La lista degli aggiornamenti dell’algoritmo di ricerca di Google nel 2019

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Si chiude un anno di grande intensità sul fronte della ricerca di Google, con l’algoritmo sottoposto a numerosi cambiamenti e aggiornamenti per essere sempre al passo con i tempi o addirittura anticiparli. Tra trasformazioni estetiche al layout da desktop e da mobile, nuove feature in SERP che influiscono sull’interazione degli utenti o più classiche modifiche broad core, grazie al supporto di Search Engine Journal abbiamo ripercorso tutti gli aggiornamenti dell’algoritmo di ricerca di Google nel 2019.

La sintesi del 2019 di Google

Questa lista è molto lunga, ma il fatto non sorprende: negli ultimi anni il ritmo con cui Google modifica e aggiorna il sistema di ricerca ha subito un’accelerazione clamorosa. In tutto il 2010 gli interventi furono meno di 400, mentre nel 2018 la compagnia dichiarò di aver apportato 3.200 modifiche alla ricerca, quasi 10 volte in più.

Solo una parte di queste variazioni riceve una conferma pubblica o attira l’attenzione dei SEO, in genere quelle che possono aiutare a capire la direzione intrapresa dal motore di ricerca per valutare i tipi di contenuti a cui dà priorità e che posiziona meglio.

Nel corso dell’anno che sta finendo ci sono stati alcuni aggiornamenti broad core e altri interventi sull’algoritmo di ricerca divulgati pubblicamente; inoltre, per la prima volta Google ha istituito una convenzione per la denominazione degli aggiornamenti di base e ha implementato la comprensione del linguaggio naturale nei risultati di ricerca.

I broad core update di Google nel 2019

Sappiamo che i grandi aggiornamenti al motore principale di Google possono scatenare effetti devastanti sulle SERP – ci ricordiamo tutti del cosiddetto medic update del 2018 – e nel corso di quest’anno ci sono stati almeno 3 momenti in cui sono avvenuti questi “scossoni”.

La novità del 2019 è stata la nuova modalità di comunicazione di Google, che ha iniziato a confermare o informare preventivamente gli utenti sugli aggiornamenti principali, che sono stati come detto anche “battezzati“.

March 2019 Core Update di Google

Già a marzo c’è stata la prima variazione, con il March 2019 Core Update di Google che, pur “non essendo il più grande aggiornamento che Google abbia mai fatto”, ha avuto comunque un impatto sensibile sulle SERP, provocando una volatilità durata alcuni mesi.

June 2019 Core Update di Google

A giugno c’è stata un’altra importante modifica, resa ancor più speciale dal tweet con cui l’account Google SearchLiasion ne preannunciava la partenza, prima volta in assoluto: il June 2019 Core Update di Google ha provocato vari assestamenti ai risultati di ricerca e ha avuto effetti piuttosto evidenti anche in Italia.

September 2019 Core Update di Google

Passano ancora tre mesi ed ecco un altro broad core update, chiamato appunto September 2019 core update: gli effetti sulle SERP questa volta sono stati inferiori, ma sembra che l’attenzione dell’algoritmo si sia dedicata soprattutto al ranking dei siti Your Money Your Life.

Arriva Google Bert per la comprensione del linguaggio naturale

Il 25 ottobre c’è stato poi un altro importante annuncio, ovvero l’introduzione di Google BERT, il nuovo algoritmo per interpretare le query: annunciato come più grande cambiamento al sistema di ricerca dal 2015, BERT è una tecnica open source per la comprensione del linguaggio naturale che migliorerà la comprensione delle query da parte del motore di ricerca, in particolare per le query long tail scritte o pronunciate a voce.

Il debutto di questa tecnica ha avuto effetti soft o ancora poco rilevabili dagli strumenti, ma si tratta di qualcosa con cui avremo a che fare di sicuro nei prossimi mesi e oltre; inoltre, BERT interessa non solo il ranking dei link blu nelle SERP, ma anche featured snippet e altre funzionalità arricchite delle pagine dei risultati di ricerca. Inoltre, dopo una fase di rodaggio Google BERT è stato rilasciato anche in Italia e in altre 70 lingue mondiali.

Gli altri aggiornamenti di Google confermati

Se questa è la lista delle modifiche più “succose”, nel corso dell’anno ci sono state anche altre fluttuazioni, variazioni e oscillazioni delle SERP generate da interventi meno visibili; in alcuni casi, Google ha confermato il proprio zampino, in particolare per 4 variazioni all’algoritmo ben precise.

Fattori differenti e peso di EAT per le queries YMYL

Google ha pubblicato un white paper per spiegare la propria lotta alla disinformazione in prodotti come Google News, YouTube e Search, in cui si parla anche della differente attenzione a cui sono sottoposti i contenuti Your Money Your Life. Un tema tornato più volte sotto la lente di ingrandimento vista la delicatezza del topic, che riguarda appunto questioni finanziarie, sanitarie o comunque vitali per le persone.

Questo si traduce in una possibile diversa valutazione dei contenuti sulla materia, che devono rispettare in modo più stringente gli standard di affidabilità e sicurezza del motore di ricerca e rispondere ai criteri del paradigma EAT, che ne influenza il ranking.

Google Diversity Change

In parallelo rispetto al broad core update, a giugno Google ha anche lanciato un aggiornamento mirato a portare più variazione e diversità nelle SERP, limitando un singolo dominio ad avere al massimo due risultati nei risultati di ricerca principali per una query.

Questa regola si applica solo ai risultati principali (non quindi ad altre funzioni come storie in evidenza, snippet di video, caroselli di immagini, ecc.), e Google si riserva il diritto di mostrare più risultati dallo stesso dominio quando i suoi sistemi determinano che è particolarmente rilevante farlo; allo stesso modo, i sottodomini possono essere trattati come un sito separato quando ritenuto appropriato.

Un’analisi sugli effetti del Diversity Change ha rivelato che le keyword che restituiscono tre URL dello stesso dominio sono scese dal 6,7% delle volte al 3,5% e che l’intento alla base della query (di navigazione, informativo o transazionale) gioca un ruolo centrale nell’effettiva diversità dei risultati.

Featured snippet più tempestivi

Agli inizi di agosto l’interesse di Big G si è riversato sulla tempestività delle informazioni, con modifiche destinate a far emergere contenuti più recenti nei featured snippet. Grazie a questo aggiornamento, gli editori che mantengono le loro pagine aggiornate o che pubblicano regolarmente le informazioni più recenti disponibili possono beneficiare di una maggiore visibilità negli snippet in primo piano.

News di qualità e report originali

Sempre a settembre, poi, il responsabile di Google News Richard Gingras annuncia una modifica algoritmica per far emergere nelle SERP della Ricerca, in Google News e in Discover i report originali e le notizie di qualità frutto di un lavoro giornalistico di scoperta delle fonti, approfondimento e divulgazione.

Altri casi di volatilità notata, ma non confermata

Sappiamo che Google apporta quotidianamente modifiche agli algoritmi di ricerca e la maggior parte di questi non viene annunciata; in alcuni casi, però, la comunità SEO nota delle variazioni di impatto superiore alla media, spesso confermate dai tool di tracking.

Nel corso del 2019 questi casi si sono verificati a gennaio, a luglio e infine a novembre, quando Google ha anche commentato (in modo piuttosto blando) di aver “fatto diversi aggiornamenti, così come facciamo diversi aggiornamenti regolarmente ogni settimana”.

Per la SEO non bisogna inseguire gli update

In conclusione, il 2019 è stato un anno piuttosto intenso e turbolento, che ha reso piuttosto movimentata l’attività SEO sui siti. Il consiglio che possiamo dare a chi lavora in questo settore è di non cercare di inseguire gli update, rincorrere le modifiche di Google e orientare la strategia solo “ex post“, ma di concentrarsi su alcuni aspetti fondamentali e proseguire in questo modo.

Esistono alcune best pratices da seguire per far risalire un sito dopo gli aggiornamenti di Google, rivelate dagli stessi Googler, ma soprattutto abbiamo come riferimento le indicazioni per realizzare siti di qualità, ovvero concentrarsi sulla creazione di buoni contenuti, fornire una buona user experience, non cadere nelle tentazioni della black hat SEO per manipolare il ranking e così via.

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