Link interni, guida all’uso ottimale e senza errori che rovinano la SEO

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Nel lavoro di ottimizzazione on page di un sito non bisogna trascurare l’importanza dei link: se abbiamo già dedicato vari approfondimenti alla parte off page, ovvero al valore dei backlink e alla rilevanza che ha la link building, anche per rafforzare il posizionamento su Google, ora ci concentriamo sulla gestione dei link interni SEO, la internal linking che rischia di ricevere un’attenzione inferiore.

A cosa servono i link interni per il sito e la SEO

Nulla di più sbagliato: una corretta organizzazione dei link interni genera benefici per tutto il sito, come vedremo. Innanzitutto, attraverso un rimando ipertestuale a un’altra risorsa interna si crea un percorso articolato, che i crawler leggono e interpretano: di conseguenza, i contenuti più linkati diventano più visibili (perché accessibili da più ingressi, per così dire) e la pagina di riferimento assume una rilevanza maggiore per i motori di ricerca.

Ottimizzare i link interni dà rilievo ai contenuti strategici

I link interni contribuiscono infatti a trasmettere link juice, ovvero il “potere” del collegamento che confluisce dalla pagina origine a quella target, e quindi con questa strategia è possibile indirizzare gli utenti e i motori di ricerca verso i contenuti che sono di maggior rilievo per i nostri obiettivi, come pagine di approfondimento o di conversione.

La internal linking produce effetti positivi

Per un sito, dunque, costruire una rete di buoni collegamenti interni è importante quasi quanto la struttura del dominio, perché facilitano il lavoro dei crawler dei motori di ricerca (che eseguono la scansione seguendo il criterio e la strada tracciati dai link, trovando e categorizzando in modo semplice e rapido le pagine più rilevanti), contribuiscono a risolvere eventuali conflitti di cannibalizzazione delle keyword perché segnalano le priorità e, allo stesso tempo, aiutano anche la user experience.

Miglioramento della user experience

L’altro vantaggio dell’internal linking è che migliorano la fruizione del sito da parte gli utenti: una pagina con spunti di approfondimento verso altre risorse di qualità può stuzzicare la curiosità dei lettori a leggere ulteriori contributi correlati al topic, oppure – come dicevamo parlando delle pagine 404 sugli eCommerce – può servire a segnalare prodotti simili a quelli visualizzati o a quelli esauriti, invitando i clienti a cliccare sul collegamento.

I vantaggi della linking interna efficace

Tutto questo produce effetti positivi per il sito e per l’ottimizzazione SEO, perché eleva il tempo di permanenza medio degli utenti, aumenta le pagine per ogni visita e riduce la frequenza di rimbalzo. Una buona struttura di link interni accompagna il visitatore in un percorso che abbiamo pensato per lui e che ovviamente è finalizzato a massimizzare i nostri obiettivi, conducendolo come detto verso ulteriori pagine di approfondimento informativo o verso forme di conversione diretta. Il tentativo è di trattenere l’utente che atterra su una pagina (magari indirizzato dal posizionamento in SERP di una keyword) spingendolo a visitare altre pagine del sito che possano essere di sua utilità e correlate a ciò che stava inizialmente cercando.

Come usare i link interni sul sito

In questo contesto, un ruolo importante è svolto dalla anchor text, un termine che dovrebbe essere familiare (ne abbiamo parlato anche a proposito degli errori di link building): secondo le teorie SEO, il testo di ancoraggio cliccabile dai visitatori e percepito dai crawler deve possedere alcune caratteristiche fondamentali, a cominciare anche dall’evidenziazione. Sembra banale, ma se il lettore non riconosce a prima vista un link non potrà cliccare sulla risorsa, rendendo di fatto vano il lavoro: per questo, distinguere un link con colore diverso o un tratto distintivo dal contenuto normale della pagina è uno degli aspetti prioritari per realizzare una strategia di internal linking funzionale ed efficace.

Inserire un link interno: la scelta dell’anchor text

Non meno rilevante è ovviamente lo studio dei termini da utilizzare per suggerire il collegamento, ovvero la gestione precisa delle anchor text: in genere si ritiene che la scelta migliore sia utilizzare link testuali con ancoraggi descrittivi, in linguaggio naturale, inseriti in un contesto semantico ben definito e attinenti al contenuto della pagina di destinazione, che possano indurre il lettore ad approfondire il topic senza trarlo in inganno, per così dire. La capacità del copy (o del professionista SEO che procede all’ottimizzazione delle pagine) è di saper creare un anchor text pensato per offrire un valore aggiunto all’esperienza del lettore, per spingerlo a cliccare sul link e restare sul sito, esplicitando la tematica del nuovo target.

La link juice distribuita dai link interni

Se questo è il quadro generale sui link interni, veniamo ora a qualche consiglio pratico sul come utilizzarli: innanzitutto, è importare inserire nel testo solo collegamenti che possano essere realmente rilevanti e importanti per il visitatore, sfuggendo alla tentazione di inserire rimandi a raffica, che potrebbero non ottenere i risultati sperati; al contrario, puntare su pochi collegamenti in una pagina potrebbe aiutare a beneficiare di una link juice di alta qualità e a incrementare i risultati di indicizzazione e posizionamento delle keyword.

Come detto, è importante per gli obiettivi SEO linkare le pagine più visitate e importanti del tuo sito, sfruttando anche delle anchor text con keyword ottimizzate per accompagnare il collegamento e restando coerente sia nei testi di ancoraggio sia nella scelta della pagina di destinazione.

Link interni, 10 errori che possono vanificare la strategia

E quindi, una gestione attenta dei link interni al sito può essere una delle chiavi per veicolare traffico e trust verso una pagina rilevante per la nostra attività, ma anche per organizzare gerarchicamente le pagine.

Ci sono però alcuni rischi ed errori che possiamo commettere creando link interni e che possono compromettere, se non addirittura vanificare, la strategia e la SEO on page: abbiamo qui elencato dieci sbagli comuni, frutto di scarsa competenza o di disattenzione, che possiamo individuare e correggere facilmente per rilanciare il nostro progetto online.

1.     Non rendere il link interno riconoscibile

Il primo errore è piuttosto banale e, in realtà, non dovrebbe avere effetti in termini SEO, ma solo sulla effettiva utilità del collegamento per il lettore: non utilizzare un segnale di evidenziazione del link (che sia un colore differente dalle altre porzioni di testo o una sottolineatura dell’ancora) non fa comprendere a chi è sulla pagina che esiste appunto una risorsa che può offrire un approfondimento informativo sul tema o condurre ad altre sezioni utili del sito.

2.     Usare il tag nofollow per i link interni

Se lo sbaglio precedente aveva effetti per i lettori, contrassegnare con un tag nofollow un link interno significa segnalare a Google e agli spider di non seguire il link, e quindi potenzialmente non considerare come valido il collegamento. Come sappiamo, il nofollow è uno strumento utile quando si intende impedire ai bot di seguire e da peso a link su cui non c’è possibilità di controllo o, sul fronte interno, a quelli presenti in moduli di registrazione ed elementi simili, ma in genere è consigliabile lasciare in dofollow i link interni.

3.     Linkare a URL bloccati nel file robots.txt

Proseguendo negli errori tecnici, è chiaramente uno sbaglio usare link interni per rimandare gli utenti verso risorse che erano state precedentemente bloccate tramite file robots.txt.

4.     Lasciare pagine orfane

Si definisce pagina orfana una pagina di un sito che non riceve alcun link dalle altre pagine: queste risorse rischiano di essere poco reperibili e di non essere indicizzate dai motori di ricerca, a tutto discapito della propria strategia. Attenzione a non confondere le pagine orfane con le pagine Dead-End, che sono invece quelle che ricevono link in ingresso ma non hanno link esterni.

Quando si individua una pagina orfana bisogna interrogarsi sul suo valore: se ha contenuti validi e si vuole puntare alla indicizzazione, bisogna collegarla con le altre risorse del sito, o al contrario si può procedere alla rimozione dalla sitemap così da non sprecare crawl budget.

5.     Non correggere link rotti o non funzionanti

Continuando con criticità tanto semplici quanto frequenti, un problema che si affronta spesso è imbattersi in collegamenti che non funzionano. I motivi possono essere vari: può essere sbagliata la digitazione dell’URL (soprattutto se inserita manualmente), o può essere stata eliminata la vecchia pagina di destinazione (generando dead links o link morti).

Tale errore ha effetto sul flusso di link equity in tutto il tuo sito e potrebbe condizionare in modo negativo i posizionamenti: i link interrotti possono essere per Google un segnale di sito web di bassa qualità, e di sicuro sono un fastidio e un ostacolo per i lettori e per la loro user experience, come dicevamo già parlando dei fattori che rendono negativa la UX.

6.     Eccedere nei link interni

La gestione efficace dei link interni consente di migliorare il fattore di crawlability e di ottimizzare la distribuzione di PageRank dalla homepage alle pagine dell’intero sito, attività che prende il nome di Pagerank sculpting: questo ovviamente non significa che si può esagerare, inserendo centinaia di link interni in maniera acritica e illogica. In passato si consigliava di non superare i 100 link a pagina, ma ora questa regola viene reputata obsoleta perché molto dipende dalla rilevanza dei link e dalla complessità dei siti, e non c’è un limite assoluto se non quello del buon senso.

Ad ogni modo, sono potenziali errori nocivi per la SEO le strategie che prevedono di collegare tutte le sottopagine con le altre (senza curare la similarità degli argomenti on page), che producono un eccesso di link in uscita da una sola pagina o sottopagina o, al contrario, che creano troppi collegamenti da una sottopagina verso un’altra sottopagina.

Tecniche di questo tipo possono far assumere un aspetto spam alla pagina, danneggiandone addirittura il posizionamento. Inoltre, si rischia di diluire il PageRank e la link equity che viene distribuito tra i vari collegamenti, che quindi trasmetteranno un valore SEO inferiore. In ultimo, usare tanti link può distrarre i lettori e rendere complicata la loro interazione e navigazione sul sito.

7.     Usare link interni manipolativi

Un altro concetto che dovrebbe essere chiaro è che i link interni servono a offrire un percorso utile alla navigazione dell’utente e dei crawler, che sia di passaggio tra pagine/categorie o di approfondimento su tematiche particolari. Pertanto, l’uso di link interni utilizzati a puro scopo manipolativo, ovvero inseriti nei footer, in aree del template in cui difficilmente una persona esegue un clic reale o con anchor text identico per puntare sempre allo stesso URL è potenzialmente nocivo e potrebbe esporre il sito a penalizzazioni.

8.     Non usare link all’interno del testo

Quando si pensa alla strategia di collegamenti si può sottovalutare l’importanza di curare il contenuto della pagina: al contrario, se il copy è capace di inserire in maniera naturale un link a risorse utili del sito all’interno del suo testo, offre un valore aggiunto all’esperienza dell’utente e un buon segnale ai motori di ricerca.

Il consiglio è dunque di non limitarsi a effettuare collegamenti solo in intestazioni o con le vecchie note a piè di pagina, ma di inserire i link interni al momento giusto e al punto giusto del testo on page.

9.     Non curare gli anchor text

Come nella strategia di link building, anche per la gestione dei collegamenti interni gli anchor text svolgono un ruolo centrale, sia per incentivare i lettori a cliccare sulla risorsa, sia per segnalare una possibile keyword a Google e rafforzare potenzialmente il posizionamento dell’URL di destinazione.

Nelle linee guida di Google si chiarisce che “l’utilizzo dell’anchor text anche per i link interni può aiutare gli utenti e Google a navigare meglio nel tuo sito”, e quindi anche la formulazione grammaticale di questa porzione di testo può essere decisiva nella strategia SEO.

In linea di massima, i testi di ancoraggio dovrebbero fornire un’indicazione sintetica del contenuto specifico della pagina di destinazione grazie all’uso di parole chiave secche o long tail keyword, che possono appunto apportare benefici anche al piano di posizionamento su Google.

Quindi, nella scelta degli anchor text per i link interni bisogna scegliere keyword coerenti, che descrivono il contenuto dell’altra risorsa e che siano ovviamente presenti anche nella pagina di destinazione.

10.Usare anchor text poco rilevanti

Un errore più specifico, correlato a quello appena descritto, riguarda l’uso di anchor text poco efficaci e poco rilevanti, che non forniscono indicazioni utili e valide ai lettori. Rientrano in questa casistica testi di ancoraggio troppo lunghi, quelli sovraottimizzati (con parole chiave inserite in modo sgrammaticato, solo per assecondare i motori di ricerca), la ripetizione continua dello stesso testo di ancoraggio o, ancora, l’uso banale di espressioni come “clicca qui” o “leggi tutto”.

I link interni, una strategia SEO per migliorare il sito

In definitiva, i link interni servono a indicare a Google e ai lettori la struttura del sito, a distribuire link juice verso le pagine più rilevanti per noi, a ottimizzare i tempi di permanenza in pagina dei visitatori e a contribuire a migliorare il posizionamento sui motori di ricerca. Per questo, sono una tecnica SEO utile per ogni tipo di sito Web, a patto di non commettere errori nell’utilizzare la internal linking.

 

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