La tua campagna SEO non funziona? Ecco 10 errori che causano problemi

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Sono state settimane intense per chi lavora nell’ambito della SEO e dell’ottimizzazione dei siti per il posizionamento sui motori di ricerca, alle prese non solo con i classici pensieri quotidiani di ogni attività ma anche con gli effetti dell’ultimo update di Google, che ha dato qualche grattacapo a tanti. Mai come in questa occasione, insomma, è stato possibile verificare la validità delle campagne e delle strategie SEO e scoprire eventualmente quali errori abbiano bloccato la crescita dei nostri progetti.

Gli errori che compromettono le campagne SEO

Gli imprevisti fanno parte della routine lavorativa in ogni settore, e gli errori SEO sono una variabile da tenere in considerazione, come raccontiamo anche dalle nostre pagine: ci sono però alcune mancanze e imprecisioni che possono davvero far la differenza tra una strategia vincente e un fallimento nella corsa alle posizioni top su Google e, quindi, di un traffico organico maggiore e di rendimenti superiori.

1.     Assenza di contenuti di qualità

Il primo e grave motivo che non fa funzionare la strategia SEO è l’assenza di contenuti di qualità sul sito: un’indicazione che non dovrebbe sorprendere troppo, vista l’attenzione che anche da Google invitano a tenere su questo tema, come confermato anche da Martin Splitt nell’elencare i 3 principali fattori SEO. In linea di massima, è necessario garantire che i contenuti del brand siano utili e fruibili, di grande valore per il proprio target.

Assicurarsi che il sito web pubblichi contenuti validi dovrebbe essere praticamente un obbligo sia per i proprietari/gestori che per i SEO specialisti che vi lavorano, perché è basilare offrire agli utenti delle pagine che meritano di essere viste, lette e consumate. Presentare invece contenuti non originali, con parti copiate a man basse da siti competitor, articoli pieni di errori grammaticali e altre cattive abitudini di scrittura SEO può convincere il pubblico ad abbandonare il tuo sito web senza tornare più.

2.     Mancanza di keyword research efficaci

Collegato a questo primo punto c’è un altro sbaglio che può portare al fallimento di una strategia SEO, ovvero l’assenza di una keyword research eseguita in modo adeguato: come abbiamo detto in varie occasioni, questa attività non è soltanto cercare parole chiave tra quelle dal volume maggiore, ma un complesso di valutazioni che prendono in considerazione anche l’analisi dei competitor organici e le reali esigenze del sito e soprattutto dei suoi utenti.

Bisogna cioè indagare e scoprire il search intent che muove l’interesse delle persone verso una determinata query, e provare a ottimizzare i contenuti per rispondere a questa esigenza in maniera efficace.

3.     Siti con pagine per tutte le varianti delle keyword

Rispetto al passato, l’algoritmo di Google è capace di comprendere meglio le variazioni semantiche e linguistiche delle parole: già da anni, dunque, la tattica di realizzare pagine multiple e specifiche per intercettare le possibili varianti di keyword di alto volume non dà più i risultati sperati.

Oggi è più utile creare un contenuto unico che comprenda queste varianti, tutte correlate allo stesso topic così come percepito da Google e, soprattutto, dagli utenti che atterrano in pagina. Tale sistema dovrebbe evitare anche il rischio di cannibalizzazione di keyword e pagine, che rende il sito più difficile da usare e navigare e che genera incertezze anche al ranking.

4.     Carenze sulla user experience

Un altro macigno che può gravare sulla SEO di un sito è rappresentata dalla scarsa cura alla effettiva fruizione da parte delle persone: l’user experience è un valore chiave per ottenere buoni risultati perché, come dicevamo in altre occasioni, è un insieme di interventi che rendono il sito più piacevole da navigare e utilizzare, che hanno effetti sia sul tempo speso sulle pagine che sulla possibilità di ritorno dell’utente.

È chiaro che siti con elevato bounce rate o bassi valori di dwell time (il tempo di permanenza sulla pagina di un utente che arriva da una SERP di Google prima di tornare al motore di ricerca) possono avere prestazioni peggiori anche nel posizionamento su Google, e una campagna SEO che non migliori questi aspetti non offrirà loro alcun beneficio.

5.     Sito non mobile friendly e non responsive

Un altro tema cui abbiamo dedicato vari approfondimenti è quello della navigazione da mobile: non aver ancora provveduto a ottimizzare il sito per dispositivi mobile, non avere un sito mobile friendly né offrire agli utenti un design responsive che si adatta ai vari display è sicuramente un fattore che può penalizzare in partenza la campagna SEO, oltre che far perdere traffico organico in considerazione del Google mobile first index.

Alla luce delle indicazioni contenute nella nuova versione delle linee guida di Google per i quality raters, poi, è fondamentale fare attenzione agli annunci interstitial, che sono visti molto negativamente dal motore di ricerca perché rendono complicata la fruizione dei contenuti da parte delle persone che usano smartphone.

6.     Errori con la versione multilingua

Nel corso dei vari eventi in cui lo staff di SEOZoom è presente, abbiamo avuto modo di analizzare i problemi di molti siti che ci venivano sottoposti, e spesso abbiamo notato una generale difficoltà con le impostazioni multilingua.

Detto più semplicemente, sono tante le problematiche che si incontrano quando si decide di impostare un sito multilingua: il più banale è tradurre meccanicamente i contenuti senza alcuna attenzione alla qualità dei testi, ma ci sono anche gli inconvenienti con i valori di hreflang, conflitti all’interno del codice sorgente delle pagine, link errati nell’hreflang e così via.

Tutti fattori che fanno danni al sito e alla strategia SEO, e che dovrebbero spingere a una considerazione: se non si ottimizza il sito multilingua, meglio lasciare solo la versione in lingua originale e concentrarsi a migliorare questi risultati.

7.     Problemi con il profilo backlink

Dalla ottimizzazione onpage a quella offpage: il profilo backlink di un sito ha un peso fondamentale sia per il ranking che per la sopravvivenza rispetto alle evoluzioni delle interpretazioni che l’algoritmo applica ai link. Il rimando più immediato è ovviamente all’uragano scatenatosi dopo l’aggiornamento Penguin, che avviò una battaglia contro i link spam che poi è proseguita (anche se con intensità minore).

In questo senso, è decisivo ottimizzare la campagna di link building, portandola avanti in modo strategico e cercando di limitare gli errori che potrebbero provocare penalizzazioni da parte di Google, valutando eventualmente anche l’utilità di fare ricorso al disavow links tool.

8.     Non badare agli aggiornamenti dell’algoritmo di Google

Se finora abbiamo visto dei problemi legati a fattori del sito, i prossimi sono invece relativi direttamente alla strategia che muove la campagna SEO. Il primo errore in tal senso è non tenere il passo degli aggiornamenti di Google e del suo algoritmo, che generano modifiche in grado di influenzare anche in modo significativo i risultati di ricerca dei siti.

Solo quest’anno abbiamo avuto due broad core update, prima a marzo e poi a giugno, con i quali il motore di ricerca ha smosso un po’ le query alla luce di nuove (e sempre misteriose) riconsiderazioni circa i famosi 200 fattori di ranking. E dunque, già nella fase di impostazione della strategia SEO bisogna essere flessibili e pronti a correggere il tiro alla luce di eventuali novità da parte di Big G, che è il punto di riferimento finale di questa attività.

9.     Strategie SEO obsolete e non aggiornate

Dal punto precedente deriva anche un altro errore che può compromettere il successo della SEO, quello di attivare campagne basate su tattiche poco aggiornate o addirittura obsolete, assolutamente non in linea con gli ultimi trend consigliati dalla community internazionale o ufficializzati dalle linee guida di Google.

Per quanto possa apparire sorprendente, ci sono ancora molti pseudo-specialisti che consigliano ai clienti strategie basate su link reciproci, contenuti infarciti di keyword stuffing, campagne di link building con uso di sole ancore manipolative e di corrispondenza esatta, o che non intervengono sui dettagli tecnici per migliorare la struttura dell’URL o impostare al meglio il file robots.

E per quanto Google possa chiudere gli occhi su alcuni elementi e a volte far posizionare siti spam, utilizzare queste tattiche insieme significa quasi boicottare in partenza il progetto.

10.  Attendere risultati troppo presto

Anche la pazienza è una dote fondamentale per chi cerca di ottenere il massimo dalle proprie campagne SEO: per iniziare a vedere degli effetti concreti e duraturi agli sforzi e interventi messi in atto bisogna preventivare un tempo di attesa di almeno 3 mesi, anche se qualche segnale incoraggiante può comparire già prima.

Ma la SEO è un’attività a medio-lungo termine, che necessita dei giusti tempi di pianificazione e di raccolta dei risultati: solo entrando in questa ottica si può evitare di cadere nella tentazione di ritenere fallita una campagna dopo solo poche settimane o di cambiare continuamente aspetti tecnici al sito senza capire se le modifiche precedenti possano concretamente essere vincenti.

 

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