Pagine AMP: Google sintetizza la storia e i benefici

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Nel 2015 “ il Web mobile non era in una buona posizione”: si apre così un nuovo post di Google per descrivere i benefici delle pagine AMP, il framework lanciato all’incirca cinque anni fa proprio per rendere migliore la navigazione da dispositivi mobili. Il contesto è completamente cambiato – oggi gli smartphone sono diventati il principale strumento con cui accedere alla Rete – e i progressi sono stati numerosi, anche grazie a questa tecnologia, di cui Google elenca i principali benefici che possono spingere i siti ad adottare AMP.

Le origini del progetto AMP

L’articolo firmato da Rudy Galfi, Product Manager di Search, parte con la descrizione dello stato del Web mobile nel 2015: “L’analisi di più di 10 mila domini mobile ha mostrato che il tempo medio di caricamento per i siti è stato di 19 secondi su connessioni 3G”, e questo ha portato alla nascita di “nuovi formati Web mobili proprietari quando le aziende che distribuivano contenuti hanno cercato nuovi modi per mantenere i loro prodotti interessanti, chiedendo agli editori di utilizzarli”.

Questo però apriva a una serie di problemi e, in particolare, gli editori erano preoccupati perché – già a corto di risorse – non sarebbero stati in grado di “tenere il passo con un pattern di ogni azienda che inventava il suo nuovo formato”.

Un framework unico e condiviso

Dopo aver discusso con gli editori europei, Google decise quindi di collaborare “con il settore per creare un nuovo formato, basato sul Web e funzionante per un’ampia varietà di piattaforme”.

A caratterizzare il progetto anche altri punti fermi: questo formato avrebbe “lasciato all’editore la libertà di scegliere i propri strumenti (come i sistemi di gestione dei contenuti, analisi, lettori video e piattaforme pubblicitarie), di mantenere i propri design di pagina unici, ospitare i contenuti sui propri server e monetizzare nel modo desiderato con i paywall, annunci o entrambi”.

Inoltre, sarebbe stato” open source ed estensibile, in modo che le nuove funzionalità potessero essere introdotte da chiunque, piattaforma ed editore allo stesso modo”.

Salto indietro nel tempo

Ed è così che è stato creato il progetto Accelerated Mobile Pages, o AMP, un’iniziativa open source avviata cinque anni fa in Google insieme ad altre società tecnologiche e membri della comunità web: sono infatti oltre mille sviluppatori in tutto il mondo – anche di aziende come Twitter, Pinterest, Yahoo e Bing – a contribuire con tempo e risorse per migliorare AMP.

Nel 2018, AMP ha lanciato un nuovo modello di governance, trasferendo la proprietà del progetto alla OpenJS Foundation un anno dopo, ricorda il pezzo. Questi cambiamenti “hanno aiutato ad aprire lo sviluppo di AMP a più editori tramite il Comitato consultivo e il Comitato tecnico direttivo di AMP, e oggi chiunque può partecipare a un gruppo di lavoro AMP per contribuire a plasmare il futuro del progetto”.

Le pagine AMP sono aperte ed esistono a prescindere da Google

Google crede “fermamente che AMP abbia svolto un ruolo positivo nell’invertire le tendenze che all’epoca rendevano così difficile per i publisher ottenere eccezionali esperienze utente: l’evoluzione del progetto AMP negli ultimi cinque anni, dal potenziamento delle capacità del prodotto all’adesione alla OpenJS Foundation, ci ha aiutato a continuare a collaborare con l’industria dell’informazione e a fornire un valore significativo agli editori”, dice Galfi.

Eppure, ci sono ancora diversi malintesi e falsi miti su AMP e “vogliamo mettere le cose in chiaro”, iniziando dal rapporto tra Google e AMP, uno dei punti critici “storici” del framework.

Come funziona AMP

Innanzitutto, l’articolo chiarisce “esattamente come funziona AMP”: le pagine accelerate “non sono bloccate nei prodotti Google e si comportano come qualsiasi altra pagina sul Web aperto”.

Quindi, possono essere visitate direttamente, linkate e sottoposte a scansione, e sono utilizzati da un’ampia varietà di motori di ricerca – Bing, Google e Yahoo Japan! si collegano tutti a pagine AMP – ma anche piattaforme social come Twitter, LinkedIn e Pinterest utilizzano il formato per indirizzare i propri utenti a un’esperienza di caricamento affidabile e veloce.

Inoltre, le pagine AMP “non deviano il traffico da altri siti Web a vantaggio di Google”. Soltanto per restare al settore delle notizie, “indirizziamo più di 24 miliardi di clic al mese ai siti di news”, rivela Galfi, “e ogni visita è un’opportunità per un editore di mostrare annunci o convertire un lettore occasionale in un abbonato fedele”.

Gli editori hanno il controllo sulle pagine

Un’altra parola chiave per capire i benefici di AMP è “controllo”, che è pienamente nelle mani degli editori, che possono gestire “quasi ogni aspetto, dalla presentazione dei contenuti alla strategia di monetizzazione sottostante della propria pagina”, contrariamente quindi a quanti in molti credono.

Inoltre, gli editori decidono anche “come vogliono apparire su Google, decidono la lunghezza del breve riepilogo (chiamato snippet) del loro contenuto e possono aggiungere o rimuovere immagini o video”. Il Googler ricorda che “non ci sono costi di licenza per AMP e tutti i dati sul traffico vanno direttamente all’editore”, che può “raccogliere gli stessi dati di qualsiasi altra pagina web utilizzando la maggior parte degli strumenti standard disponibili – oggi 80 fornitori di analisi supportano AMP”.

È vero che “Google raccoglie e utilizza dati aggiuntivi per poter presentare documenti AMP, ma lo fa solo allo scopo di utilizzare la cache AMP di Google e il visualizzatore AMP: i dati della cache AMP di Google ci consentono di registrare i documenti richiesti da essa e di verificare che la cache funzioni normalmente, mentre i dati del visualizzatore AMP ci consentono di ottimizzare l’esperienza di visualizzazione delle pagine mostrate”.

Galfi prosegue ancora: “AMP offre agli editori la stessa capacità di creare relazioni dirette con i lettori di qualsiasi pagina web”, ricordando che grazie alla “collaborazione con editori e fornitori di paywall 3P, i contributori del progetto hanno ideato una soluzione per consentire agli editori di integrare AMP nelle loro strategie di abbonamento esistenti senza compromettere la velocità della pagina o l’esperienza utente”. Inoltre, “i collaboratori aggiungono costantemente funzionalità per portare feature interattive negli articoli AMP, che consentono agli editori di interagire ulteriormente con il proprio pubblico”.

Le regole da rispettare

Nel complesso, “AMP supporta 240 diverse reti pubblicitarie e offre ai publisher la flessibilità di scegliere come vogliono monetizzare”.

Essendo stato “progettato intenzionalmente per garantire agli utenti esperienze di alta qualità”, esistono però alcune “regole incentrate sull’utente che guidano il funzionamento dei contenuti e della pubblicità sulla pagina AMP”.

Un esempio è “il tipo di annunci che possono essere visualizzati e il modo in cui vengono visualizzati per evitare tempi di caricamento lenti”, e Galfi ricorda che “AMP non supporta gli annunci popup perché sono invadenti e creano un’esperienza utente negativa”.

AMP e ranking su Google: non è un fattore, ma può aiutare

Da smentire c’è anche un altro vecchio luogo comune, ovvero che le pagine AMP abbiano una “corsia privilegiata” in termini di ranking su Google; invece, il Product Manager di Search ribadisce ancora che “riguardo alla classificazione nei risultati di ricerca di Google, le pagine AMP vengono trattate come qualsiasi altra pagina HTML sul Web”.

Anzi, Galfi è ancora più netto: “AMP non è mai stato un fattore di posizionamento nei risultati di ricerca organici su Google” e l’unico vantaggio esclusivo era che solo “le pagine create utilizzando AMP potevano essere incluse nella funzione Top Stories Carousel in Ricerca Google, per garantire che gli utenti possano trovare facilmente pagine a caricamento rapido e scorrere da una storia all’altra”, ma come sappiamo il privilegio cadrà in occasione dell’introduzione ufficiale del Google Page Experience Update.

Dal maggio 2021, infatti, la funzione delle Storie in evidenza sarà aperta “a tutti i contenuti che soddisfano le norme sui contenuti di Google News e la priorità andrà alle pagine con un’ottima page experience, implementate utilizzando AMP o qualsiasi altra tecnologia web, allo stesso modo in cui classificheremo i risultati”. Proprio per questo sono sorti dubbi sui pro e contro di AMP in ottica SEO, e in molti si interrogano sul futuro del framework (che, in parte, questo articolo cerca di chiarire).

Google e AMP supportano un Web aperto vivace e sano

In conclusione, Rudy Galfi sottolinea che Google è impegnato a “supportare un web aperto vivace e sano”, come dimostrano i finanziamenti “a progetti open-source che sono vitali per la sostenibilità del web o i nostri sforzi più recenti intorno ai Core Web Vitals, che forniscono una guida unificata per segnali di qualità che sono essenziali per offrire un’ottima esperienza utente”.

L’azienda californiana crea “tecnologia che fornisce esperienze utili agli utenti, offre valore a editori e creatori e aiuta il Web più ampio”, e AMP è “una parte fondamentale del nostro impegno verso questi valori, un prodotto che lavoriamo costantemente per migliorare con la più ampia comunità online”.

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