La comunità SEO si interroga sul nuovo nofollow di Google
Critiche, considerazioni, riflessioni, ma soprattutto preoccupazioni: a una settimana dall’annuncio di Google sul nuovo senso del rel nofollow (che diventa un suggerimento per il ranking) e sui due attributi introdotti per specificare meglio la natura dei backlink (sponsorizzati o creati dagli utenti), la comunità SEO internazionale è decisamente in fermento, come dimostrano i vari articoli che raccolgono le principali reazioni.
L’utilità dei cambiamenti al nofollow
Nella maggior parte dei casi, gli operatori del settore si interrogano sull’utilità di questi cambiamenti, come messo in evidenza da Roger Montti su Search Engine Land. Sintetizzando, i punti critici sono tre: non ci sarebbe nessun incentivo per gli editori a utilizzare i nuovi attributi dei link, nessun vantaggio per gli editor sotto forma di spinta al ranking, un costo dell’implementazione delle modifiche che supera qualsiasi vantaggio percepito (che è pari a zero).
Gli interventi di Google su nofollow e altri attributi dei link
A questi dubbi hanno risposto le voci pubbliche di Google soprattutto attraverso Twitter, con Barry Schwartz che su Search Engine Roundtable che ha raccolto tutti gli spunti offerti da Danny Sullivan, John Mueller e Gary Illyes, che hanno innanzitutto ricordato e sottolineato le novità di questo cambiamento.
- L’attributo nofollow diventa un suggerimento che il sito dà a Google: un hint già da oggi per il ranking, dal marzo 2020 per il crawling e l’indicizzazione.
- Google ha introdotto il nuovo rel=sponsored per una assegnazione più granulare del tipo di link.
- Google ha introdotto il nuovo rel=ugc per una assegnazione più granulare del tipo di link.
- Non è obbligatorio usare i nuovi attributi (un sito può scegliere di continuare a usare il vecchio nofollow).
- È possibile usare in modo combinato i nuovi attributi.
- Resta il consiglio a segnalare come nofollow i link sponsorizzati, a cui si può aggiungere il nuovo rel=”sponsored”.
- Google non si aspetta particolari variazioni di ranking da queste modifiche.
- Google pensa che le modifiche non porteranno a maggiore spam nei commenti.
I link nofollow possibile segnale di ranking
Tanta attenzione (e preoccupazione) è inevitabile visto il topic, perché l’attributo nofollow link è stato un punto fermo della SEO per oltre un decennio, e ora invece sta cambiando. Più che sull’introduzione degli altri attributi, infatti, quello che conta è la notizia che Google potrebbe usare i link nofollow come segnale di ranking (anche se in tanti sospettavano già un impiego del genere…).
I timori della comunità SEO
Uno dei timori è legato proprio all’incremento della vendita di link nofollow (ovviamente contraria alle linee guida di Google…), che già oggi in realtà sono venduti da marketer che li propongono come supporto per il posizionamento dei siti. Una ufficializzazione di un uso potenziale di questo strumento potrebbe alimentare un aumento del commercio di link spam nofollow, in particolare in blog, articoli, forum e addirittura su Wikipedia (che ha tutti i link esterni in nofollow).
Google invita alla calma: nessun aumento di spam
Ad ogni modo, Google ha ribadito che non dovrebbe esserci alcun impatto significativo sui risultati della ricerca a seguito della modifica, ma è chiaro che il pensiero di tutti corra verso il valore che può avere da oggi un link nofollow su un sito forte e autorevole (e ripetiamo il caso di Wikipedia). Ed è facile comunque immaginare che sarà necessaria un’attenzione specifica alla gestione dei link, per usare l’attributo giusto per ogni collegamento (o non usare i nuovi rel, che resta come detto una opportunità).
L’attributo nofollow passerà PageRank
E qui torniamo agli aspetti critici evidenziati dalla comunità SEO: in particolare, Chris Silver Smith di Argent Media ha scritto su Facebook che questa modifica porta benefici solo a Google, ma anche che “se leggi tra le righe, suggerimento può significare un passaggio di PageRank o di un valore equivalente”. Google “sta già usando link nofollow in alcuni casi, vogliono solo semplificare la scelta tra quale tipologia di attributo link usare nei vari casi”.
In particolare, da quanto si percepisce sarà soprattutto il link nofollow con attributo sponsorizzato a dare un aiuto a Google, ovvero un forte suggerimento di non passare alcun PageRank al sito linkato. Ma, allo stesso tempo, contribuisce anche a una maggiore comprensione da parte di Google della stessa pagina Web che ospita il backlink, che ammette di vendere link sponsorizzati.
Usare i nuovi attributi è una scelta, non un obbligo
Per questo torniamo all’aspetto della volontarietà della segnalazione, sulla si sofferma in dettaglio Danny Sullivan, che tweeta dicendo che “i due nuovi attributi sono scelte volontarie per coloro che trovano utile essere più granulari. È una *scelta* e non abbiamo bisogno di forzarti a usarli (Sullivan usa l’espressione usare i denti, nda). Usali. Non farlo. È una scelta”. Quindi, non ci sono benefici per i siti che usano i nuovi rel, ma soprattutto non ci sono penalità per chi invece non specifica i collegamenti.
Perché Google ha trasformato il nofollow
Il Google’s public search liaison cerca di spiegare anche le motivazioni che hanno portato alla decisione di Google: “Osservando il nofollow, pensiamo che per noi possa essere utile considerare quei link a scopi di ranking. Non necessariamente per passare credito, anche se in alcuni casi pensiamo possa esser utile, mentre in altri può servire come segnale di spam”.
Secondo Sullivan, il vantaggio che un sito ottiene dall’utilizzo di questi nuovi attributi è perché “può essere utile essere più granulari“, ovvero offrire dati più definiti e dettagliati sul sito, ma sembra effettivamente essere un aspetto secondario rispetto agli altri elementi segnalati.
Le differenze tra nofollow e gli altri attributi
L’ultima indicazione che arriva (per ora) è di tipo tecnico, ed è un chiarimento forse necessario per evitare di fare confusione: non bisogna pensare che ora il “nofollow può essere specificato con tre diversi attributi”, perché questa interpretazione è sbagliata. Il nofollow può “essere specificato solo in un modo, con il nofollow”, perché quello che cambia è l’attribuzione (definizione) dei link, che ora può essere eseguita in tre modi, con i rel sponsored, UGC e nofollow.
In conclusione, rilanciamo questo specchietto riassuntivo realizzato da Moz, che ci aiuta a ricordare tutte le principali novità di questa rivoluzione del nofollow.