Ufficiale: i Core Web Vitals diventano fattore di ranking su Google

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Sono trascorse poche settimane da quando gli sviluppatori di Chromium hanno annunciato l’introduzione di un nuovo set di metriche per valutare la user experience in modo più semplice e preciso, e ora il progetto assume una valenza ancora superiore. Google ha infatti annunciato che i Core Web Vitals diventano un fattore di ranking che l’algoritmo prende in considerazione ai fini del posizionamento di siti e pagine.

I Core Web Vitals, le metriche per valutare l’user experience

L’informazione arriva direttamente dal blog ufficiale di Google Webmaster, con un articolo che si dilunga a chiarire le motivazioni che hanno spinto il motore di ricerca a questa innovazione.

La notizia principale è che i Core Web Vitals, l’insieme di metriche relative a velocità, reattività e stabilità visiva che aiutano i proprietari di siti a misurare l’user experience sul Web, sono ora parte del complesso meccanismo con cui gli algoritmi di Google determinano il posizionamento delle pagine dei siti per le classifiche, e quindi diventano uno degli oltre 200 fattori di ranking di Google.

Google Page experience, il nuovo fattore di ranking

Come scrive Sowmya Subramanian‎, Director of Engineering for Search Ecosystem in Google, viene introdotto “un nuovo segnale che combina Core Web Vitals con i nostri fattori esistenti sulla user experience per fornire un quadro olistico della qualità dell’esperienza di un utente su una pagina Web”.

Il nome di questo aggiornamento algoritmico è Google Page Experience update.

Cosa significa per i siti

Innanzitutto, la Googler rassicura tutti gli interessati annunciando che “le modifiche alla classifica non avverranno prima del prossimo anno e forniremo un preavviso di almeno sei mesi prima che vengano implementate”, così da dare a proprietari di siti e webmaster il tempo necessario a prepararsi a questa piccola rivoluzione.

Google ha deciso di fornire in anticipo gli strumenti per iniziare, “ma non è necessario intervenire immediatamente”: queste informazioni sono diffuse ora per andare incontro alle esigenze (e alle pressioni) dei proprietari dei siti, che chiedono costantemente di conoscere quanto prima possibile eventuali modifiche ai criteri di ranking.

L’importanza della page experience, esperienza in pagina

Tra le guide di Google è comparsa una pagina dettagliata che spiega i criteri presi in esame per la valutazione della page experience, l’esperienza in pagina fornita dal sito ai suoi utenti. In sintesi, le metriche utilizzate mirano a comprendere come un utente percepisce l’esperienza su una pagina Web specifica: ovvero, se la pagina si carica rapidamente, è ottimizzata per i dispositivi mobili, opera su HTTPS, presenta annunci interstitial intrusivi o contenuto che si sposta di continuo mentre la pagina viene caricata.

La page experience si compone di diversi fattori di posizionamento esistenti di Google Search – tra cui il mobile-friendly update, il Page Speed update, la preferenza in classifica per i siti HTTPS, il rigore sugli interstial, penalizzazioni safe browsing (ufficialmente rimosso ad agosto 2021) – e perfeziona le metriche già usate per la velocità e la facilità d’uso, che rientrano in quelli che Google chiama Core Web Vitals.

Per il 2020, ricordiamo, i Core Web Vitals sono tre:

  • Largest Contentful Paint (LCP), visualizzazione elemento più grande: misura le prestazioni di caricamento, ovvero il tempo impiegato per caricare il contenuto principale di una pagina. Per fornire una buona esperienza utente, i siti dovrebbero riuscire a far avvenire il LCP entro i primi 2,5 secondi di caricamento della pagina.
  • First input delay (FID), ritardo prima interazione: misura l’interattività, ovvero il tempo necessario affinché un utente possa fare un’azione sulla pagina. Per fornire una buona esperienza utente, i siti dovrebbero cercare di avere un FID inferiore a 100 millisecondi.
  • Cumulative Layout Shift (CLS), variazione layout cumulativa: misura la stabilità visiva, ovvero la quantità di spostamento imprevisto del layout del contenuto visivo della pagina. Per fornire una buona esperienza utente, i siti dovrebbero cercare di ottenere un punteggio CLS inferiore a 0,1.

Grafico riassuntivo dei segnali usati da Google per la Page ExperienceIl Google Page Speed Update è quindi un insieme di tutti questi elementi e l’esperienza in pagina non è un singolo ranking score: piuttosto, ogni elemento all’interno ha il suo peso per l’algoritmo di classifica generale di Google.

 

Mettere l’utente al centro

Ancora una volta, quindi, Google ci invita a considerare prevalentemente l’utente e l’esperienza che prova sulle pagine del nostro sito.

L’ottimizzazione per questi fattori “rende il Web più piacevole per gli utenti su tutti i browser e le superfici e aiuta i siti a evolversi verso le aspettative degli utenti sui dispositivi mobili”, scrive Subramanian, e può “contribuire al successo aziendale sul Web man mano che gli utenti diventano più coinvolti e possono effettuare transazioni con meno attrito”.

Come sappiamo, i Core Web Vitals sono un insieme di metriche user-centered e real-world (non quindi da laboratorio) che quantificano gli aspetti chiave dell’esperienza dell’utente: misurano in modo chiaro e definito l’usabilità del web e in particolare il tempo di caricamento, l’interattività e la stabilità del contenuto durante il caricamento (“in modo da non toccare accidentalmente il pulsante sbagliato che improvvisamente si sposta sotto il dito”).

Il lavoro di Google sull’identificazione e sulla misurazione degli aspetti dell’esperienza in pagina è in costante evoluzione e quindi “prevediamo di incorporare più segnali di page experience su base annuale per allinearci ulteriormente alle nuove aspettative degli utenti e aumentare gli aspetti dell’esperienza dell’utente che possiamo misurare”.

L’impatto sul ranking

“Grandi esperienze sulla pagina consentono alle persone di fare di più e avere un coinvolgimento più profondo”, mentre al contrario “una cattiva page experience potrebbe impedire a una persona di trovare le informazioni preziose su una pagina”. Per questo, aggiungere l’esperienza in pagina alle centinaia di segnali che Google considera quando classifica i risultati della ricerca significa “aiutare le persone ad accedere più facilmente alle informazioni e alle pagine che stanno cercando e supportare i proprietari dei siti nel fornire un’esperienza di cui gli utenti possono godere”.

Per alcuni sviluppatori, spiega la Googler, comprendere “come i siti performano sui Core Web Vitals e affrontare i problemi noti richiederà un po’ di lavoro”, e per questo Google ha aggiornato i più diffusi strumenti di sviluppo come Lighthouse e PageSpeed ​​Insights e ha aggiunto un rapporto specifico anche all’interno della Google Search Console, così da aiutare a identificare rapidamente opportunità di miglioramento. Inoltre, la compagnia sta collaborando con sviluppatori di strumenti esterni per introdurre i Core Web Vitals nelle loro offerte.

Il nuovo rapporto nella Search Console

Proprio in concomitanza di questo annuncio, in Google Search Console è cambiato il vecchio rapporto sulla velocità (speed report), sostituito con un nuovo strumento di misurazione dei Core Web Vitals, che in italiano si chiama Rapporto Metriche vitals web essenziali.

Questo strumento aiuta a migliorare la velocità e le prestazioni complessive del sito e fornisce un feedback automatico sul rendimento delle pagine. Google continuerà ad aggiungere e modificare queste metriche per andare incontro alle evoluzioni delle esigenze degli utenti e limitare le esperienze negative sul Web.

La page experience non ha priorità sui contenuti

C’è poi un’altra informazione importante: sebbene “tutti i componenti della page experience siano importanti”, Google darà priorità “alle pagine con le migliori informazioni complessive, anche se alcuni aspetti dell’esperienza della pagina sono scadenti”. Il principale fattore di ranking resta quindi la qualità dei contenuti, che devono essere “interessanti e pertinenti”, ma “nei casi in cui vi siano più pagine con contenuti simili, l’esperienza in pagina diventa molto più importante per la visibilità in Ricerca”, chiarisce Subramanian.

Effetti anche sulle Top Stories delle SERP

Il post sul blog di Google annuncia anche un’altra modifica importante collegata strettamente alla page experience: al momento dell’update cambieranno anche i criteri di idoneità con cui sono selezionate le pagine che rientrano nella sezione Top Stories (Notizie Principali) delle SERP di Google da dispositivi mobili.

La notizia è che non sarà più necessario avere AMP per comparire in questa funzionalità, che diventa aperta a ogni tipo di pagina. Inoltre, la page experience diventerà un fattore di classifica nelle Top Stories in aggiunta ai numerosi segnali già valutati, mentre non cambia il pre-requisito di soddisfare le norme sui contenuti di Google News.

La funzionalità Top Stories per dispositivi mobili è “un’esperienza di primo livello nella ricerca di contenuti che attualmente enfatizza i risultati AMP, che sono ottimizzati per offrire una buona esperienza di pagina”, spiega la Googler, e “negli ultimi anni Top Stories ha ispirato nuove riflessioni sui modi in cui potremmo promuovere esperienze in pagina migliori sul Web”.

Cosa cambia per le pagine AMP

Google quindi guarderà i punteggi dell’esperienza sulla pagina, che avrà un ruolo vitale nella selezione dei contenuti mostrati nelle notizie in evidenza di Google, come confermato da Rudy Galfi, product lead nel Google Search ecosystem team, a Search Engine Land.

In concreto, quindi, la feature delle notizie in evidenza diventerà più competitiva e non più ristretta solo alle pagine AMP. Per i siti che attualmente pubblicano pagine come AMP o con una versione AMP non ci saranno cambiamenti da effettuare, perché sarà sempre quella a essere collegata a Top Stories. La buona notizia per chi ha implementato AMP è che questo progetto, per sua natura, funziona molto bene in termini di metriche di esperienza sulla pagina perché è creato proprio per aiutare e migliorare tali parametri.

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