Google AMP, ora l’utente visualizza l’URL originale

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Lo dicevamo solo qualche giorno fa, riportando la notizia dello sbarco della tecnologia AMP su Gmail: il 2019 è decisamente l’anno in cui Google punta sulle AMP, il progetto pensato per ottimizzare la navigazione da dispositivi mobili, e l’ultimo post del Webmaster central blog ce ne dà ulteriore conferma.

Google corregge un difetto delle AMP

L’articolo pubblicato dai Googler Devin Mullins e Greg Rogers ci informa infatti che è stato sviluppato un sistema che consente il caricamento istantaneo delle pagine AMP di un sito nell’indirizzo che risulta da Google Search, risolvendo così una delle criticità che si erano riscontrate sulle pagine accelerate per il mobile, ovvero la visualizzazione dell’URL ospitato sul server esterno di Google.

Nuovo certificato i contenuti web

Come sappiamo, il progetto Google AMP è stato lanciato nel 2015 e ha avuto forte accelerazione (si perdoni il gioco di parole) negli ultimi mesi, di pari passo con il peso crescente della navigazione da dispositivi mobili in tutto il mondo. Ora il team di Mountain View ha avviato il supporto di una nuova funzionalità chiamata Signed Exchange, che gestisce in modo particolare gli URL delle pagine AMP attribuendoli ai siti originari.

Che cos’è Signed Exchange

Per la precisione, Signed HTTP Exchange (noto anche con la sigla “SXG”) viene definito come un subset della tecnologia Web Packages, che permette ai publisher di rendere “portabile” in modo sicuro i propri contenuti, ovvero disponibili per la ridistribuzione su altri siti, mantenendo l’integrità e l’attribuzione del contenuto originale. I portable content offrono molti vantaggi, come la possibilità di offrire contenuti più rapidi, di facilitare la condivisione tra gli utenti o di garantire esperienze offline più semplici.

Certificazione per browser e utenti

Ma come funzionano i Signed HTTP Exchanges? Andando ancora nei dettagli tecnici, la tecnologia permette a un publisher di firmare un singolo scambio HTTP (ad esempio una coppia richiesta / risposta) in modo tale da consentire che il signed exchange possa essere servito da qualsiasi caching server. In questo modo, quando il browser carica questo scambio certificato può mostrare in sicurezza l’URL del publisher nella barra degli indirizzi perché la firma nello scambio è una prova valida che il contenuto proviene da quella fonte originaria.

L’URL rimanda al sito reale anche per le AMP

Volendo semplificare, si può dire che questo sistema serve a garantire una maggiore trasparenza quando si visualizzano i contenuti AMP dei siti ospitati su server esterni (caratteristica di base delle pagine accelerate), perché lo scambio firmato certifica la paternità del contenuto e la attribuisce alla fonte giusta, pur caricandolo come in precedenza. Così facendo, Google può presentare le pagine AMP facendo riferimento al sito reale e non ai propri server, mantenendo appunto trasparente ogni passaggio dal punto di vista formale.

Lo schema riepilogativo di Google

Lo schema sulla guida per sviluppatori di Google chiarisce questo concetto in forma grafica: un contenuto originale del sito a.com può essere ospitato sul sito b.com; attraverso la certificazione signed exchange, il browser può trattare la risorsa e presentarla come se provenisse direttamente dal sito a.com, disaccoppiando il sito fonte del contenuto da quello che poi effettivamente la distribuisce online. Gli utenti possono caricare la risorsa senza neppure collegarsi al server originario, velocizzando il processo.

Come funzionano i signed exchange

Al momento questa soluzione è disponibile solo su Google Chrome v73 e successive, ma l’obiettivo è rendere la certificazione uno standard per tutti i browser, ed è già stato annunciato che la prossima versione di Microsoft Edge supporterà il sistema.

Caricamento istantaneo anche per i signed exchange

Tornando al post dei webmaster di Google, la tecnologia Signed exchange consente di visualizzare il sito del publisher quando i contenuti vengono caricati all’istante tramite la Ricerca di Google, come si vede in questa immagine .gif caricata sul blog di Big G, integrandosi appunto con le caratteristiche delle pagine AMP.

Come funziona la Ricerca Google AMP

Come ricordano i Googler, uno dei maggiori vantaggi delle AMP per gli utenti sta proprio nella possibilità unica di caricare istantaneamente le pagine Web che sono cliccate in Google Search: questa caratteristica richiede contenuto in anticipo, bilanciando la probabilità che un utente faccia clic su un risultato con i vincoli e le proprietà del dispositivo e della rete, rispettando sempre la privacy delle persone.

Google interviene sulle criticità delle AMP

Proprio questo aspetto ha creato qualche difficoltà nella gestione del contenuto web di caricamento istantaneo, portando all’adozione di alcuni compromessi: il più evidente era che gli URL visualizzati nelle barre degli indirizzi del browser non rimandavano al sito del publisher, ma a google.com/amp, perché venivano effettivamente serviti da Google AMP Viewer. Già nei mesi scorsi si è intervenuto su questo aspetto, identificando una piattaforma web che consentiva di mostrare l’URL originale del contenuto pur mantenendo il caricamento istantaneo di AMP.

I vantaggi per i publisher

Ora si fa un passo in avanti su trasparenza e sicurezza: il formato file signed exchange, definito nel web packaging specification, permette appunto al browser di considerare attendibile un documento e di riproporlo come se appartenesse alla fonte originaria. Ciò consente agli editor di utilizzare cookie e storage proprietari per personalizzare i contenuti e semplificare l’integrazione analitica.

Come gestire il contenuto delle pagine AMP

La grande novità è che la pagina viene visualizzata sotto l’URL del sito originario anziché l’URL di google.com/amp, come si vede in quest’altra immagine creata dal team di Big G.

Esempio dell'URL di Google AMPInoltre, viene rimossa la poco gradevole “grey bar” di AMP e, potenzialmente, si semplifica la consultazione di Analytics. L’articolo ricorda che la Ricerca di Google linka a signed exchange quando il sito originario, il browser e il motore di ricerca supportano la tecnologia; Google consiglia agli editori di pubblicare sia la versione signed exchange del contenuto che la versione priva della certificazione, seguendo le indicazioni riportate anche sulla guida ufficiale di AMP.

GM

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