La guida ai 200 fattori di ranking su Google

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Nei nostri articoli parliamo di frequente dei fattori di posizionamento utilizzati da Google, elemento fondamentale per chiunque approcci alle attività SEO o, semplicemente, intenda operare online e ottenere visibilità organica. È dunque arrivato il momento di realizzare una vera e propria guida ai 200 fattori di ranking su Google, vale a dire ai duecento e oltre (presunti) segnali, parametri, indicatori che il gigantesco algoritmo di Google prende in considerazione per realizzare le sue SERP e offrire le pagine di risultati a ogni query effettuata dagli utenti, e che dunque rappresentano gli elementi cruciali per chi fa SEO su Google. Andremo ad analizzare la lista completa dei segnali di ranking, distinguendo quelli ufficiali, quelli ipotizzati, quelli chiacchierati e così via, che interessano ogni aspetto del sito web e delle sue pagine.

Fattori SEO, guida a Google e all’algoritmo

Prima di lanciarci nell’elencare questi fattori di ranking affrontiamo un altro tema delicato, ovvero il funzionamento dell’algoritmo di Google, che resta in definitiva il giudice finale che determina il successo (o l’insuccesso) di un sito web e di una strategia SEO. Un sistema che, in larga parte, resta misterioso anche per il vasto numero di persone e professionisti che lo usano ogni giorno, e che spesso ha fatto sorgere teorie anche vagamente complottistiche.
Il ranking su Google

Ranking significato e spiegazione di Google

Per scoprire qualche dettaglio ufficiale in più, prendiamo in prestito le parole di una voce autorevole più di ogni altre, ovvero l’intervento del CEO di Mountain View, Sundar Pichai, durante l’audizione al Congresso degli Stati Uniti di fine 2018, in cui era interrogato sulla sua azienda, sulla privacy e su tutta una serie di altre domande, tra cui quella ormai famosissima del “perché cercando idiot su Google compaiono le immagini di Trump”.

Quanti sono i fattori di ranking utilizzati da Google per la SEO

Pichai ha spiegato che attualmente Google fornisce risposte di modo che, ogni qual volta un utente digita una keyword, il sistema risponde richiamando una “copia scansionata e memorizzata di miliardi di pagine web nel nostro indice” (crawled and stored copies of billions of web pages in our index); in pochi istanti prende la parola chiave, la mette in relazione con le pagine indicizzate e crea una classifica basata su oltre 200 segnali che determinano il posizionamento di un sito. Tra questi segnali (o fattori), il CEO ha citato “rilevanza, freschezza, popolarità, il modo in cui le altre persone lo usano”.

SEO Ranking Google, l’algoritmo è una macchina complessa che evolve ogni giorno

Sundar Pichai ha anche aggiunto che, per assicurarsi che il processo funzioni, Google “in qualsiasi momento prova a classificare e trovare i migliori risultati per quella query” e poi li valuta anche attraverso i quality raters esterni, che a loro volta agiscono seguendo linee guida oggettive, senza che i Googlers o qualsiasi altra persona intervenga in alcun risultato particolare di ricerca. Solo nel 2017, afferma ancora il CEO di Google, sono state fornite risposte a oltre 3 trilioni di ricerche, e “ogni giorno il 15 per cento delle spiagge che Google vede, non le abbiamo mai viste prima”, ovvero sono query inedite cui comunque l’algoritmo tenta di rispondere al meglio, anche grazie alle sue continue evoluzioni a livello interpretativo, che sempre più frequentemente sfruttano sistemi avanzati di Intelligenza Artificiale, reti neurali e Machine Learning applicati appunto a Search.

Secondo statistiche più recenti (Internet Live Stats, 2023), Google processa ogni singolo secondo quasi 100mila ricerche, e quindi oltre 8 miliardi e mezzo di ricerche al giorno e oltre 3,1 trilioni su base annua.
Le leggi del posizionamento su Google

I 200 fattori di ranking utilizzati da Google: le nove aree principali

Insomma, Pichai ha fatto ricorso all’espressione ormai stranota in ambito di search marketing – 200 fattori di ranking viene ripetuto continuamente, anche senza effettiva cognizione di causa sul numero di questi segnali – e ha menzionato tre o quattro segnali che quindi diventano “ufficiali”, aggiungendosi agli altri sicuri e provati di cui hanno parlato a più riprese le voci pubbliche di Google.

Eppure, come dicevamo, nella lista completa dei fattori di ranking rientrano tantissime voci e parametri che sono in realtà più controverse, che in alcuni casi potrebbero essere soltanto speculazioni da SEO Nerd (per utilizzare una terminologia cara a Backlinko, che negli anni passati realizzò una infografica su questo argomento che utilizzeremo come base per questa nostra “guida SEO Google“, aggiornata alla luce delle nuove evoluzioni) e altri ancora sui quali manca una cognizione precisa.

Abbiamo deciso però di elencarli tutti qui di seguito, raggruppati in nove categorie principali correlate ad aree specifiche di interesse e di intervento e indicati con un numero crescente che però non ha relazione con il peso specifico per il ranking.

 

  1. Fattori legati al Dominio (Domain Factors).
  2. Fattori a livello di Pagina (Page-Level Factors).
  3. Fattori a livello di Sito (Site-Level Factors).
  4. Fattori di Backlink (Backlink Factors).
  5. Interazione degli Utenti (User Interaction).
  6. Regole speciali dell’algoritmo di Google (Special Google Algorithm Rules).
  7. Segnali del brand (Brand Signals)
  8. Fattori di webspam on-site (On-Site Webspam Factors).
  9. Fattori di webspam off-site (Off-Site Webspam Factors).

I fattori di posizionamento del Dominio

I segnali di Google sul dominioCominciamo con l’elenco dei ranking factors del dominio, che sembrano avere una valenza relativa sul posizionamento effettivo del sito e delle sue pagine.

  1. Anzianità. Google utilizza le informazioni sull’età del dominio (da quanto tempo è attivo online), ma non sembra essere uno dei fattori principali per il ranking.
  2. Keyword presente nel Top Level Domain. Anche in questo caso, il peso di questo fattore è calato, ma può influire come segnale di rilevanza rispetto a una keyword o un argomento specifico.
  3. Keyword usata come prima parola del dominio. La posizione della parola chiave nel nome del dominio potrebbe avere effetti maggiori sul posizionamento, rispetto ai competitor che non hanno tale keyword nel dominio o che la usano in posizioni differenti, ma in realtà il suo peso è minimo se non completamente nullo.
  4. Keyword nel sottodominio. Alcuni analisti SEO individuano come fattore di ranking anche l’utilizzo di parole chiave nel sotto dominio, ma vale quanto scritto in precedenza: effetto minimo se non pari a zero.
  5. Metriche di analisi del dominio.Lo aveva detto tra le righe il Search Advocate John Mueller: impiega metriche di dominio per classificare i siti, che influiscono inizialmente anche sui nuovi contenuti e sulle nuove pagine del sito (soprattutto se ha già incontrato il gradimento di Big G).
  6. EMD, corrispondenza esatta della keyword. Questo è un altro fattore che ha progressivamente perso forza nel corso del tempo: l’exact match domain (la corrispondenza precisa tra il nome del dominio e la keyword per cui si intendeva competere e si voleva posizionare) non dovrebbe rappresentare un possibile elemento di vantaggio rispetto agli avversari, anche se questa tecnica persiste ancora.
  7. Informazioni di chi registra il dominio. Google potrebbe valutare positivamente la scelta di lasciare pubblici i dati della persona che registra il sito; al contrario, la non disponibilità a fornire tali dati potrebbe essere interpretata come elemento sospettoso.
  8. Penalizzazione del registrante. La memoria dell’algoritmo si estende anche alle altre proprietà di un registrante: se è stato penalizzato per spam, è probabile che anche gli altri siti finiscano sotto un’osservazione più meticolosa.
  9. Country Code nel dominio. Lo spiegava Gary Illyes: scegliere un dominio di primo livello con un’estensione che riporta il country code specifico per il territorio geografico di appartenenza (o quello in cui si porta avanti il business) potrebbe generare un effetto positivo, perché indica che “tale dominio è più pertinente per le persone di quel determinato Paese” e può dunque “ricevere traffico più mirato” da parte di Google (anche se tale scelta potrebbe limitare la capacità del sito di posizionarsi a livello globale).
  10. Durata della registrazione. Un vecchia patent di Google (risalente al 2005!) citava come segnale di credibilità per l’algoritmo la durata della registrazione del dominio: più lontana la scadenza, più Google attribuisce una previsione di legittimità e sicurezza a quel sito (sulla base del concetto che siti doorway o illegittimi spesso nascono e scompaiono nel giro di pochi mesi).
  11. Cronologia del dominio.La storia passata di un sito (ad esempio, se nel tempo è stato registrato da più persone, se ha avuto vari drop o se ha subito una penalizzazione nel corso di questi passaggi) influisce sul suo posizionamento, perché potrebbe spingere Google a resettare completamente i collegamenti che puntano al dominio o a penalizzare il nuovo (ultimo) proprietario.

I fattori di ranking della pagina

Come gestire una pagina webMolto più lunga la lista dei fattori di posizionamento su Google che sono legati alle caratteristiche delle pagine di un sito e a quelle del loro contenuto, che rientrano nell’ampia attività di ottimizzazione SEO on-page: già da tempo sappiamo che qualità resta la parola chiave, l’obiettivo cui tendere per aumentare le chance di classificare meglio gli articoli, e dal 2022 si è aggiunto anche l’aggettivo utile; come chiarisce questo elenco, però, so