Gestire la velocità del sito web per non sprecare il tempo
Poche cose sono più frustanti di un caricamento lento della pagina su cui abbiamo cliccato: un sito web lento uccide le conversioni e incide sulle sue classifiche nella ricerca, e Google ha più volte ribadito che la velocità del sito Web è un fattore che considera per determinare il ranking e sarà ancora più importante dall’anno prossimo, con la partenza del Google Page Experience update.
Quindi, il tempo è la risorsa più preziosa e bisogna fare attenzione a 10 “assassini silenziosi” che potrebbero colpire il nostro sito.
Gli effetti del tempo sul sito
Ottimizzare la velocità del tuo sito Web non è una necessità, “ma un must, soprattutto se vuoi battere la concorrenza più lenta”, scrive Irina Weber su Search Engine Watch, presentando questa analisi sui 10 silent killers più difficili da individuare.
A supporto di questa considerazione, l’autrice ricorda alcune interessanti statistiche sul rapporto tra caricamento di un sito Web e prestazioni:
- Uno studio di Akamai ha dimostrato che “il 47% dei clienti si aspetta che i siti Web vengano caricati in pochi secondi o meno” e che un ritardo di cento millisecondi può provocare una perdita del 7% in conversioni (ne parlavamo quando Google portò AMP su Gmail.
- Un secondo di ritardo su Amazon potrebbe costare 1,6 miliardi di dollari sulle vendite ogni anno.
- Secondo Pingdom, il 78% dei primi 100 siti Web di vendita al dettaglio impiega meno di tre secondi per caricarsi.
- Il tempo medio di caricamento sul desktop è 1,286 e su dispositivo mobile di 2,594 secondi.
Pertanto, se “notiamo che il sito si si sta caricando per più di tre secondi, è tempo di capire cosa può rallentarne la velocità e migliorare le prestazioni complessive”, partendo da queste 10 cause forse meno note, con relative soluzioni.
1. Problemi di caching
La memorizzazione nella cache del browser è molto importante per i visitatori abituali. Quando un utente accede al nostro sito Web per la prima volta, il loro browser memorizza tutti i file come immagini, file CSS e Java per un periodo specificato; nella visita successiva, il caching del browser consente di pubblicare rapidamente questi file archiviati.
Riducendo il numero di passaggi si ottengono tempi di caricamento della pagina più rapidi e si migliora la user experience: secondo Weber, “la memorizzazione nella cache può sicuramente aiutarti ad accelerare il tuo sito Web, ma non è privo di problemi” e, se non impostata correttamente, “può compromettere l’interazione dell’utente”.
Se il sito è in esecuzione su WordPress, possiamo utilizzare alcuni plug-in della cache per migliorare le prestazioni; in caso contrario, è possibile aggiungere gli header Cache-Control ed Entity (ETags) alle intestazioni di risposta http, che consentono di ridurre la necessità per i visitatori di scaricare due volte gli stessi file dal server e ridurre il numero di richieste HPPT.
2. Database sovraccarico
Un database sovraccarico può essere un killer silenzioso quando si tratta di prestazioni del sito Web. Spesso i siti WordPress rischiano di avere un database sovraccarico di revisioni multiple dei post, plug-in disattivati, bozze salvate e altro: “trackback e pingback non hanno alcun uso pratico in WordPress”, dice l’autrice, perciò è meglio “disabilitarli entrambi perché intasano il tuo database e aumentano il numero di richieste”. Altra buona pratica è “eliminare altri file spazzatura come cartelle spam e cestino, transient e tabelle di database che possono rallentare il tuo sito web”; anche in questo caso, alcuni plugin consentono di eseguire tutte queste operazioni in modo pratico.
3. CMS obsoleto
L’esecuzione di una versione obsoleta del CMS può non solo rallentare il sito, ma anche causare diverse vulnerabilità di sicurezza; inoltre, anche usare le ultime versioni dei plugin e di qualsiasi software comporterà tempi di caricamento più rapidi.
4. Uso eccessivo di social media scripts
I social media sono diventati una parte cruciale di progetto online: “indipendentemente dalle dimensioni del tuo sito, devi comunque collegare i social media e rendere più semplice agli utenti la condivisione dei tuoi post”.
Ma l’uso eccessivo di script e plugin delle varie piattaforme può compromettere le nostre prestazioni, quindi il consiglio è di limitarli solo ai social media che effettivamente usiamo e di trovare modi alternativi per pianificare e automatizzare le attività sui social, cercando sistemi che automatizzano il processo.
5. Uso di chatbot
I chatbot sono “ottimi per gestire le richieste dei clienti” e secondo una ricerca “il 69% dei clienti desidera utilizzare i chatbot per accelerare la comunicazione con un marchio”. C’è però un’insidia, perché questi sistemi possono danneggiare la velocità del sito Web “nel caso in cui lo script non sia implementato correttamente e richiedere più tempo per il caricamento”.
Come prima cosa, dobbiamo assicurarci “che il chatbot si carichi in modo asincrono”, cioè “qualsiasi azione eseguita sul sito Web – come l’avvio di una conversazione con un cliente o l’invio di ping – deve essere indirizzata da server esterni”. Quindi, bisogna usare il codice giusto che abilita questa azione e verificare se c’è qualche problema con gli script del chatbot grazie agli strumenti di Google PageSpeed.
Ci sono, anche in questo caso, software e sistemi che permettono di configurare in modo semplice e automatico i chatbot.
6. Broken link
Conosciamo i problemi generati dai collegamenti interrotti in termini di fastidio per i visitatori del sito o di difficoltà di scansione di Google (e li abbiamo anche inseriti tra i più frequenti errori sui siti), ma non dobbiamo trascurare l’effetto che hanno sul drenaggio della larghezza di banda.
Irina Weber racconta di aver effettuato “un’analisi dettagliata per il sito di un cliente, rilevando molti errori 404; dopo averli risolti, il tempo medio di caricamento per utente è sceso da sette a due secondi e si è verificata una forte riduzione della frequenza di rimbalzo”.
7. Render-blocking JavaScript
Ogni volta “che il sito web viene caricato nel browser, invia chiamate a ogni script in una coda: la coda di questi script deve essere vuota prima che il sito appaia nel browser; se tale queue è molto lunga può rallentare le pagine senza consentire ai visitatori di visualizzare completamente il sito”. Questi tipi di code di script sono chiamati file render-blocking JavaScript e CSS perché appunto bloccano il rendering.
Per velocizzare il caricamento delle pagine Web, Google consiglia di eliminare gli script di blocco del rendering; “prima di rimuoverli, identifica quali script causano problemi utilizzando PageSpeed Insights”, suggerisce l’autrice, che ricorda come molte “piattaforme di analisi del traffico e delle conversioni vengono installate utilizzando il codice JavaScript che può rallentare il tuo sito”, ma ci sono anche software più leggeri da incorporare in modo asincrono nella pagina.
8. AMP
“Tutti sanno che AMP – Accelerated Mobile Pages – è un progetto Google creato per velocizzare le pagine Web sui dispositivi mobili aggiungendo un marchio accanto agli snippet nei dispositivi mobili”, ma secondo Weber ci sono “alcune sfide” ancora aperte.
Se da un lato la “creazione di AMP migliora le prestazioni del sito Web, rimuove tutte le funzionalità dinamiche che rallentano i siti Web”; in altre parole, “cambia il design del tuo sito Web e offre meno funzionalità ai tuoi visitatori, e questo può comportare una riduzione delle conversioni”, e un caso studio lo conferma. Il noto servizio di hosting Kinsta “ha visto i propri lead mobili scendere del 59% dopo aver aggiunto AMP, quindi hanno disabilitato le pagine accelerate”.
9. Gravatar
Il servizio Gravatar “offre praticità e facile personalizzazione alla tua base di utenti, ma c’è un inconveniente, la velocità”. Questo aspetto non è realmente percepibile su siti Web più piccoli, “ma se disponi di un sito Web di grandi dimensioni con molti commenti sul blog, noterai un rallentamento”.
Ci sono alcune opzioni per risolvere questo problema:
- Disabilitare i gravatars in WordPress.
- Rimuovere i commenti che non hanno valore.
- Usare sistemi di caching per Gravatar.
- Ridurre le dimensioni delle immagini Gravatar.
- Impaginare commenti in WP Disabilita.
10. HTML e CSS non validi
“Se smetti di usare codici HTML e CSS non validi, migliorerai il tempo di rendering delle pagine Web e le prestazioni complessive del sito”, dice come ultimo punto Irina Weber. Quindi dobbiamo controllare di “creare HTML e CSS in linea con gli standard W3C se desideri che i browser interpretino il tuo sito in modo più regolare”, usando gli strumenti di validazione o pacchetti di convalida di terze parti.