemap e per eseguire query avanzate sui dati sulle prestazioni di ricerca.

Grazie alle API Search Console URL Inspection, ufficializzate nei giorni scorsi da un articolo di Daniel Waisberg e da un tweet di @googlesearchc, ora possiamo accedere in modo programmatico ai dati e ai rapporti generati dall’omonimo tool – in italiano Strumento Controllo URL – anche attraverso app e software esterni (e anche SEOZoom a breve potrà integrare queste informazioni).

Tramite le API – acronimo che sta per Application Programming Interface, in pratica un ponte tra due programmi software per consentirne il dialogo – possiamo controllare le informazioni relative a stato di indicizzazione, i risultati multimediali e l’usabilità su dispositivi mobile di qualsiasi URL di cui abbiamo verificato l’accesso in Google Search Console anche al di fuori di questo tool.

Come usare le API per il Search Console URL Inspection

Come chiarito dal post, per usare le API bisogna far riferimento al method: index.inspect, che prevede di utilizzare come parametri della richiesta l’URL che desideriamo controllare e l’URL della proprietà come definito in Search Console, inseriti con la sintassi di transcodifica gRPC.

La risposta include i risultati dell’analisi contenenti informazioni da Search Console, a cominciare dallo lo stato indicizzato o indicizzabile dell’URL fornito: è importante sottolineare che, al momento, le API analizzano lo stato della pagina scansionato con l’inspector, e non il “live” status, e quindi permettono di verificare lo stato della versione nell’indice di Google ma non di testare l’indicizzabilità di un URL attivo.

Sempre in tema di avvertenze, non è previsto l’uso illimitato delle API, che al momento assicurano solo 2.000 query al giorno e 600 query al minuto (quantitativi comunque sufficienti alle esigenze di siti medi e piccoli, ma che potrebbero rendere impossibile la scansione quotidiana di tutti gli URL per un sito di migliaia di pagine).

Dopo aver effettuato la chiamata API, otteniamo una risposta con tutti i risultati pertinenti o un messaggio di errore se la richiesta non riesce; se nella risposta manca un risultato specifico dell’analisi, significa che l’analisi non era disponibile per l’URL controllato.

Questa immagine rappresenta un esempio della risposta che possiamo ricevere dalle API.

Esempio risposta API Google

L’utilità delle API della Search Console

Queste nuove API offrono un ulteriore modo per monitorare l’avanzamento della SEO di un sito Web e per aiutare a identificare i problemi e trovare soluzioni.

Secondo Google – che racconta di aver consultato vari SEO ed editori per individuare possibili modi di uso dei dati forniti tramite le Search Console URL Inspection API – ci sono due grandi ambiti di applicazione:

  • Gli strumenti e le agenzie SEO possono fornire un monitoraggio continuo per pagine importanti e opzioni di debug di singole pagine. Ad esempio, possiamo verificare se ci sono differenze tra i canonical dichiarati dall’utente e quelli selezionati da Google o eseguire il debug di problemi relativi ai dati strutturati da un gruppo di pagine.
  • Gli sviluppatori di CMS e plugin possono aggiungere insights a livello di pagina o template e controlli continui per le pagine esistenti. Ad esempio, assicurare il monitoraggio delle modifiche nel tempo per le pagine chiave per diagnosticare i problemi e aiutare a stabilire la priorità delle correzioni.

Ad ogni modo, era da tempo che la community SEO attendeva API di Google integrabili in piattaforme di terze parti – promesse anche qualche tempo fa dalle voci pubbliche della compagnia – e ora è effettivamente possibile aggiungere le informazioni dello strumenti di controllo URL al nostro CMS, agli strumenti interni o a dashboard e strumenti di terze parti.

Non è ancora uno strumento perfetto – manca il live status, come detto, e anche il limite di richieste può creare fastidi – ma offre comunque dati veri di prima mano, direttamente da Google, che possono aiutare nel processo di miglioramento del nostro progetto.

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