Come usare le emoji per la SEO e la comunicazione digitale

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Sono state la parola dell’anno nel 2015 e nel 2019 (paradossale, visto che non sono una parola), sono diventate un’opera d’arte esposta al MoMA, sono state protagoniste di un film (di scarso successo), dal 2014 anni esiste una giornata mondiale per celebrarle e anche Google ne consente l’uso nelle SERP, sia nei titoli che addirittura negli URL: parliamo di emoji, le buffe faccine che da telefoni a smartphone si sono diffusi in tutto il Web, imponendosi come un nuovo strumento di comunicazione rapido e diretto.

Che cosa sono le emoji

Le emoji sono piccole immagini o icone utilizzate in vari ambiti online per esprimere un’emozione, un’idea o un concetto in messaggi digitali.

Sono essenzialmente piccoli simboli colorati, logogrammi, ideogrammi o faccine che possiamo inserire nel testo dei messaggi elettronici e delle pagine web; attualmente si contano più di 3600 varianti, disponibili in una vastissima gamma di opzioni che vanno dai volti sorridenti ai cuori, dai cibi alle bandiere, e abbracciano vari generi, tra cui espressioni facciali, oggetti comuni, luoghi, tipi di tempo atmosferico e animali.

È riduttivo pensare come sono molto più di semplici icone: le emoji hanno infatti un “senso” che va oltre la loro rappresentazione visiva e possono influenzare il modo in cui percepiamo e interpretiamo la comunicazione virtuale. La loro funzione principale è infatti quella di integrare le sfumature emotive che spesso mancano nelle conversazioni digitate a distanza.

Il termine “emoji” deriva dalle parole giapponesi “e” (immagine) e “moji” (carattere) e l’assonanza con le parole inglesi “emotion” (emozione) ed “emoticon” è puramente casuale. In senso più stretto, con questa parola ci riferiamo solo ai disegnini rappresentati come caratteri codificati, ma a volte si applica per estensione anche agli stickers animati usati nella messaggistica istantanea.

Piccola curiosità grammaticale: emoji dovrebbe essere usato al maschile o al femminile? L’Accademia della Crusca ha scelto il genere maschile, mentre l’Enciclopedia Treccani non impone una scelta specifica. Tuttavia, una rapida ricerca su Google rivela che gli utenti del web tendono a preferire il genere femminile, con risultati che superano di gran lunga l’uso al maschile, e quindi noi abbracciamo la maggioranza.

La storia delle emoji

L’origine delle faccine gialle è ancora piuttosto controversa: secondo la teoria attualmente più accreditata, la creazione delle emoji risale alla fine degli anni Novanta in Giappone. Con ogni probabilità, l’invenzione del primo set di emoji si deve alla compagnia SoftBank, che nel 1997 lancia sul mercato nipponico un telefono in grado di supportare 90 distinti simboli pittografici.

Nel 1999 arriva il famoso set di 176 emoji creato da Docomo e da Shigetaka Kurita, a lungo ritenuto il primo in assoluto, di dimensione 12 pixel per lato e ispirato alla cultura manga, ai caratteri cinesi e ai segnali stradali, che venne implementato nel sistema giapponese i-mode, una sorta di piattaforma web che collegava i telefoni cellulari a Internet.

È proprio questa griglia di simboli che nel 2016 divenne un’opera esposta al MoMA, il Museo di arte contemporanea di New York, in un’esibizione temporanea dedicata alle nuove forme di arte e comunicazione. “Se ci pensi, non possiamo vivere senza emoji oggi”, disse Paola Antonelli, senior curator of architecture and design al MoMA presentando l’opera: in meno di venti anni, la rivoluzione delle faccine era completata!

Le emoji in mostra al MoMA

Le differenze tra emoji ed emoticon

Prima dell’avvento delle emoji, avevamo le emoticon (e forse ancor prima i geroglifici), quelle sequenze di caratteri di punteggiatura che ci permettevano di esprimere emozioni – come :-), X-) e :O – e soprattutto di risparmiare spazio nei costosi messaggi di testo.

Con l’evoluzione della messaggistica, si è resa necessaria una rivoluzione anche nell’alfabeto della comunicazione virtuale, e anche questi simboli hanno subito una trasformazione, diventando sempre più affascinanti e accattivanti.

Di base, in effetti, le emoji sono molto simili alle emoticon, ma hanno evidenti differenze evolutive: innanzitutto, sono vere immagini grafiche e non semplici approssimazioni tipografiche create utilizzando stringhe di caratteri testuali (soprattutto simboli punteggiatura standard) come appunto le emoticon, che sin dagli anni ’80 sono stati usati per suggerire le principali espressioni facciali umane nel corso delle conversazioni online e non solo.

Ma la grande innovazione sta nel fatto che le emoji aggiungono più profondità e realismo alle emoticon che le hanno precedute.

Per questo, non è eccessivo dire che sono molto più di un semplice linguaggio digitale o di una forma di comunicazione non verbale: nel corso degli anni hanno influenzato la moda, l’arte, il cinema e persino l’erotismo (e infatti alcuni di questi simboli hanno un doppio senso neppure troppo latente, almeno nell’utilizzo quotidiano), diventando quasi dei mini-avatar che esprimono i nostri stati d’animo e semplificano le nostre comunicazioni.

Oggi sembra quasi impossibile comunicare senza inserire una o più di queste icone, e si è sviluppato persino un certo galateo della comunicazione con le emoji. Inoltre, l’introduzione di nuove icone è al centro di numerosi dibattiti, riguardanti temi come l’inclusività e le diverse espressioni di genere, la disabilità, l’uso delle armi e persino questioni geopolitiche legate all’introduzione di alcune emoji.

Insomma: non sono solo simboli, ma una parte fondamentale del nostro modo di comunicare, di esprimerci e di rappresentare alcuni valori, e come ogni linguaggio hanno diverse sfumature, diversi usi e diversi livelli di serietà, a seconda di come le utilizziamo. Ecco perché è importante conoscerle, per scoprirne le applicazioni a livello di digital marketing.

Cosa significano le emoji e a cosa servono

Immagine, carattere e scrittura: il termine emoji nasce dalla fusione dei kanji giapponesi per identificare questi tre elementi, che descrivono quindi il senso e la funzione di queste faccine, una forma di “scrittura per immagine“.

Gli emoji sono simboli pittografici (pictographs), in genere in forma fumettosa, usati all’interno di conversazioni testuali per esprimere idee, sentimenti, stati d’animo e personalità. Rappresentano infatti volti, condizioni climatiche, veicoli, strumenti, edifici, piatti o bevande, alimenti, piante e animali, e poi ancora attività, emozioni e così via.

Come sottolineato anche dalla responsabile del MoMa, in questi venti e più anni questi simboli hanno superato i confini giapponesi e si sono diffusi in tutto il Web e ben oltre. Nati come elemento per infrangere le “barriere di comunicazione e di educazione che paralizzavano i giapponesi”, secondo le parole di Shigetaka Kurita, nel tempo le emoji sono diventate una forma di comunicazione perfetta per la rapidità della Rete e delle conversioni istantanee via Whatsapp e simili. E non è un caso che se ne sia accorto anche Google che, come vedremo, ha dovuto adattarsi e adattare le sue SERP a questo nuovo linguaggio.

Se infatti le emoji sono più comunemente utilizzate nelle piattaforme di social media e nelle applicazioni di messaggistica, il loro uso si sta espandendo anche ad altri canali digitali, come ad esempio l’email marketing, e sono ormai frequenti anche nei titoli dei blog e persino nei metadati del sito web per attirare l’attenzione e coinvolgere il pubblico.

Le possibili criticità: ambiguità e incomprensioni culturali

Attenzione, però: pur essendo uno strumento di comunicazione estremamente popolare, le emoji possono presentare alcune criticità e ambiguità, e vari studi e ricerche scientifiche hanno evidenziato sono spesso soggette a fraintendimenti, legati sia all’interpretazione culturale o contestuale del simbolo, sia alla diversa visualizzazione dell’emoji a seconda del dispositivo o del sistema operativo utilizzato.

Un primo aspetto critico riguarda l’interpretazione culturale o contestuale dell’emoji: quando scegliamo un’immagine, abbiamo in mente un certo significato, ma lo stesso simbolo potrebbe non evocare gli stessi pensieri nel destinatario. Ad esempio, negli anni passati in Cina è stato sviluppato un sistema per utilizzare le emoji in modo sovversivo, in cui una faccina sorridente può essere inviata per trasmettere un atteggiamento di disprezzo o di derisione.

Un secondo problema riguardano la tecnologia e il branding: quando scegliamo un’emoji da un elenco, questa viene codificata in modo non grafico durante la trasmissione. Se mittente e destinatario non utilizzano lo stesso software o sistema operativo, la stessa emoji potrebbe essere visualizzata in modo diverso sul dispositivo del destinatario, e piccole modifiche all’aspetto possono alterare completamente il significato percepito.

Infine, uno studio condotto dal German Studies Institute della Ruhr-Universität Bochum ha scoperto che, sebbene la maggior parte delle persone possa facilmente comprendere un’emoji quando questa sostituisce direttamente una parola, le persone impiegano circa il 50% in più di tempo per comprendere l’emoji. Questo suggerisce che, nonostante la loro popolarità, le emoji possono rendere la comunicazione più complessa e soggetta a fraintendimenti.

I numeri delle emoji: curiosità e fatti rilevanti

Nonostante queste criticità, le emoji hanno costantemente guadagnato l’accettazione in tutto il mondo, tanto da essere utilizzate nei messaggi di testo quotidiani, ma anche in contesti professionali e nelle campagne di coinvolgimento dei clienti.

Ci sono alcuni facts che, al di là della loro intrinseca curiosità, ci possono far comprendere quanto siano rilevanti questi simboli oggi.

  • Il 92% della popolazione mondiale online utilizza le emoji, stando alle statistiche diffuse da Unicode, lo standard IT globale per testi ed emoji.
  • Esistono attualmente oltre 3600 emoji e il numero è costantemente in crescita, distinto anche per canale di comunicazione, da Apple a Google, da Facebook a Twitter e Whatsapp.
  • Negli ultimi anni i simboli sono diventati sempre più estesi e inclusivi (anche per evitare ogni forma di discriminazione, di manipolazione e di uso fuorviante).
  • Oltre il 90% delle persone che comunicano per via digitale usano almeno un’emoji.
  • Il World Emoji Day, o “giornata mondiale delle emoji”, è un evento non ufficiale che celebra le emoji e si svolge ogni anno il 17 luglio. La prima edizione del World Emoji Day si è svolta nel 2014, su iniziativa di Jeremy Burge, il fondatore di Emojipedia (il sito web che vuole essere l’enciclopedia delle emojii, che raccoglie tutti i simboli e consente di consultare il significato e l’uso comune di tutti i caratteri emoji nello standard Unicode), e la data è stata scelta perché è quella che appare effettivamente sull’emoji Calendario sui sistemi Apple.
  • Nel 2015 Oxford Dictionaries ha eletto l’emoji “Face with tears of joy” (Faccina con le lacrime di gioia) come parola dell’anno, riconoscendone l’impatto sulla cultura popolare. Il presidente di Oxford Dictionaries, Caspar Grathwohl, ha affermato che “le scritture alfabetiche tradizionali hanno lottato per soddisfare le esigenze rapide e visivamente focalizzate della comunicazione del XXI secolo; non sorprende che una scrittura pittografica come emoji sia intervenuta per colmare queste lacune: è flessibile, immediata e infonde splendidamente il tono”.
  • Nel 2019, la Fundación del Español Urgente ha eletto “emoji” come parola della lingua spagnola perché è “innegabile l’impatto di questa non-parola sulla nostra comunicazione con gli altri, che porta agilità e concisione alla forma scritta, permettendo di aggiungere alle conversioni sfumature gestuali e intenzionali che altrimenti andrebbero perse”. Inoltre, questi simboli grafici sono “forse la cosa più vicina a un linguaggio universale che l’umanità abbia mai creato”, conclude la motivazione della fondazione.
  • Nel luglio 2013 (anno in cui è stata fondata Emojipedia, che raccoglie tutte le informazioni sul tema), solo circa 4 su ogni 100 tweet contenevano almeno un emoji (4,25%), che allora erano appena 720. In questi 10 anni, questo numero è cresciuto esponenzialmente: i dati raccolti durante marzo 2023 indicavano che quasi 27 su ogni 100 tweet (26,7%) contenevano almeno uno dei 3.664 caratteri emoji attuali.

  • Nel 2017 è uscito nelle sale cinematografiche del mondo il film Emoji (in italiano “Emoji – Accendi le tue emozioni”), un lungometraggio di animazione che non ha cattivi risultati al botteghino, ma che incassa voti pessimi dalla critica: solo a titolo esemplificativo, citiamo i quattro Razzie Awards vinti nello stesso anno e la classifica di Hollywood Reporter sui film più brutti della decade 2010-2019, in cui Emoji sale fino al quarto posto assoluto.
  • L’uso globale delle emoji su Twitter è aumentato di circa il 724% tra l’inizio del 2013 e il 2023. Più in particolare, ogni mese tra luglio 2022 e marzo 2023 ha fatto registrare un nuovo record di utilizzo delle emoji su Twitter.
  • Proprio “Face with Tears of Joy” è l’emoji più popolare in tutto il mondo sin dal 2013. L’unica emoji ad aver mai superato la Faccina con le lacrime di gioia su Twitter, è la “Faccina che piange a dirotto”.
  • L’emoji “OK con le mani” era una volta l’emoji gestuale più popolare su Twitter, ma ora è superata da “Mani giunte” e “Pollice in su”.

  • A proposito di social: secondo alcune statistiche, su Facebook si usano ogni giorno oltre 700 milioni di simboletti grafici nei post e sulla chat Messenger sono inviate ogni giorno oltre 900 milioni di emoji senza altro testo. Su Twitter si scambiano ogni giorno circa 250 milioni di emoji, un ritmo di 3,2 miliardi l’anno, e su Whatsapp i numeri sono ancora più clamorosi.
  • Emoji ed Email Marketing. Secondo un report di Experian, l’uso delle emoji nelle linee di oggetto delle email può aumentare l’apertura delle email del 56% – a dimostrazione di come le emoji possano essere efficaci nel catturare l’attenzione e stimolare l’interazione.
  • Emoji e Branding. Secondo un sondaggio di Appboy, l’86% degli utenti di Internet ha dichiarato di amare le emoji. Questo suggerisce che l’uso delle emoji può aiutare i brand a creare un legame emotivo con il loro pubblico.
  • Emoji e Social Media. Secondo un report di Quintly, i post su Facebook che includono emoji hanno un tasso di interazione del 15,4% più alto rispetto a quelli senza.
  • Secondo uno studio di WordStream, l’utilizzo di un’emoji in un Tweet può aumentare l’engagement del 25% rispetto ai messaggi senza emoji; l’uso di un’emoji nei post di Facebook può invece aumentare le condivisioni del 33% e le interazioni con il tuo post del 57%.
  • Emoji e Generazioni. Secondo un sondaggio di Adobe, il 93% della Generazione Z e il 90% dei Millennial ritengono che le emoji esprimano meglio i loro sentimenti rispetto alle parole. Altri sondaggi rivelano che il 68% dei millennial confessa di sentirsi maggiormente a proprio agio “nell’esprimere le emozioni usando immagini come gli emoji” anziché testo.

Quali sono le emoji più usate e cosa significano

Ogni emoji ha un significato unico e specifico, che può variare in base al contesto e alla cultura, come detto, anche se in generale sono piuttosto comprensibili e universali, utili per aggiungere un livello di emozione e personalità ai messaggi digitali.

Ad esempio, il volto sorridente con gli occhi a cuore è spesso usato per esprimere amore o ammirazione, mentre la faccina con le lacrime di gioia è usata per indicare risate o divertimento. Queste sono le 20 emoji più note e usate nel mondo online, con piccola descrizione del significato.

  1. Face with Tears of Joy (Faccina con le lacrime di gioia). 😂 Questa emoji rappresenta un viso che piange di gioia. È spesso usata per esprimere risate o divertimento estremo in risposta a qualcosa di particolarmente divertente.
  2. Smiling Face with Heart-Eyes (Faccina sorridente con occhi a forma di cuore). 😍 Questa emoji mostra un viso sorridente con cuori al posto degli occhi, usata per esprimere amore, ammirazione o entusiasmo per qualcosa o qualcuno.
  3. Rolling on the Floor Laughing (Rotolando sul pavimento dal ridere). 🤣 Questa emoji rappresenta un viso che ride così tanto da rotolare per terra. È usata per indicare un livello di divertimento ancora più alto rispetto alla “Faccina con le lacrime di gioia”.
  4. Red Heart (Cuore rosso). ❤️ Questa emoji rappresenta un cuore rosso classico. È usata per esprimere amore, affetto o altre emozioni positive.
  5. Face Blowing a Kiss (Faccina che manda un bacio). 😘 Questa emoji mostra un viso che manda un bacio con un cuore. È usata per esprimere affetto o flirt.
  6. OK Hand (Mano OK). 👌 Questa emoji mostra una mano che forma un cerchio con pollice e indice, simbolo universale per “OK”. È usata per indicare approvazione o accettazione.
  7. Loudly Crying Face (Faccina che piange a dirotto). 😭 Questa emoji rappresenta un viso che piange apertamente. È usata per esprimere tristezza, dolore o disperazione.
  8. Unamused Face (Faccina non divertita). 😒 Questa emoji mostra un viso con un’espressione di noia o leggero disappunto. È usata per esprimere insoddisfazione o mancanza di interesse.
  9. Smiling Face with Smiling Eyes (Faccina sorridente con occhi sorridenti).😊 Questa emoji rappresenta un viso sorridente con occhi che sorridono. È usata per esprimere felicità, soddisfazione o amicizia.
  10. Weary Face (Faccina stanca). 😩 Questa emoji mostra un viso con le sopracciglia aggrottate e la bocca aperta, come se fosse esausto. È usata per esprimere stanchezza, esasperazione o stress.
  11. Beaming Face with Smiling Eyes (Faccina raggiante con occhi sorridenti). 😁 Questa emoji mostra un viso molto felice con occhi che sorridono. È usata per esprimere gioia, entusiasmo o soddisfazione.
  12. Smirking Face (Faccina con sorrisetto). 😏 Questa emoji rappresenta un viso con un sorrisetto malizioso o soddisfatto. È spesso usata per esprimere ironia, sarcasmo o un senso di superiorità.
  13. Folded Hands (Mani giunte). 🙏 Questa emoji mostra due mani giunte. Può essere interpretata come un gesto di preghiera, ma è spesso usata per esprimere gratitudine, o per dire “per favore” o “grazie”, anche se a volte può causare fraintendimenti ed essere usata (o compresa) come segno di “scambio del 5”.
  14. Sparkles (Scintille). ✨ Questa emoji mostra tre stelle piccole e luminose. È usata per esprimere eccitazione, magia o per indicare qualcosa di nuovo o pulito.
  15. Fire (Fuoco). 🔥 Questa emoji rappresenta una fiamma. È spesso usata per esprimere che qualcosa è “caldo” o “in fiamme”, nel senso di essere eccitante o eccezionale.
  16. Smiling Face with Hearts (Faccina sorridente con cuori). 🥰 Questa emoji mostra un viso sorridente circondato da cuori. È usata per esprimere amore, affetto o estrema felicità.
  17. Face with Rolling Eyes (Faccina con occhi al cielo). 🙄 Questa emoji rappresenta un viso con gli occhi rivolti verso l’alto. È usata per esprimere noia, sarcasmo o frustrazione.
  18. Person Facepalming (Persona con mano sulla faccia). 🤦 Questa emoji mostra una persona che si copre il viso con la mano. È usata per esprimere imbarazzo, disappunto o esasperazione.
  19. Person Shrugging (Persona con spalle alzate). 🤷 Questa emoji rappresenta una persona che alza le spalle. È usata per esprimere incertezza, ignoranza o indifferenza.
  20. Grinning Face with Sweat (Faccina sorridente con sudore). 😅 Questa emoji mostra un viso sorridente con una goccia di sudore. È usata per esprimere sollievo, imbarazzo o per indicare che si sta lavorando duramente.
  21. See-No-Evil Monkey (Scimmia che non vede il male). 🙈 Raffigura una delle tre famose “scimmie sagge” giapponesi, conosciute anche come “Mizaru” (insieme alla scimmia che non sente e a quella che non parla); fa riferimento al proverbio “non vedere il male”, che significa evitare di guardare comportamenti o azioni immorali o cattive. Nell’uso quotidiano, questa emoji viene spesso utilizzata per esprimere imbarazzo, vergogna o un senso di “non voglio vedere” in risposta a una situazione imbarazzante o a un messaggio che l’utente preferirebbe ignorare. Può anche essere usata per indicare che qualcuno sta chiudendo volontariamente gli occhi su una certa situazione.
  22. Thinking Face (Faccia Pensierosa).🤔 L’emoji rappresenta una persona con un’espressione pensierosa, con un pugno portato alla bocca in un gesto classico di riflessione; viene spesso utilizzata per indicare pensiero, riflessione o profonda considerazione, ma anche per esprimere incertezza e curiosità, o per indicare che si sta pensando a qualcosa o si sta prendendo una decisione.

Emoji, SEO e Google: tutte le informazioni per usarle al meglio

Abbiamo scritto prima che anche Google ha in qualche modo accettato la diffusione delle emoji e ha adeguato le sue piattaforme ad accogliere questi simboli, che vengono quindi mostrati sia nelle SERP organiche che negli spazi promozionali di Google Ads – dove alcuni annunci contengono le emoji direttamente nell’URL di riferimento, che appare così più allettante e invogliante per gli utenti rispetto al classico link piatto.

Google mostra le emoji in URL

Nello specifico, gli algoritmi di Google sono capaci di comprendere gli emoji nei contenuti o nei metadati (ad esempio nei tag del titolo o nelle meta descrizioni) e di mostrarli nei risultati di ricerca come parte dello snippet organico.

Ne consegue, com’è facile intuire, che possiamo usare le emoji “pertinenti, utili e divertenti” in campi come title SEO o meta description, se le analisi di targeting rivelano che questi simboletti grafici siano adeguati al contesto e possano favorire il clic degli utenti, incidendo quindi sul click-through rate, o anche come metodo per differenziarsi dai competitor e attrarre più sguardi curiosi.

Non dobbiamo pensare a soluzioni miracolose, sia chiaro, perché è evidente che le emoji non svolgano alcun ruolo importante nella SEO: ad ogni modo, possono (a volte) migliorare la visibilità della pagina o migliorarne la pertinenza per determinate query di ricerca, anche se il loro impatto è soprattutto in termini di coinvolgimento.

Il rapporto tra emoji e Google: una storia conflittuale

In realtà, come ricostruisce questo articolo, Google ha spesso cambiato opinione e modo di gestire le emoji tra i risultati di ricerca, in una sorta di rapporto di amore-odio con questi simboli grafici che ha generato anche confusione nei marketer. Solo per ripercorrere i momenti principali di questa storia:

  • 2013. Google consente la visualizzazione di emoji nei link del sito, negli annunci a pagamento o persino in alcuni risultati di ricerca organici, soprattutto da mobile.

Esempio di risultato Google con Emoji nel 2012 - da Mangools

  • 2015. Le emoji iniziano a scomparire dalle SERP, considerate una “perdita di tempo” e una distrazione.
  • 2017. Google torna a mostrare di nuovo nelle SERP le emoji, che possono essere utilizzate per i risultati di ricerca organici o in vari snippet di ricerca per dispositivi mobili e desktop (purché pertinenti e utili per gli utenti di Google).
  • 2020. Google migliora i suoi sistemi di ranking e indicizzazione che permettono al motore di ricerca di comprendere il vero significato dietro alle singole emoji o altri caratteri speciali.

Le emoji servono alla SEO?

E quindi, preso atto di come Google considera questi simboli, ha senso inserirli nei metadati delle nostre pagine? Che tipo di supporto possono offrire le emoji alla SEO?

In realtà, e come già accennato, non dobbiamo certo pensare che si sia un legame diretto, perché gli emoji non influiranno direttamente sul posizionamento del sito in alcun modo. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti SEO più generali che le emoji possono influenzare, positivamente o negativamente:

  • Pertinenza della pagina. Dal 2016 gli utenti possono fare ricerche su Google inserendo le emoji nella query: ciò genera SERP molto diverse rispetto a quelle testuali, che possiamo intercettare usando appunto questi simboli nei metadati e nel contenuto della pagina (nelle immagini un confronto tra la query “ricetta pizza” scritta testualmente e con emoji).

  • Visibilità dello snippet organico. Usare emoji nei metadati potrebbe aiutare le nostre pagine a distinguersi dal resto dei risultati di ricerca organici classificati nella Ricerca Google. Oltre che in titolo e descrizione, l’emoji potrebbe essere anche inserita nell’URL, ma non tutti i browser potrebbero riuscire a “leggerla” correttamente. È importante sapere, comunque, Google potrebbe semplicemente ignorare le emoji che usiamo o addirittura troncare parti importanti degli snippet, modificandoli nella maniera che ritiene più opportuna.
  • CTR nella Ricerca Google. Gli emoji nei metadati possono migliorare o danneggiare il CTR complessivo del posizionamento delle pagine web nella Ricerca Google, a seconda dei contesti, della capacità di utilizzare questo alfabeto e della percezione del pubblico. In altre parole, gli emoji non sono una bacchetta magica che aumenterà automaticamente le prestazioni del sito web.
  • UX sulla pagina. Se posizionate e usate strategicamente, le emoji possono rendere quasi tutti i contenuti visivamente più accattivanti e coinvolgenti senza farli sembrare meno professionali.

Come usare le emoji nei contenuti: le best practices e i consigli

In linea di massima, le emoji possono aiutare a rendere il brand più riconoscibile, aggiungere contesto ai messaggi e attirare le emozioni del pubblico a un livello più profondo.

Da questo punto di vista, l’inserimento di emoji nei messaggi social o nei contenuti può aggiungere un ulteriore livello di personalità e relatività per il brand: può cioè umanizzare il marchio e aiutarlo a entrare in relazione più diretta con il pubblico, parlando la loro lingua attraverso le emoji che usano quotidianamente nei messaggi di testo, nelle chat e nei post personali sui social.

Strettamente legato a questo punto c’è l’aspetto dell’engagement: di fondo, le persone usano le emoji perché sono rapide, divertenti e coinvolgenti, e se le usiamo correttamente possiamo entrare più direttamente in sintonia con i lettori grazie al loro aspetto amichevole e informale.

Aggiungere le emoji nei copy di marketing o nei contenuti può anche aggiungere ulteriore contesto ai messaggi: allo stesso modo in cui un punto esclamativo può cambiare il tono comunicato dal messaggio, l’aggiunta di un’emoji può trasmettere emozioni che non possiamo fare solo attraverso il testo.

A fare la differenza è l’utilizzo consapevole di questo strumento. In effetti, gli esperti consigliano di iniziare a valutare attentamente l’opportunità di aggiungere emoji alla strategia di marketing, per capire se è in linea con il tono del brand e con il sentimento del pubblico. Per questo, è opportuno analizzare i dati demografici del target per capire se, come e quando inserire questi simboli, nonché per scoprire quali tipi di emoji sono potenzialmente più adatti al pubblico di destinazione. Il nostro obiettivo è essere sicuri che il messaggio potenziato dalle emoji corrisponda a ciò che il nostro pubblico apprezza e condivide, sui social o su altri mezzi.

Inoltre, è fondamentale fare attente ricerche per scoprire i significati delle diverse emoji prima di usarle, perché l’ultima cosa che desideriamo è pubblicizzare scoprire che l’emoji che scelta ha un significato completamente diverso su Internet o viene fraintesa a causa di problemi di visualizzazione su dispositivi diversi.

Altro aspetto rilevante, anche se le emoji ci possono apparire un ottimo modo per umanizzare il marchio e per intercettare meglio gli utenti, esagerare o usare emoji che non piacciono al pubblico può determinare il fallimento della strategia e può derivare da una ricerca non adeguata.

Dal punto di vista pratico, questi sono invece alcuni consigli per usare correttamente le emoji anche nei contenuti del sito:

  • Fare ricerche prima di implementarle. Diamo un’occhiata ai concorrenti nella SERP, vediamo come si stanno muovendo e che tipo di risultati ottengono e iniziamo a testare l’utilizzo di emoji pertinenti, monitorando le prestazioni dei contenuti così ottimizzati.
  • Usare le emoji per enfatizzare titoli, descrizioni e post social.
  • Usare le emoji per caratterizzare gli elenchi e renderli più accattivanti e condivisibili.
  • Usare le emoji per suddividere grandi sezioni. Se l’articolo appare come una serie di grandi blocchi di testo, le emoji possono rendere i contenuti più digeribili, leggibili e leggeri.
  • Usare le emoji con parsimonia. Un uso eccessivo di emoji può far sembrare i contenuti spam e fuorvianti, o quanto meno “infantili”: serve equilibrio, perché il nostro obiettivo è è attirare l’attenzione di qualcuno abbastanza a lungo da portarlo a leggere l’intero contenuto e, potenzialmente, compiere la conversione prevista dalla pagina.
  • Scegliere emoji pertinenti e coerenti. Le emoji che usiamo devono essere pertinenti ai contenuti e alla brand identity, per non lanciare messaggi sbagliati e fuorvianti.

Emoji e marketing, dati contrastanti sull’utilità e sull’engagement

Amate o odiate, di sicuro utilizzate e impossibili da non notare: anche da quanto scritto si comprende che le emoji non sono un semplice fenomeno di costume, dunque, né una moda passeggera, ma praticamente una forma di comunicazione più diretta e veloce, adatta alla tempestività dei nuovi media e alla sempre più sfuggente attenzione dei lettori.

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