Come controllare i fattori della Page Experience, i consigli di Google
La Page Experience, o esperienza sulle pagine nella traduzione scelta per l’italiano, è il nuovo insieme di indicatori lanciato da Google per misurare il modo in cui gli utenti interagiscono con una pagina web, al di là del suo valore puramente informativo. In estrema sintesi, è un aggiornamento che ci spinge ad assicurare che le persone che usano i nostri siti, pagine e applicazioni web ricevano la migliore esperienza che possiamo offrire loro, e per farlo dobbiamo rispettare alcune metriche e misurazioni. Un nuovo video di Google ci guida proprio verso questo obiettivo, indicando i modi migliori per verificare se il sito soddisfa tutti i fattori di esperienza della pagina, compresi quelli extra Core Web Vitals.
Come verificare i fattori della Page Experience
A guidarci in questa attività è il nuovo episodio della serie Getting Started With Page Experience su YouTube, in cui il Developer Advocate Patrick Kettner offre informazioni, consigli e spunti utili sul tema.
Il primo concetto da apprendere è che la Page Experience “non riguarda tecniche di codice all’avanguardia o qualcosa del genere”, ma “si tratta di fare in modo che una persona che voglia vedere il tuo sito possa farlo facilmente, rapidamente e in modo sicuro“.
Partito lo scorso 15 giugno, il rilascio di questo rilevante update si è ufficialmente concluso il 2 settembre, come annunciato da Google su Twitter. Per la precisione, nel cinguettio leggiamo che “L’implementazione dell’esperienza sulle pagine è completa ora, inclusi gli aggiornamenti al carosello Top Stories da mobile”.
Venendo agli aspetti concreti, Kettner chiarisce che possiamo pensare alla esperienza sulle pagine come l’insieme di due categorie di fattori di ranking: Core Web Vitals e tutto il resto, ricordando che le singole metriche e misurazioni saranno riviste e aggiornate annualmente.
I consigli di Google per offrire una buona esperienza sulle pagine
Nello specifico, questo video tralascia i 3 CWV e si dedica invece sugli altri aspetti che compongono il quadro, e in particolare istruisce i SEO su come verificare di rispettare i criteri di compatibilità mobile, utilizzo di HTTPS e mancanza di interstitial invadenti, ritenuti tutti elementi essenziali per dare una grande esperienza sul sito. Come si vede, nell’elenco non compare più il safe browsing, rimosso ufficialmente dai fattori agli inizi del mese di agosto 2021.
La lezione di Kettner si incentra su come confermare e monitorare l’andamento delle nostre pagine per ciascuno di questi fattori.
Come controllare l’uso di HTTPS sul sito
Il primo check è quello sull’utilizzo effettivo del protocollo HTTPS sulle pagine del sito, un controllo diretto e piuttosto semplice da eseguire.
Se il sito usa HTTPS, superiamo il controllo; in caso contrario, lo falliamo.
Kettner invita anche a confermare che rel=”canonical” sia impostato sulla versione HTTPS del nostro dominio, e soprattutto ad assicurarci che tutto il traffico non HTTPS venga reindirizzato alle versioni HTTPS degli URL.
Perché HTTPS è un fattore della Page Experience
Il video chiarisce anche le motivazioni dietro alla decisione di Google di inserire la presenza di HTTPS tra i fattori costitutivi di una buona esperienza sulle pagine. Può “sembrare un po’ strano usare un certificato di sicurezza per qualsiasi sito, specialmente se non stai utilizzando dati privati degli utenti o informazioni finanziarie”, ammette Kettner, ma “abilitare HTTPS per il tuo sito impedisce che qualsiasi informazione a cui accedono i tuoi utenti vengano modificate da un attacco man in the middle, oltre ad aumentare la privacy degli utenti da qualsiasi potenziale intercettatore che può esistere sulla loro rete”.
Inoltre, ricorda ancora, “i certificati SSL non costano più un occhio della testa”, ma grazie a progetti come Let’s Encrypt possiamo “rapidamente abilitare HTTPS per tutto il sito al 100% gratis”. Let’s Encrypt è un progetto che esiste da anni, “guidato da alcuni dei migliori ricercatori di privacy e sicurezza da tutto il web, e ha il sostegno di Mozilla, Google, EFF e molti, molti altri”.
Come verificare la mobile friendliness delle pagine del sito
Più complessa la risposta ai criteri richiesti per la compatibilità con i dispositivi mobili – mobile friendliness – che si riferisce a un elenco specifico di problemi che causano esperienze negative agli utenti che navigano da dispositivi mobile. Questi aspetti sono fondamentali per tutti, soprattutto da quando l’uso di Internet si è largamente spostato su smartphone e altri device mobile, e Google Search ha introdotto già nel 2016 una metrica per misurare la mobile friendliness e l’effettiva funzionalità dei contenuti su tali dispositivi.
Kettner ci rassicura: se il nostro sito è già realizzato con un design moderno e responsive, probabilmente soddisfa tutti i criteri per essere ottimizzato per i dispositivi mobile.
In breve, Google controlla che il testo non sia troppo piccolo da leggere, i link non siano troppo piccoli da toccare e non ci siano segni evidenti di una mancata ottimizzazione per i dispositivi mobili. Questi elementi sono sempre più importanti, dato che il traffico web mobile continua ad aumentare e da tempo ha superato il traffico desktop.
Perciò, anche se il nostro sito è focalizzato sul desktop, suggerisce il Googler, conviene implementare “modifiche tipicamente rapide e semplici che sono necessarie per renderlo mobile-friendly e offrire un’esperienza utente notevolmente migliorata per tutti gli utenti, indipendentemente dal loro tipo di dispositivo”.
Correzioni per prevenire la frustrazione degli utenti
Tra gli interventi basilari citati ci sono l’impostazione di meta viewport, che fa in modo che il contenuto sia ridimensionato alla giusta dimensione quando le persone aprono il sito, e di un’altezza e una larghezza minime per i link e altri elementi tappabili.
Queste ottimizzazioni, che probabilmente richiederanno l’assistenza di uno sviluppatore, possono prevenire la frustrazione dell’utente e creare un’esperienza di navigazione più fluida in tutto il sito.
Altri interventi sulla compatibilità con i dispositivi mobile potrebbero invece richiedere più lavoro, quali ad esempio la rimozione di plugin obsoleti come Flash o Quicksilver, che ormai sono obsoleti e quasi universalmente sostituiti con standard web più sicuri e protetti.
Il video ricorda che possiamo controllare rapidamente se specifici URL del sito soddisfano i criteri di Google tramite il test ottimizzazione mobile (mobile friendliness checker), mentre attraverso la Search Console possiamo controllare l’intero sito ed essere avvisati automaticamente di eventuali problemi che possono spuntare.
Come gestire gli annunci interstitial invasivi
L’ultimo aspetto dei fattori della Page Experience extra-Core Web Vitals è l’assenza di annunci interstitial invasivi, o per semplificare “l’assenza di fastidiosi popup“, perché – come dice Kettner – “i popup sono terribili e non piacciono a nessuno”.
Al momento, non esiste uno strumento automatizzato per avvertire della presenza di questi elementi, ma se il nostro sito utilizza popup automatici probabilmente ne siamo già a conoscenza. Di solito, aggiunge il Googler, “si trovano su siti che hanno annunci pubblicitari approssimativi o sono intenzionalmente ingannevoli con le loro interfacce utente”.
In generale, Google consiglia di evitare di coprire l’intera pagina con qualcosa di irrilevante; agli utenti non dovrebbe essere richiesto di chiudere un interstitial prima di poter interagire con la pagina e gli annunci su una pagina non devono disturbare ciò che un utente sta cercando di ottenere.
Ovviamente, ci sono alcuni tipi di annunci che sono accettati, in particolare gli interstitials legali come le politiche sulla privacy o le notifiche dei cookie, o le richieste di login al sito e l’accesso a contenuti paywall in abbonamento: questi sono tipi di casi d’uso legittimo per gli interstitials, riconosciuti positivamente da Googlebot, che quindi non dovrebbero causare alcun problema al sito.
Di base, vale la regola di fornire un contenuto che si adatti organicamente alla pagina e non interrompa ciò che l’utente sta cercando di fare sulla pagina stessa.
Il controllo delle pagine AMP
La parte conclusiva dell’episodio è dedicata ai siti che usano AMP, la tecnologia che (tra l’altro) permette di ridurre il carico tecnico nel rintracciare e trattare tutti questi controlli individuali.
Probabilmente, infatti, se il nostro sito usa pagine AMP ha già superato positivamente questi check e risponde quindi in maniera efficace ai requisiti dell’esperienza sulle pagine. Per maggior sicurezza, oltre agli strumenti citati, possiamo usare lo specifico linter per controllare le pagine AMP – Page Experience Guide – messo a punto dal team AMP per segnalare e trovare problemi su qualsiasi pagina AMP.