Search Console API, proseguono le novità di Google

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Circa un anno fa, Martin Splitt anticipava l’intenzione di Google di aprire le API di Search Console anche a piattaforme di terze parti: ora la compagnia ha compiuto un ulteriore passo avanti verso questo obiettivo, come spiegato in un recente post sul blog ufficiale. Il sistema infatti è stato al centro di un costante lavoro di aggiornamento infrastrutturale, che ha portato ad alcune piccole novità e modifiche descritte nell’articolo.

Che cosa sono le Search Console API

Dovremmo ormai sapere praticamente tutto della Google Search Console, la piattaforma gratuita che contiene numerosi webmaster tool (non a caso, il vecchio nome usato da Big G) e rapporti per monitorare le prestazioni di un sito nella Ricerca Google e garantire che Google possa eseguire correttamente la scansione o testare la validità di una determinata pagina.

La Search Console fornisce l’accesso programmatico al servizio tramite le API documentate a questa pagina, che permettono ad esempio di eseguire query sui dati di analisi della ricerca e gestire le sitemap, nonché (strumento attualmente in fase sperimentale) di lanciare dei test di convalida su un singolo URL.

Gli ultimi interventi sulle API di Search Console

Il post firmato da Nati Yosephian, Search Console Software Engineer, descrive proprio gli ultimi aggiornamenti relativi a questo topic, che hanno avuto l’obiettivo di aiutare Google a migliorare le prestazioni dell’API a fronte della crescita della domanda e, allo stesso tempo, limitare l’impatto visibile sugli utenti.

Prima di elencare le modifiche recenti, c’è una importante premessa: non è richiesta nessuna azione se non stiamo interrogando le API, mentre invece le informazioni sono utili a chi si serve delle API per i propri dati o a chi gestisce uno strumento che utilizza tali dati (ad esempio un plugin di WordPress).

L’elenco delle modifiche recenti

  • Modifiche sulla dashboard di Google Cloud Platform: si noterà un calo nel vecchio rapporto sull’utilizzo delle API e un aumento in quello nuovo.

In particolare, visualizzeremo un calo del traffico per l’API legacy e un aumento delle chiamate a quella nuova: si tratta della stessa API, solo proposta sotto il nuovo nome. Possiamo monitorare l’utilizzo dell’API nella nuova pagina.

Le variazioni di traffico nella dashboard

  • Modifiche al Discovery document: se stiamo interrogando le API utilizzando una libreria di API di terze parti o usando direttamente il Webmasters Discovery document, bisognerà fare un aggiornamento entro la fine dell’anno. Dopo il 31 dicembre 2020, infatti, Google interromperà il supporto per questo documento, anche se ci saranno maggiori dettagli in merito.
  • Modifiche alla restrizione della chiave API: se in precedenza sono state impostate restrizioni alla chiave API, potrebbe essere necessario modificarle.

A parte queste modifiche, le nuove API sono compatibili con le versioni precedenti e al momento non ci sono cambiamento di scopi o funzionalità.

Le modifiche alle restrizioni delle chiavi API

L’intervento un po’ più complesso è quello che riguarda i cambiamenti alle API key restriction, perché per eseguire l’intervento c’è tempo solo fino al prossimo 31 agosto.

Per verificare se abbiamo una limitazione API attiva sulla nostra chiave API, bisogna collegarsi alla pagina delle credenziali e seguire gli step indicati.

Per consentire la migrazione automatica delle chiamate API alla nuova infrastruttura di Google è fondamentale che non ci siano restrizioni, e quindi nell’articolo si ribadisce il concetto:

  • Se le API key restriction sono impostate su “Non limitare”, non bisogna intervenire e siamo pronti alla migrazione.
  • Se le API key restriction sono impostate su “Limita chiave”, l’API di Search Console deve essere controllata come mostrato in questa immagine (sempre dal blog per webmaster di Google).

La corretta impostazione delle limitazioni dell'API di Google Search Console

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