Un esperimento SEO rivela una debolezza dell’algoritmo di Google

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Il caso è davvero curioso e apre la strada a una serie di considerazioni circa la “infallibilità” presunta o sperata dei motori di ricerca: un gruppo di SEO statunitensi ha messo in piedi un esperimento che ha evidenziato una debolezza dell’algoritmo di Google, riuscendo a posizionare in SERP un sito con contenuti scritti quasi interamente in latino – ma non è il primo né l’ultimo caso di esperimento SEO che trova successo nelle SERP!

Il post sul gruppo FBUn caso di studio curioso e preoccupante

A rivelare questa notizia è stato Search Engine Journal, che ha raccontato tutto il processo creativo alla base del test, nato come contest all’interno di un gruppo SEO su Facebook. In pratica, è stato lanciato un “ranking challenge” della durata di 30 giorni, vinta per l’appunto da un website con contenuti in Latino (una sorta di “lorem ipsum” ripetuto quasi all’infinito) che ha saputo far leva su una debolezza dell’algoritmo di Google, che resta esposto a tecniche SEO aggressive.

L’esperimento americano svela un loophole dell’algoritmo di Google

L’articolo di Roger Montti spiega che un errore comune nella competitive research è presumere che le tattiche basiche scoperte siano direttamente responsabili delle classifiche; in realtà, Google potrebbe utilizzare questi segnali o, allo stesso modo, far riferimento ad altri. Come ripetiamo di frequente, nessuno può “veramente” sapere perché un sito è posizionato, perché solo Google lo sa per certo, e quindi le tattiche che si mettono in atto, specialmente quelle più ovvie e note, non sono necessariamente responsabili delle classifiche. L’esperimento statunitense ha dimostrato come siti a prima vista “assurdi” possano, con una strategia mirata, aggirare i filtri antispam di Google e posizionarsi nella parte superiore delle SERP di Google USA.

Il SEO Challenge del gruppo Facebook

Il gruppo SEO Signals Lab aveva lanciato negli scorsi mesi un contest: riuscire a posizionare un sito per la ricerca “Rhinoplasty Plano“, ovvero per gli interventi di rinoplastica localizzati a Plano, una cittadina del Texas. Nella giornata del 13 novembre, il primo risultato in SERP era RhinoplastyPlanoTexas.com, mentre al secondo posto si ergeva Rhinoplastyplano.co, che è appunto il sito prodotto dall’esperimento. Abbiamo usato il passato perché oggi 14 novembre la SERP è cambiata, e sembra che Google abbia apprezzato poco il “gioco” buttando immediatamente o quasi entrambi i siti fuori dalle sue classiche in maniera praticamente manuale (digitando il comando “site:” nell’indice i siti non compaiono più).I siti non sono più in SERP

Posizionamento in barba alle linee guida di Google

Ma com’è riuscito a scalare la SERP un sito così spudoratamente artefatto? Come detto, salta subito agli occhi che Rhinoplastyplano.co ha pagine scritte quasi interamente in lingua latina, con un testo apparentemente originale, contravvenendo a ogni logica di buon senso e alle basilari linee guida di Google su autorità e contenuti di qualità. Prima di andare a vedere le tattiche e le strategie utilizzate, è interessante analizzare la struttura e le metriche del sito che era al primo posto, ovvero RhinoplastyPlanoTexas.com, studiate sempre nell’articolo americano perché altrettanto “paradossali”.

La struttura del sito al primo posto in SERP

RhinoplastyPlanoTexas.com utilizza un tema WordPress free che si chiama Clean Blogging, che ha un codice snello che somiglia all’Html nudo e crudo; lo speed score per il sito è 97 secondo il Google’s Page Speed Insights tool, e quindi è lecito pensare che la velocità abbia influito sul posizionamento. Anche perché l’analisi delle metriche dei contenuti riporta risultati mediocri: il giornalista di SEJ ha utilizzato Hemingway App per monitorare le metriche dal punto di vista grammaticale e tecnico, con valori che sono stati per l’appunto deludenti: il 73% delle frasi sono registrate da “difficili a molto difficili da leggere”, è segnalata la presenza di troppi avverbi ed è superata la quota raccomandata di forme passive. In sintesi, per leggere e comprendere i contenuti servirebbe un grado di educazione pari a 13, livello molto alto. E dunque, la strategia che ha portato RhinoplastyPlanoTexas.com ha probabilmente fatto leva anche su altri fattori, e non è da escludere un’attività di link building, anche se da un’analisi superficiale sono stati riscontrati solo pochi link di bassa qualità che rimandano al sito. Molto interessante è un altro aspetto: sebbene sia dubbio che questo sito abbia ricevuto recensioni per i suoi servizi, Google ha comunque fornito un review snippet nelle SERP in base ai dati strutturati. Nelle stesse pagine di Google’s Developers per i review structured data non c’è riferimento alla “autenticità” delle recensioni, ma si legge solo che “quando Google trova recensioni o valutazioni valide, potremmo mostrare un rich snippet che include stelle e altre informazioni di riepilogo da recensioni o valutazioni”; in un’altra sezione, poi, si spiegano un po’ meglio le regole sui dati strutturati (Google’s Quality Guidelines), ma semplicemente invitando a “non contrassegnare contenuti irrilevanti o fuorvianti, come recensioni false o contenuti non correlati al focus di una pagina”.

Sito con testi in latinoLa strategia SEO per posizionare il sito in latino

Tutto questo può far intuire la strada intrapresa da Rhinoplastyplano.co e dai SEO che l’hanno ideato, che hanno sfruttato un piccolo loophole dell’algoritmo di Google per dimostrare l’importanza di una strategia SEO. In particolare, l’analisi del sito ha rivelato un utilizzo apparentemente non massivo di link building (su ahrefs appaiono solo 4 link di referring domains), ma soprattutto un impiego mirato di segnali di menzioni locali per ottenere il posizionamento. All’interno dello stesso sito compare un indirizzo e una Google Map e ci sono numerosi elenchi locali per il sito che inviano segnali di menzioni a Google.

Mappe e citazioni per ingannare l’algoritmo di Google

Se si cerca su Google l’indirizzo indicato nel footer del website appaioni tutti i posti a cui questo sito è stato inserito, per lo più siti aggregatori di impresa come Yelp, Dex e così via; è interessante notare come per Yelp l’attività commerciale non è localizzata all’indirizzo ed è contrassegnata come chiusa, mentre Dex lo sta ancora mostrando. Sebbene non sia un link dofollow, esiste comunque un collegamento nei dati strutturati; secondo l’esperto di Search Engine Journal, i link nei dati strutturati non passano juice, ma allo stesso tempo quei collegamenti potrebbero passare forza alle pagine. Ad esempio, si potrebbe sostenere che Google richiede che il contenuto dei dati strutturati rispecchi accuratamente i contenuti visibili agli utenti e, pertanto, si potrebbe ipotizzare che un URL pubblicato nei dati strutturati possa essere considerato una citazione.Le menzioni al sito

Com'è cambiata la SERP di Google USAL’algoritmo di Google è rotto?

È chiaro che questo caso ha provocato una serie di scossoni e discussioni nel mondo dei webmaster ed esperti SEO, ancora alle prese con le interpretazioni sul cosiddetto “medic update” di agosto e con un nuovo algoritmo che sembra “sbagliare” l’interpretazione delle query. La conclusione del pezzo di Search Engine Journal è poco ottimista, perché Roger Montti dice che “il fatto che questi due siti possano classificarsi nella parte superiore delle SERP di Google mette in dubbio la credibilità della lotta di Google contro lo spam” (e, aggiungiamo noi, l’intervento di Google è stato successivo alla diffusione delle notizie su questo caso di studio).

GM

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